particolare del regno celeste, striscione funebre di Lady Dai (Xin Zhui) II secolo a.C., seta, 205 x 92 e 47,7 cm, Museo Provinciale Hunan
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Il tempo è/solo una tra le tante/intricate tessiture (pag.18)
una tessitura perfetta/in cui niente si perde /niente resta escluso/tutto è/intrecciata presenza (pag.39)
tessitura di buio e di luce in cui esplodono gialli (pag.24)
si veste di tempo come se il tempo avesse/ un abito e un ago con cui cucirsi il corpo (pag.32)
la morte è un abito e ci fila l’uno con l’altro […]e ricama a più punti /stretti uniti i fili di tutti i corpi (pag.112)
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Le metafore del tessere e del vestire si inseguono in questa scrittura dove le parole incalzano il silenzio, il buio è incavato nella luce, le mappe dell’esistere si sfogliano in ere geologiche e in una tazza leggiamo il libro dell’universo. I versi si intrecciano e avvolgono come lunghi filamenti di DNA, che nel loro dipanarsi trascinano ambre e sogni, fossili e semi, atomi e galassie, corpi e geometrie, adescando ciò che è aldilà dei nostri sensi e del nostro intelletto.
Fernanda nel dare la caccia alle parole, anzi alla parola mai detta, sembra percorrere il mistero dell’origine della vita, della scissione dall’uno originario, dall’uovo cosmico, in un viaggio all’interno del quale le cosmogonie mitologiche si fondono con la biogenetica, le antiche cartografie con le mappe neuronali, le mura domestiche con i campi magnetici intergalattici, lasciando il lettore sospeso sull’orlo di un caos primigenio da cui si sprigionano mondi e corpi.
Palingenesi e metamorfosi, tutto è mutevole in questo mare cosmico in cui riva e rima (pag. 18) sono intercambiabili, il ricordo è uno scoglio (pag.10) le parole possono essere di cemento e ferro (pag. 98), la voce si muta in acqua che nuota (pag.30). Le parole di sempre ci appaiono per un istante di un nuovo sfolgorante e subito dopo già coperte da una ruggine. E, come loro, così ogni cosa, prima di essere travolta dall’onda successiva del verso che preme, acquista per un istante una luce d’eternità, luce incandescente in cui tutto è nell’uno, l’uno è tutto.
Mondi e distruzioni, buio e luce, vita e morte si generano incessantemente l’uno dall’altra. Presenza e assenza si richiamano, rimandano l’una all’altra, ruotano intorno a un “senza” che come un freccia attraversa ogni pagina, spia di una mancanza che è il motore intimo di questi versi, dove le rime e le assonanze si accendono naturalmente, come per una consanguineità delle parole stesse, disegnando una musica sottile e insistente, dal ritmo incantatorio.
Ma nel momento stesso in cui si scioglie in musica e canto, la parola acquista anche piena corporeità: non un corpo diafano e sottile, ma un corpo che è sangue, stomaco, intestino crasso, bile, palmi insanguinati, piede, orecchio (cito da varie poesie).
Il mistero dell’Incarnazione, della Parola/Verbo che si fa Carne/Corpo, è indagato in questi versi con l’attenzione dell’entomologo e la pazienza dell’asceta e ci conduce ad una tacita e sorprendente Annunciazione come quella di “ricordo la luce”(pag. 56) in cui il tuo ventre fossile/ardente il centro canta tutte le lingue/in un buio di insetti tesse la piana/calda cera.
«Il grembo della Vergine ha tessuto il corpo di Cristo con tinta di porpora» si legge nel grande canone di sant’Andrea di Creta e San Proclo canta il grembo di Maria «come se fosse una filanda che ha tessuto con una spola divina un chitone non cucito, il corpo indossato da Dio» 1. Così nell’iconografia orientale la Vergine annunciata è rappresentata con un filo color porpora in una mano e una matassa nell’altra. Nell’icona di Ustijug (sec. XII), in particolare, il legame tra filatura/flusso mestruale e concepimento del Verbo, tra inseminazione e nascita, è reso ancora più esplicito dall’immagine del Figlio Divino all’interno di un ovale in seno alla Vergine, rosso, come il filo che essa svolge.
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Annunciazione di Ustijug, Novgorod sec. XII
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Nell’iconografia occidentale della Visitazione il filo rosso scompare e al suo posto appare invece il libro: aperto davanti alla Vergine o nella sua mano sinistra, talvolta con l’indice tra le pagine. La Vergine, non più tessitrice, ma studiosa, nel silenzio ascolta la Parola e concepisce il Verbo.
