
Non ho mai avuto, sino ad oggi, la gioia di incontrarla fisicamente. Cristina Bove è una presenza costante nella rete, e tesse nomi come nuvole e bagliori, come fenditure del profondo dentro l’essere di cui osserva e abbraccia ogni metamorfosi. Per questo l’amo profondamente, per quest’arte dell’accoglienza, persino della più scabra tragedia che elabora in vita, dentro un colore che è meteorologia del sentire e dunque mai si esaurisce in un timbro o in un tono.
La casa dove abita e viaggia Cristina Bove in rete è a questo indirizzo: https://immaginidicristina.blogspot.com/, le immagini sono anch’esse testi di poesia.
Fernanda Ferraresso
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Variabili di stormo
Dunque _qualcuno parlava dalla crepa _
è un muro molle ma pur sempre muro
il sacco materiale che ti avvolge
e l’ombra che s’adatta alle pareti
quasi una moltitudine di storni
dunque _la voce è appena un mormorio_
il corpo è d’incostanza sostanziale
sta in terra ma nel cielo vola a V
tra questo e quello e quanto ancora sia
pulsare sibillino tra le costole
dunque _un frullare d’ali dalla crepa _
è una funzione tattica
una sorta di beffa in algoritmo:
si sciama tutti simultaneamente
intanto che nell’aria
nugoli d’universo vanno e vengono
Favola capovolta e oscuri indizi
Il re dei vagabondi
s’aggira sul confine della notte
in cerca delle lune sui cuscini
aspetta che la donna appisolata
stanca di mille vite
dimentichi l’azzurro latitante
e accolga il nero
mentre nel gelo ardente i testimoni
carichi di pendenze tragicomiche
fanno silenzio in camera
il prestanome della vita
il principe di tutti i tribunali
bacia la donna antica
e l’abbandona
per sempre addormentata
Qui dove il tempo è solo una cornice
siamo il ritratto sotto velatura
che va sparendo dalla tela
l’esilio dei colori a trama rada
una passata d’acqua
_l’amoramaro che sbiadisce gli occhi _
dipingemmo di sogni autoestinguenti
una città di idranti
inutili se già ci piove il cielo
in terra d’ombra
e il fuoco estinto delle cose andate
ha il blu dei mari dopo la tempesta
disse il pittore:
ti faccio una figura in filigrana
_una murrina tinta di cobalto_
e che ne fai del peso?
che ne fai della forma incanutita?
Sappiamo quanto costa farsi sera
quanto si scolorisce e quanto dura
un cerchio tratteggiato intorno al vuoto
cristina bove- l’isola senza approdo
.
Ogni risveglio ha la sua nebbia
Dimenticare il sogno
fino a sentirsi poco, quasi niente
e stare in forse
_le coordinate sono linee mosse_
le vedete anche voi
quelle pazienti foglie di ciliegio
farsi autunno
presagire la neve
acqua che stinge la dimenticanza
le mie mani
non conoscono il senso della storia
scrivono ricorrenze per non tradire gli orologi
fanno guinzagli ai numeri
stamattina intrecciavano capelli
reti per guizzisogni
_c’era bassa foschia sul comodino_
ma quando accesi il gas per il caffè
ero già andata via
Dalla riva del fiume
Si vedono passare
piegate e ripiegate come barche
le persone di carta
e nelle inchiostrature di giornale
parole che sembravano importanti
spesso magniloquenti
disciogliersi nell’acqua
portando fino a foce
nomi disabitati
poeti andati a mare
Analogie da non saper che farsene
Mi sembra
di stare sulla riva di me stessa
a pescare frammenti di coscienza
con la pazienza tipica dei vivi
quando abboccano
li guardo mentre si dibattono
prima d’essere fritti sulla carta
ne attraggo sempre meno
seduta mentre passano veloci
e se la mente si distoglie un attimo
passando dal salotto alla cucina
spariscono guizzando dalla fronte
pensieri poco inclini a farsi prendere
pesci di nebbia e notte
.
cristina bove- scalinata
.
L’arte di arrancare
Un po’ si avanza
un po’ si retrocede
si va presupponendo che la strada
conduca a premi vari e cotillons
(danse macabre)
ci fa paura questa ressa
c’eravamo una volta e adesso fragili
non possiamo adeguarci alle vittorie
per piccole che siano
ma un’attrattiva che resiste ancora
ci fa sostare ai margini
incombere di nuvole di passo
migranti verso cieli più sereni
ci prende una malinconia di tempo lieve
mentre si corre in piazza
un palio senza premi
fermiamoci abbracciati
mentre la via ci corre sotto i piedi
seppure un po’ sfioriti
e sul tapis roulant
alberi nudi
fanno da pali ai ladri di bellezza
Disconnessione
dalla vera natura delle cose
serpente a mille spire è l’arte
rifugio per nascondersi al dolore
mai dire pane al pane
guarnirsi come dolci con la crema
all’Antoinette: poèmes ai denutriti
e quando anch’io sarò così affamata
di fratellanza e verità
farò tacere tutti gli artifici
affronterò chi sono e chi non sono
nella comune assenza
Tempi supplementari
Costante
che torna e sembra regolare
una quinta stagione di riciclo
corpi dispersi nell’impermanenza
un che di bianco senza calendari
è una stagione d’innocenza nuova
perdona colpe e perdonare
estingue sfide
lascia pochi pensieri pendolari
come barche di carta
in labirinti senza via d’uscita
e mio malgrado
amerò il mondo che non so e non vedo
lo stare e il trapassare
amerò il punto e la diramazione
e tutti noi che siamo
la necessaria contrapposizione
inizio e fine
in questa immensità che ci contiene
.
cristina bove- la luna è un palloncino (cherchez le chat)
grazie infinite, sorella carissima!
commossa e anche un po’ frastornata dall’essere così benevolmente accolta in questa tua casa che ospita sempre bellezza e ricerca di altre voci.
sono convinta che non esistano distanze quando lo spirito lega più di un abbraccio materiale.
questi sono gli incontri che aiutano a vivere.
grazie ancora
cri
risponderti o scrivere di te, del tuo essere (in) poesia, mi affaccia sempre su me stessa, sul gorgo di emozioni, passioni, memorie che ci trattengono in questo nostro (in)chiostro di parole e carte sensibili. Ti abbraccio forte, ferni
so che è così, la poesia unisce oltre le forme e le apparenze. ti abbraccio anch’io
stupende le poesie, il commento di Fernanda, le immagini. Grazie
grazie