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“Quando il Metropolitan mi ha chiesto un oggetto simbolo
della mia personalità da esporre,
ho dato la mia chitarra ed i miei blue jeans Fiorucci”
Bruce Springsteen
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LA MOSTRA
In omaggio a una mia t-shirt epocale e alla ragazzotta che ero negli anni 70 sono andata a visitare la mostra a Ca’ Pesaro. La speranza era di ritrovare il fervore l’entusiasmo la vitalità di quegli anni. Ma spesso le mostre di moda mi rattristano: quando non mettono in scena abiti dai materiali e dalle finiture preziose che nella loro bellezza nascondono, o forse mostrano, ore e ore di paziente e preciso lavoro, spesso queste mostre hanno un che di funerario. La grande sala di Ca’ Pesaro con le luci fluo che sghembavano sul soffitto e i vestitini e i bikini appesi aveva l’aria mogia di un fine party. Per questo ho preferito frugare in rete alla ricerca del sapore Fiorucci, o per dirla alla fashion victim, del mood Fiorucci. Ne è venuto fuori un pastiche che spero riesca a rendere un po’ lo spirito dello stilista della moda dal basso, del collage, del trash, dei cartoon, delle drag queen, della swinging Lodon e della New York degli anni 70.
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I DUE ANGIOLETTI
“Veniamo al mondo e l’amore vogliamo incontrarlo. Vogliamo incontrare il bello e il buono e, a volte, lo incontriamo anche. Altre no. La vita è una cosa complessa: si viene al mondo con un progetto d’amore, e purtroppo a volte non si riesce a realizzarlo.
Dissi ad Italo Lupi che avevo bisogno di qualcosa di commerciale che fosse però in grado di rappresentare questa spiritualità. Lui mi disse che più forte della figura degli angeli non c’era nulla: gli angeli sono in tutte le religioni messaggeri di serenità, e nella nostra cultura c’è anche l’idea dell’angelo custode…” E. Fiorucci.
Italo Lupi mise insieme l’immagine di due Cherubini prese da una cartolina postale dell’età vittoriana con la scritta nel carattere Didot, un font nato in Francia negli anni della rivoluzione francese, considerato neoclassico ed evocativo dell’Illuminismo.
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I NANETTI E LA LOVE THERAPY
Marchio creato nel 2003 da Elio Fiorucci.
“E’ importante che gli oggetti e i capi di abbigliamento siano belli e sinceri, che emozionino il nostro cuore e il cuore di chi li guarda e che siano fatti senza crudeltà.
Il mondo fantastico di Love Therapy con il suo nanetto, la sua creatività, i suoi colori e la sua tenerezza, interpreta un mondo fuori dalle regole e vuole comunicare valori di amore, di rispetto per gli animali e per la natura, tutta.
Secondo noi, qualsiasi attività commerciale deve soddisfare anche dei valori spirituali. Il consumatore attento e sensibile li avverte e li condivide, valori con i quali ognuno di noi può trovare il proprio equilibrio ed il senso della propria vita”
https://www.lovetherapy.it/it-love-therapy
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ANGELI E PIN UP
“Sono nato con un progetto d’amore”.
“Un tale un giorno mi chiese perché accostassimo gli angeli alle pin-up: una pin-up non è forse un angelo?” E. Fiorucci
LO SPIRITO SANTO E LA MODA
Durante il suo primo soggiorno a Londra, Elio venne folgorato dall’anti-moda inglese: “un rapporto nuovo, libero, con il problema del vestire (…) la moda non scendeva più dall’alto come lo Spirito Santo, ma dal basso. Ho soltanto un merito. Averlo capito”
(Vergani, G, a cura, 1999, Dizionario della moda, Milano, Baldini & Castoldi, p. 438)[1]
LA PLASTICA
“La plastica è l’invenzione più importante per l’umanità. Ha cambiato le nostre vite. È bella, tattile e utile” E. Fiorucci
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I COLORI
Nel 1971 nacquero i primi evidenziatori, Stabilo Boss, ad opera della azienda tedesca Stabilo con tutti i colori fluo.
