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Gli ultimi dati Istat che fotografano la popolazione italiana (gennaio 2019) registrano uno storico aumento degli anziani: sono cresciuti di oltre mezzo milione dal 2015 a oggi. Un vero e proprio record di persone con più di 65 anni che hanno raggiunto per la prima volta i 13,8 milioni e rappresentano il 22,8% della popolazione totale. A 65 anni di età la speranza di vita residua è di 19,3 anni per gli uomini (+0,3 sul 2017) e di 22,4 anni per le donne (+0,2). Come gestire questo tempo in più che le singole vite hanno conquistato (o ricevuto dall’assetto socio-economico attuale, dipende dai punti di vista…) è l’interrogativo chiave in termini di sistema sanitario. Ma l’oggetto della nostra riflessione è invece quale significato collettivo abbia la loro presenza e quale sia il loro ruolo fra di noi.
Viene proposto un racconto inedito dentro cui si osserva uno spaccato quotidiano della nostra società.
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La ginnastica
Nella nebbia dell’autunno, in mezzo a un colpo di tosse o un togli e metti la felpa per non sudare troppo, frotte di persone se ne vanno, ognuna con la sua sacca da ginnastica, nelle palestre delle scuole aperte agli adulti di pomeriggio.
Un tempo sarebbero rimaste a casa, un po’ intirizzite dimenticate solitarie, quelle persone, ma oramai da più di un decennio no: si preparano, escono e di buzzo buono eseguono obbedienti gli esercizi per sciogliere le anche e quelli per prevenire il dolore alla cervicale. Questo sorridente e quieto stormo si concentra sulla rullata del piede mentre cammina, sull’appoggio e la spinta da dare in basso, facendo dondolare, a contrasto, in armonia le braccia. Intanto i pochi uomini si mettono vicini fra loro, le donne scambiano battute fresche e divertenti camminando, così la palestra blu, un po’ troppo piccola per tutti, si anima di voci e respira seguendo l’esempio della maestra guida.
L’atmosfera è quella di una periferia popolare e sociale. Ognuno fa del suo meglio per muoversi come sa, più o meno coordinato fra braccia e gambe, caldo e freddo, una finestra da aprire per respirare meglio e una palla da lanciare in coppia. Anche il muro, una sedia, un elastico, un pesetto, diventano animati, tutt’a un tratto: strumenti inattesi e sorprendenti del benessere. Ogni tanto la maestra mette la musica e in cerchio si ripetono saltelli e piegamenti, incroci di gambe, ritmi diversi del fare.
Dura un’ora e spesso ci scappa una risata, una battuta; un rimprovero bonario per qualche stravizio di golosità di troppo che viene da chi guida non offende nessuno, anzi ci sta… Talvolta c’è un annuncio per congratularsi con chi è nonno o nonna da poco, oppure c’è una fotografa che scatta a ripetizione, immortalando questo o quella mentre si allunga o fa una corsetta.
In realtà la fotografia è collettiva e più simbolica.
È la terza età in palestra nel terzo millennio, in un paese postindustriale. Soddisfatte, tradizionaliste, senza malinconia, le persone anziane sono la struttura portante di una società disposta a cambiare appena quanto basta, per addestrarsi a durare bene e in salute. Ancora molto a lungo.
Elisabetta Chiacchella
L’ha ripubblicato su L'arme, gli amori.