niki de saint phalle
.
Alla fine si negano gli occhi
la scena si svuota
lei non ha un odore
rivestendosi si copre il seno con un braccio.
Lui invece è un feto.
Loro non si riproducono.
Nel cortile interno fingono.
Qui manchiamo il bersaglio tutti i giorni.
La tivù dei vicini ci dà in pasto al silenzio
.
Clean
Poi si lava le mani nel lavello dello studio.
Aspetti sul lettino
di ferro e non ti rivesti
perché guardi il rubinetto il camice e il gettito
moderato dell’acqua contro il bianco
della stanza
prima delle parole. E non vuoi parole.
Da piccoli quando si ama la neve non si pensa al freddo
si educa a questo sguardo puro
sul niente.
.
Limbo A1
Al bagno sono tutti in fila e tutti uguali
vitelli in attesa con ciglia al neon.
L’apnea dura giusto il tempo di mettere in sequenza
le azioni automatiche che consentono di.
C’è disordine di acqua e aria erogata.
Allo specchio alcune donne si rifanno il trucco
per tornare al mondo.
Alla cassa vendono tazze,
ne accarezzo una con il tuo nome.
.
È andato via
si dice di uno quando è morto.
È andato via senza pensare ai vestiti
non ha chiuso valigie
non ha scelto mezzi
nemmeno i suoi piedi.
Gli altri a volte si spartiscono la roba.
Aprono stanze
nelle stanze armadi
negli armadi cassetti
scatole.
Con le mani abbassano le palpebre.
Parlano al buio, riscrivono la scena finale.
Rimbomba il saluto che non hanno dato.
.
niki de saint phalle
.
Osserviamo la precisione della legge fisica
la sintassi del tempo
che non accontenta mai nessuno.
La materia adesso non impara più stagioni,
sarà altro.
Sistemiamo un corpo senza calore
involucro sfiatato
la sua fine e il suo nulla
sarà fioritura dell’assenza
e disagio delle mani.
( Milano, 27 ottobre 2017)
.
Obitus
La stanza rigettava il peso
del silenzio sulle nostre pupille.
Desideravamo il paradosso
del miracolo: il tuo sorriso con qualche anno in meno.
Dentro la cassa eri bambola di Marie Toussauds
viso incapace lontano dalla carne
corpo definitivo nelle nostre storie.
Mentre alitavo nelle tue mani un bacio
il ragazzo cinese abbassava le serrande
qualcuno immortalava il cielo di Milano.
.
9 febbraio
Ci sono giorni impotenti
che volgono alla notte prima del tempo.
Uno di questi ha portato il tuo nome
parola intatta poi fatta a pezzi.
.
Guardavo la stanza mentre parlavi
era la tua vita in ritardo. Tu morirai qui, pensavo,
in questo posto lontano da dove nascesti.
Ti rifanno il letto con lenzuola bianche e tu paghi.
Qui non hai foto, la lingua è libera.
Le tue mani
più lisce
non trattengono cose.
Non si può andare a morire in un posto senza ricordi
o forse sì
se pace è dimenticare.
.
Nella penombra occhi accesi
si respira intimità distanza
nessun confine a definire.
Il dolore ha un palato largo alto
˗ Saturno divora suo figlio.
Noi sentiamo i morsi.
Le parole rimbalzano
tornano indietro spezzate.
La tela esplode.
La pellicola si riavvolge
cambiando il finale.
S’illumina la scena
(spazio)
nessuna traccia di te al risveglio.
.
Nota sull’autrice
Stefania Onidi è nata in Sardegna a San Gavino Monreale (Ca). Laureata in lingue e letterature straniere all’università di Cagliari con una tesi sulla poesia spagnola contemporanea, vive a Perugia, dove insegna. La sua ultima raccolta, Quadro Imperfetto, esce per Bertoni editore nel 2017. Suoi testi sono apparsi su “La Repubblica”, Atelier”, “Poesia di Luigia Sorrentino-Rai News”, “ClanDestino Rivista”, “Carteggi Letterari”, “Versante Ripido”, “Settepagine”, “Poetarum Silva” e in varie antologie. Fra le più recenti: Umbria omaggio in versi (Bertoni, 2017); iPoet 2018– Lunario in versi 11 poeti italiani (Lietocolle, 2019). È stata tradotta in spagnolo e in armeno, pubblicata sul sito del Centro Cultural Tina Modotti Caracas, su Laboratori poesia, su Tardes Amarillas – Revista de cultura Argentina e su La Otra revista de poesía México. È anche pittrice. Ha esposto in collettive d’arte contemporanea nazionali e internazionali
1 Comment