“L’idea è nata durante un viaggio negli USA. C’era la necessità di una penna speciale che permettesse di dare risalto alle informazioni più importanti contenute in un testo (verosimilmente redatto con macchina da scrivere). La vera innovazione, oltre all’inchiostro fluorescente, era ovviamente la punta in feltro che permetteva di ottenere un tratto ben definito” (dal sito della Stabilo)
(sul sito, https://www.ambienteeuropa.info/articolo.php?id=2660, deliziose informazioni numeriche sugli Stabilo Boss, come la seguente: 60.000.000 evidenziatori venduti all’anno, una catena di evidenziatori pari a una volta e mezzo la circonferenza della Terra)
Da quel fatidico 1971 siamo diventati tutti dei grandi evidenziatori. Ci evidenziamo e siamo tutti evidenziati. Spesso a nostra insaputa.
ANDY WARHOL
Il 21 dicembre 1983 Andy Warhol annotava nel suo diario: “Andato da Fiorucci, è proprio un luogo divertente. È tutto ciò che ho sempre voluto, tutta plastica. E quando esauriscono qualche articolo non credo lo ripetano. Che ragazzini deliziosi.”
Dal canto suo Fiorucci, quando per la prima volta fu invitato a casa dell’artista newyorchese, disse “al di là dell’atmosfera che regnava in quell’enorme loft elegantemente arredato, la cosa che mi stupì maggiormente furono i quadri appesi alle pareti: era la più bella raccolta di dipinti inglesi di paesaggi dell’800 che avessi mai visto.”
Entrambi avevano iniziato disegnando scarpe.
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KEITH HARING
“Invitai Haring a Milano, stregato dalla sua capacità di elevare l’estemporaneità ai gradini più alti dell’arte. Egli diede corpo ad un happening no stop, lavorando per un giorno e una notte. I suoi segni ‘invasero’ ogni cosa, le pareti ma anche i mobili del negozio, che avevamo svuotato quasi completamente. Fu un evento indimenticabile. Io feci portare un tavolone, fiaschi di vino, bicchieri. La gente entrava a vedere Keith dipingere, si fermava a bere e a chiacchierare. Ventiquattr’ore di flusso continuo; e poi i giornali, le televisioni… In seguito, i murales sono stati strappati e venduti all’asta dalla galleria parigina Binoche.” E: Fiorucci
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IL PRIMO NEGOZIO
Venne creato dall’artista Amalia Del Ponte
“È poco più di cent’anni che sono andate in uso le “vetrine” dei negozi, da quando si potevano ottenere lastre di vetro abbastanza grandi da poter proteggere ed esporre la merce. Quando nel 1967 feci il negozio Fiorucci in Galleria Passerella a Milano le lastre di vetro avevano raggiunto le dimensioni di un piano, così mi è stato possibile pensare che tutto lo spazio del negozio fosse “vetrina”.
Ormai siamo annoiati da negozi bianchi e spogli, ma allora non erano così.
Smantellato fino all’osso, al cemento, e fessurato il pavimento per intravvedere lo spazio che continuava sotto. Fatto bianco compreso il pavimento, l’unico elemento posto nel bel mezzo fu una grande scala di ferro verniciata di un azzurro pervinca che portava alla parte soppalcata.”
http://www.amaliadelponte.org/AmaliaDelPonte/fiorucci.html
METODOLOGIA PROGETTUALE FIORUCCI
- Ridisegno dei prodotti industriali esistenti trasformando le valenze funzionali in valenze ludiche (processo di estraneamento)
- Materializzazione delle visioni dell’immaginario giovanile (Mixed up, Mass-Culture)
- Riciclaggio del segno e dello stilema (dal cinema, dai fumetti, dal design, dalle uniformi militari, dagli abiti da lavoro)
- Rielaborazione del costume in moda con lo spostamento della forma, del colore, del materiale, dell’uso (Ettore Bellotti, 20 luglio 2015, DOMUS)
https://www.domusweb.it/it/notizie/2015/07/20/addio_a_elio_fiorucci.html
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LA MIA FIORUCCI
Era corta e aderente, si tendeva appena sui seni che iniziavano allora a dire la loro. E lì, dove queste piccole rotondità prendevano forma, stava piazzato l’arcobaleno, un semicerchio multicolore sopra a una rotonda nuvola, tutto in raso, cucito a macchina sulla t-shirt.