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Annunciazione, Duccio da Boninsegna (predella della Maestà del Duomo di Siena)
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Un filo rosso percorre anche queste pagine generando corpi in ascolto e dentro i versi, come in una rete da uccellatore, cadono piogge e insetti e pane e cristalli e arance e berillio e lune, lune, infinite lune. Tra filo (e quindi tessuto e abito) e parola (e quindi pagina e libro) c’è un legame profondo, sembra suggerire Fernanda, lo stesso DNA, il grande libro della vita che porta con sé tutte le informazioni necessarie a generare nuovi esseri, è un doppio intreccio di filamenti.
Il libro è intessuto, il tessuto è un corpo di immagini, uno spazio simbolico da leggere, esattamente come un libro. Così da decifrare con l’attenzione che si riserva a un alfabeto sconosciuto è l’immagine in copertina, pulsante di porpora, che ci mostra la parte superiore della bandiera funeraria di Lady Dai (Xin Zhui). Portata innanzi al corteo funebre e poi avvolta attorno alla bara, la bandiera aveva la funzione di attrarre lo spirito del morto all’interno della tomba, da dove poteva iniziare il suo viaggio nell’aldilà, anziché rimanere sulla terra a molestare i vivi.
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striscione funebre di Lady Dai, Xin Zhui, II secolo a.C., seta, 205 x 92 e 47,7 cm, Museo Provinciale Hunan
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E’ suddivisa in quattro registri che illustrano, a partire dal basso: il mondo degli Inferi, il rituale del sacrificio funebre, Lady Dai e i suoi servi nell’aldilà, il regno Celeste. Suggestivo è pensare che questi ALFABETI SEGRETI, al pari della bandiera, abbiano il compito di avvolgere il lettore come un telo protettivo per consentirgli di accedere ad altri mondi sconosciuti, ad altre forme dell’essere, sciolto dai vuoti cardinali della nostra paura (pag.68), nella consapevolezza che ogni giorno della nostra vita è un passo nell’oscurità.
L’intercambiabilità tra parola poetica e filo da intessere viene denunciata anche da splendide immagini come:
con l’ago/rammendo/una parola per volta (pag 105)
lavorando a maglia l’assurdo (pag.114)
trasporto e rilascio fili miei e degli altri/un grumo di nodi (pag.122)
le parole […] cambiano e ci cambiano quell’abito per cui/odio si trasforma in odo e dio può essere quell’io che/ nascostamente/ tesse i suoi fili fino all’argento (pag. 50)
La parola è l’ossessione della poeta che attraverso di lei interroga la morte, il mistero e la lingua segreta in cui tutte le lingue si conoscono, nella ricerca di quella inaspettata parola che tutto consuma nel suo niente/nel suo farsi/irripetibile/silenzio (pag. 51). A questo silenzio che esplode misteriosamente nella parola stessa e la brucia, fa da correlato la svestizione del corpo, la caduta dell’abito/carne, l’improvvisa nudità che esprime l’aspirazione a un’ἀλήθεια – la verità nel senso heideggeriano di non nascondimento – che percorre queste pagine e trova una compiuta espressione in versi quali:
gli abiti caduti in terra fioriranno (pag. 45)
ciascuno la propria vecchia veste/ lascerà cadere in terra/ e finalmente nuda l’anima(pag. 102)
quasi nuda non ancora alla svestizione necessaria (pag. 110).
Confermano questa tensione verso una innocenza primigenia anche i versi di povero povero (pag. 108)con cui voglio chiudere queste mie “note tessili” ad ALFABETI SEGRETI, singolare poema della Nascita in cui il Tempo, la Morte, il Mondo appaiono come abiti/parole che ci incantano ci incatenano (pag.50):
tu corpo mai abbastanza mio e nostro
tremi oscillando continuo in altri
come tra vita e morte
abiti che tu indossi
con la stessa innocenza del primo attimo
in cui ti facesti
mondo
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Buona lettura. Buona tessitura. Buon viaggio.
Adriana Ferrarini
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Note al testo e riferimenti in rete
1- Per questa parte vedi la pagina di Giovanni Mezzalira, grande esperto di iconografia ortodossa sul sito https://www.iconografi.it/?p=459
2- https://www.thoughtco.com/lady-dais-funeral-banner-burial-cloth-4076779
3- https://www.thoughtco.com/mawangdui-tombs-lady-dai-and-son-171784
Fernanda Ferraresso, ALFABETI SEGRETI– Terra d’ulivi edizioni 2018
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