UNA TERRA TUTTA GIALLA- Fernanda Ferraresso: La terra originale di Eleonora Rimolo

ansel adams

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Come scende la vita queste scale
come si sottrae all’incontro, come
affonda dentro la ferita cava, pulsante
quando terminato il giorno guaisce
il cane disperato col seme in eccesso.
Vorrei che fossi tu, vorrei
che nulla restasse inviolato,
bere quanto trabocca ed infine

ubriachi, prossimi alla partenza
con le code che salutano e le lingue
asciutte, noi educati viaggiatori noi
bestie turbate, incontaminate.
(pag.26)

Per quel poco che scrivo, personalmente non uso le interpunzioni, in poesia mi sembrano punizioni al testo, che da solo dovrebbe reggere la lettura di chiunque gli si approssimi. Nell’analisi e nel soffermarsi della lettura e delle riflessioni, invece, come nella prosa, ritengo che le fermate segnalate dal testo diano la possibilità di non perdersi nel labirinto del racconto, che procede dando molte notizie sull’avvicendarsi e lo svolgersi della storia, sul dipanarsi della meditazione dialogante.
Gli antichi alfabeti che utilizzavano i segni, da cui anche i nostri si sono formati,  erano suoni che contenevano, come le note musicali, un senso profondo. Chiunque ascoltasse o leggesse da quel suono era trasportato, fino al fondo di un incontro, direttamente es-tratto da sé stesso. Per questo, un tempo, gli alfabeti e le scritture del bacino medio orientale in cui hanno preso origine non differivano di molto tra loro. Essenzialmente mantenevano questa base comune di comprensione, e-moti-va. Produceva un movimento verso. E quel verso era la profondità di sé, intima, segreta.
La musica,  ha anch’essa un linguaggio grafico che si sposta sulle linee, sui righi delle partiture e ciò che ne esce dall’esecuzione, ogni volta diversa dell’interprete che la esegue, porta qualcosa del primo autore ma anche di chi la sta creando con pause e sonorità diverse della sua esecuzione.
I punti e le virgole sono dunque per me barriere, imposizioni, non solo impostazioni di scrittura che impongono dei fermi obbligatori. La vita scende  noi, che ne siamo le scale sonore e in noi ri-traccia e rintraccia le cavee in cui si fa risonante, modificandosi essa stessa informe, attraverso forme che ai sensi si fanno luoghi, memorie, fantasie, scherzi, persone, epifanie o natalità, anche quelle espressive.

In questi testi, tratti da La terra originale di Eleonora Rimolo, che molto ho apprezzato per misura e passo, per quella eco che in essi s’insinua anche se resta ferma, rigo per rigo come in una serie di trincee, ho trovato un senso, quello che l’autrice forse, in questi passi, cerca, proprio attraverso una misura precisa, di sicurezza per sé, in tanto caotico svolgimento dei guasti. La vita ha scale che non sono regimentate come noi vorremmo, per tecnicismi e regole o leggi, ma per improvvisazioni, proprio come la musica, come la vegetazione, quella del fondo dei boschi, delle campagne, o l’acqua in tutte le sue aggregazioni, che cresce e decresce in una rete fitta di relazioni, senza che ne possiamo misurare i conguagli.

Ci hanno detto di uscire il meno possibile,
solamente se urgente: polveri sottili,
smog, troppe sirene moleste. Mi difendo
così dai batteri, dalle spore,dai sorrisi
che non avrei incontrato. Trascorro i giorni
della malattia respirando la stessa aria
di sempre, osservo la sua caparbietà
la comparo alla mia penso a chi andrà via
per prima. Intanto la plastica fonde
cerca asilo nei polmoni dei superstiti,
con la pioggia non si può deglutire, brucia
l’ipotesi della resistenza, acre carità.

(pag. 18)

A volte, in taluni testi all’interno della raccolta, l’esigenza di porre dei limiti con i segni grafici è così esigua e serve a segnalare una frattura precisa, un tu, che può essere anche un tu come insieme di individui, e l’io, schierato sul fronte opposto, non quello della luce, ma quello del tramonto, del buio, che non è il nemico ma anzi fiorisce le sue lezioni perdute nei binari della quotidianità e dell’abitudine, persino quella che ci viene insegnata dai maestri, per sentire in sé, attraverso il corpo di tutti gli altri di cui si fa ritratto.

I maestri insegnano in silenzio
quando la sera viola svuotata
rincorre tra le nuvole lo spazio
sporco delle rotaie e dietro siede
il nemico, ed io prego che resti
per riscrivere le lezioni perdute,
per il lupo che divora in tutte
le direzioni raggiunte dalla fame,
perseguitato dalla pulce, sconfitto
da un timido sonno straniero.
(pag. 20)

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ansel adams

 

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Ma non manca, attraverso le nette filature del bianco e del nero, del contrasto con i chiari e l’ombra dei grigio sempre incollato alla cornice dei quadri, lo slancio ad una apertura che crei l’attimo, il domani, la possibilità di un cambiamento perché questo, alla fine, produce quello scendere il ca-Os della vita, bocca che scrive in ogni sua voce corpi e anima, l’informe in forme che riconosciamo precise e sono la relazione che tutti ci tesse con ciò che è, continuo, senza delimitazioni di spazio o di tempo.

Quando avremo terminato di contare
le partenze saremo come formiche
in processione, così superbe piccole
da una tana all’altra continuamente in esilio:
da qui ti scriverò un milione di lettere,
chiederò cosa portarti per farti contento, 
perché sul tuo grembo mi spoglio
sognando l’infanzia, riallaccio la vena
fermandone ai tralci il sostegno,
ne impedisco l’uscita dal suo stato di grazia.
(pag. 45)

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Getta le carte vecchie, i vestiti:
nella casa serve più luce, più aria
entrerà dalle fessure attraverso
le tende bianche, quella calda
che asciuga lacrime, vernici.
Serve qualcosa per saldare il vuoto,
una libreria più larga, un complice
che metta in tavola il pane, un figlio
che con tenerezza ti versi l’acqua
lasciando seccare il bucato
sotto la canicola che ci brucia la faccia,
che ci scalda nella bocca la cenere,
briciole amare, ustioni di voci.
(pag.59)

 

Fernanda Ferraresso

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Nota sull’autrice

Eleonora Rimolo è nata a Salerno nel 1991 e vive a Nocera Inferiore. Laureata in Lettere Classiche e in Filologia Moderna, è ora dottoranda in “Studi Letterari” all’Università degli Studi di Salerno. Ha pubblicato tre raccolte di poesie: Dell’assenza e della presenza (Matisklo, 2013) e La resa dei giorni (AlterEgo, 2015, Premio “Poesia Giovani Europa in versi 2016”, organizzato dalla Casa della Poesia di Como), La terra originale (LietoColle- Pordenonelegge-2018). È redattore per la sezione online di «Atelier». Sulla rivista cartacea «Atelier» di dicembre 2016 è stata pubblicata una breve suite da Temeraria gioia.

 

 

Eleonora Rimolo– La terra originale-  LietoColle 2018

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