La mia t-shirt di Fiorucci, che forse non era nemmeno del noto marchio, ma comunque rientrava nel suo stile, proclamava con forza che la mia vita sarebbe stata diversa rispetto al modello che mia madre con i suoi vestiti perbene progettava per me. Fino ad allora avevo docilmente indossato le gonnelline a pieghe, i calzettoni, i cappottini doppiopetto, ma dopo quella t-shirt tutto sarebbe cambiato. In un filmino di quelli che mio padre amava girare quando eravamo in vacanza o in gita io con il viso imbronciato guardo dentro la telecamera: ho un paio di pantaloni verde fluorescente e quella maglietta. Intorno a me un nugolo di bambini.
Credo di averla comprata in un grande magazzino, Upim o Standa – i negozi più a buon mercato – il che mi fa supporre che non fosse di marca. Ma non mi importava. L’importante è che nonostante fossi ancora costretta alle gite domenicali con i miei genitori e i loro amici, con i loro figli, tutti più piccoli di me, tuttavia, io con i mei pantaloni a zampa d’elefante verde smeraldo e il mio arcobaleno appartenevo a un altro mondo. Il mondo di Yellow Submarine, di Patty Pravo, di Fabrizio de André.
Con quella maglietta addosso parlai per la prima volta nell’assemblea d’istituto del mio liceo di provincia, con quella andai a volantinare davanti alle altre scuole, con quella usai il ciclostile e la macchiai di nero. Una piccola macchia nera, a lato dell’arcobaleno, che evidentemente non piacque a mia madre. Infatti sparì e nonostante le mie proteste non saltò più fuori da nessuna parte.
“Oh, Yellow Submarine!
Cielo di blu e mare di verde
nel nostro sottomarino giallo”
e tu, Mr Tambourine Man,
play a song for me!”
Canta una canzone per me, per la mia giovinezza, per quella t-shirt e per tutto un modo scomparso.
LA VOSTRA FIORUCCI
(spazio vuoto in attesa di essere colmato dalle vostre storie Fiorucci).
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P.S.
CRONOLOGIA DEL MARCHIO FIORUCCI
1967 il suo primo negozio a Milano in Galleria Passerella, dove venivano raccolte e vendute collezioni provenienti da Londra. In pochi anni il negozio divenne molto popolare e nel 1970
Nel 1974 Elio Fiorucci aprì un secondo negozio a Milano in via Torino: tre piani un po’ kitsch in cui era possibile acquistare di tutto e con un ristorante interno e uno spazio per incontri pubblici. Nel 1975 fu aperto il negozio di Londra e
Nel 1976 quello di New York, poi scelto da Andy Warhol per il lancio della sua rivista Interview
Nel 1991 dopo il tracollo finanziario è acquistato dalla Edwin Corporation, società giapponese di abbigliamento con 8 marchi di proprietà e 6 in licenza (tra cui Lee, Wrangler e Avirex). Elio Fiorucci continua a curarne la linea, realizzando negli anni successivi per il marchio nuove magliette con il progetto T-Art, dal tema fiabesco, e Love Therapy, aggiungendo al tema dei classici ‘angioletti’ quello nuovo dei ‘nanetti’
Nel 2014 i giapponesi della Edwin International cedono il marchio Fiorucci ad un’altra società giapponese, la Itochu Corporation
Nel 2015 a cinque mesi dalla morte di E. Fiorucci, il marchio è acquisito dall’inglese Janie Schaeffer, ex responsabile di Victoria’s secret, che vuole rilanciarlo.
Molte delle voci qui riportate vengono dall’intervista a Elio Fiorucci realizzata da MozArty
Ad eccezione di quelle su K. Haring tutte le altre foto sono state scattate all’interno della mostra di Ca’ Pesaro.
Adriana Ferrarini
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Note al testo
[1]- da Gnoli S. Un secolo di moda italiana, 1900- 200