ISTANTANEE- Anna Maria Farabbi: “Cosa resta” di Walter Cremonte

gabriel sainz

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Torno a indicare l’opera di Walter Cremonte e la sua persona come significativa nel panorama della poesia contemporanea. La piccola antologia appena uscita raccoglie poesie tratte da un percorso editoriale lontano fino ai nostri giorni: lo narra lo stesso Walter Cremonte nell’introduzione con il suo solito tono piano, onesto, rigoroso, chiamando a sé i maestri e gli amici che negli anni lo hanno affiancato. Vale la pena sentirla questa voce sottile al limite della parola, spogliata da ogni incanto, estranea da ogni riverbero seduttivo, priva di autoreferenzialità, in completo digiuno dal pasto dei proci letterati. Con un fiato mite, modesto più che umile, si autoritrae. In poesia il segno è secco, inciso, amaro, limpido, realistico e concreto nel cantare una consapevolezza aspra del vivere, dove l’io autobiografico mantiene l’allarme sociale.  

L’affaccio all’opera è aperto da Giovanni Giudice in una esemplare citazione da La vita in versi:

                           “e in ogni caso l’essere è più del dire”.

Il titolo dell’opera, Cosa resta, è ripreso dalla prima pubblicazione che Cremonte richiama, edita nel 2001, con soli quattro testi. Prosegue la sua scelta da: Perché ti sei voltato, del 2007; Anniversario, del 2009; Piccolo epistolario in versi 2013; Come qualcosa che dura, 2013; Con amore e squallore, 2016; Autori, 2010 e, infine, due inediti.

Rimangono fuori due opere pubblicate con Lietocolle, sicuramente senza problemi di reperibilità.

Questa proposta, probabilmente scaturita da pressioni di amici e estimatori di Cremonte, visto il suo carattere assolutamente schivo e appartato, recupera una poesia dispersa, spesso prodotta in un numero di copie esiguo, per soli amici.

Così come la premessa, le note hanno identico valore, nella loro chiarezza significativa e nella mappatura dei maestri di riferimento. Non posso non riportare, Aldo Capitini, Walter Binni, Sandro Penna, Giorgio Caproni, Luigi Pintor, Giacomo Leopardi, Orazio, tanto per pizzicare qualche corda.   

 

A Nico

Portami con te lontano

come nei versi di Giorgio Caproni

(perché diversamente non so dirlo)

portami dov’è meraviglioso il mare

come quella volta che ci prendesti per mano

e ci dicesti di essere contenti

e come quella volta

che mi svegliasti nel cuore della notte

(nel cuore!) – bombardano Bagdad –

e io pensai che tu fossi il mio papà

che mi prendevi per mano

e ora portami lontano

più lontano che puoi

e prendimi per mano

prendimi per mano.  

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Anna Maria Farabbi

 

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Risultati immagini per Walter Cremonte

 

Walter Cremonte è nato a Novi Ligure nel 1947 e vive a Perugia, dove ha insegnato in un liceo. Tra il 1979 e il 2014 ha pubblicato alcune raccolte di poesia tra le quali, da ultimo, Respingimenti(LietoColle, 2011 e 2014) e Vicini (LietoColle, 2014, con fotografie di Cosimo IV Mancioli). Ha anche pubblicato, per CRACE (Perugia 2005), A margine, che contiene scritti sulla poesia e il suo “umile eroismo resistente” apparsi su micropolis, il supplemento umbro del quotidiano il manifesto. In seguito, per Morlacchi (Perugia 2013), ha pubblicato Poeti a Perugia, con note sulla poesia di Aldo Capitini, Sandro Penna, Ilde Arcelli, Paolo Ottaviani, Michelangelo Pascale. Ancora per Morlacchi è presente in Walter Binni, Poetica e poesia nella Ginestra di Leopardi, a cura di Lanfranco e Marta Binni (2012), con un testo intitolato Il Leopardi di Binni, Il Binni di Leopardi.

 

 

Walter Cremonte, Cosa resta – Aguaplano 2018

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