PASSAGGI CON FIGURE – Elianda Cazzorla: Parla con loro. Recensione di “Siamo tutte ragazze madri”

 elianda cazzorla – 8 marzo 2018- mostra- foto archivio casa delle donne, roma anni settanta 

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Dopo aver letto l’ultima pagina di un romanzo, può capitare che ci si senta troppo coinvolti, allora si chiude il libro e lo si mette su qualche ripiano, per porlo nella giusta distanza. Il desiderio è quello d’interpretarlo con maggiore contezza. Riviverlo senza aprirlo. Per ritrovare quelle scene che hanno dato luce ai propri pensieri. È una sfida, nel silenzio delle parole,  non impossibile nella memoria delle proprie suggestioni.

Così è stato, con Siamo tutte ragazze madri, a fine lettura, ho posto il volumetto davanti a me sul tavolo e sono rimasta in silenzio. Seduta di fronte a lui, aspettavo che dalle sue pagine uscissero, una a una, le anime di carta delle sue eroine, e parlassero con me. Nell’attesa che il passaggio delle emozioni, in forma nebulosa, acquistasse una qualche simmetria nelle frasi degne di note, mi sono soffermata sull’immagine di copertina e nonostante l’avessi guardata più e più volte, nel corso della lettura, in quella decina di minuti di stacco, ne ho colto il fascino.

 elianda cazzorla –  cover romanzo 

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In primo piano, le macchie di giallo e di rosso, dei vestiti di due figure femminili, sono la vivezza del sole e del sangue, che si stemperano nel blu tenue delle nuvole. Allegoria cromatica della storia di Ida e Rosa? Della gioia e del dolore. Forse, ma non si ferma qui la malia dell’immagine, c’è l’arco, delle braccia delle due donne, che tende verso il cielo, un ponte di carne roseo e poi, l’intreccio delle dita, che permette a una delle due, di staccare l’altra da terra, dalla propria ombra, la rende aerea e al contempo la guida, con il braccio sinistro, fermo e forte, in uno spazio tutto da esplorare. Vieni con me, t’aiuterò. E quei seni che scappano dalle scollature? Lotta di moderne amazzoni o libertà di offrire se stesse in totale leggerezza. Non certo la colpa, nella bellezza dei loro corpi, additata dai compaesani. Le due donne sono in una posizione simmetrica una rispetto all’altra, anche se non in linea sullo stesso asse. Picasso docet e il tempo anche: nonna e nipote vivono storie simili in tempi diversi. E così, a fine lettura, nei dieci minuti di silenzio, so che la storia di nonna Ida e di Rosa, sua nipote, è tutta nell’immagine di copertina. Hanna Suni, art director della casa editrice L’Iguana, avrà anche lei incontrato le anime delle personagge. Altrimenti come spiegarsi la forte potenza poetica di sintesi dell’immagine che ha rielaborato?
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pablo picasso- la corsa

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Il terzo romanzo, di Saveria Chemotti, che conclude la trilogia sulla maternità, preceduto da La passione di una figlia ingrata e Ti ho cercato in ogni stanza, non è un romanzo autobiografico, perché se c’è una nonna che scompare nella vita dell’autrice, come dichiara lei stessa nella postfazione a pagina 168, nel romanzo, nonna Ida è viva, presente e vibrante, forte, coraggiosa e decisa. Forse è un desiderio di nonna mai avuta. Non è un romanzo nostalgico che narra quel che resta dei giorni vissuti nel dolore, in un crogiolarsi malsano, nella difficile scelta di abbandonare o no la propria creatura, in vita o in morte. Qualcuno l’ha definito un romanzo femminista, per la forza che le eroine hanno di affermarsi in una realtà patriarcale, qualcun altro femminile, per la dolcezza e l’umanità delle stesse eroine.  Forse è una storia che in veste letteraria, affronta i temi attuali del desiderio di maternità, portandoci nel 1979, nelle vite di altre donne e riportandoci al presente, al dibattito in corso, tra chi accetta la gestazione per altri a chi la rifiuta in modo netto. Probabilmente il romanzo è tutto questo e non vuole etichette. Sicuramente è un romanzo per tutti, ma soprattutto per giovani donne.
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 elianda cazzorla -8 marzo 2018- mostra- foto archivio casa delle donne, roma anni settanta  

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La lettura di Siamo tutte ragazze madri, scritto con stile pacato e gentile, oltre a suscitare una profonda tenerezza, per le vite difficili che il destino, o chi per lui, ha disegnato per Ida e Rosa, entrambe madri a sedici anni, fuori dai binari consueti, moltiplica le domande su temi del romanzo.

1) Le figure femminili che ruotano attorno a Rosa sono diverse. Ognuno rappresenta un modello di donna. La gudàzza Teresina, suor Matilde, Marilisa, la prof. Soprani, Lucilla, la direttrice. Che tipo di relazione esiste tra le diverse figure e qual è tra queste quella più importante nella vita di Lucia.

Sono figure diverse perché hanno un ruolo diverso nella vita di Rosa, però insieme compongono un modello variegato di femminilità che in, un certo senso, corrisponde alla struttura sociale di quegli anni e alla situazione in cui la donna si colloca tradizionalmente, ma anche in prospettiva di cambiamento.

2) Quale importanza ha la cultura nella vita di una donna e nella vita di Rosa, nella prospettiva della prof. Soprani?

Nella vita di Rosa la cultura è il varco che le consente di perdonarsi e di rigettare il destino che le era stato precostruito. Io ho voluto intenzionalmente connotare i diversi passaggi della sua formazione scolastica e le sue note diaristiche proprio per evidenziare un assunto a cui mi riferisco da sempre. Per me la cultura è la prima e unica fonte di riscatto e di crescita. Una forza rivoluzionaria autentica. Per tutti. Per noi donne in particolare.

3) Qualcuno ha detto che nonna Ida si redime perché riscatta i suoi errori. Lei condivide questa interpretazione?

Nonna Ida si redime difendendo Rosa, ma lo fa prendendosi cura dell’infanzia tragica dei ninos de rua in Argentina. E’ stata una madre singolare per loro, anche se non li ha partoriti. Si redime mettendo alla luce altre creature. Una ragazza madre esemplare da questo punto di vista perché si batte per l’affermazione di un diritto di scelta che è diritto di vita. In tutte le sue espressioni e in ogni angolo del mondo. Ed è contro la maternità come unico destino, anche se a caro prezzo, scontato sulla sua pelle.

4) I bambini abbandonati e la maternità gestita per altri? Sembrano temi contrapposti o uno è la soluzione all’altro. Cosa ne pensa di questo tema così attuale?

Io non credo che si possa regalare o vendere una creatura che hai sentito muoversi dentro di te per mesi. Tenerla tra le braccia e poi affidarla serenamente ad altre braccia credo sia un atto che scava una voragine in chi l’ha partorita. Con la GPA temo che la donna, specialmente nei paesi in via di sviluppo,  torni ad essere identificata in quel ruolo di “centrifuga”, di “fattrice” contro cui abbiamo lottato a lungo nel corso degli anni, vorrei dire dei secoli. Io non giudico le scelte compiute in libertà di coscienza, però. Non sono convinta che questo sia possibile. Sulla liceità o fattibilità ognuno ha la sua responsabilità e ne risponde. Ma non solo a se stesso.

5) Nel primo capitolo, ho visto muoversi la figura rigida di suor Matilde che a tutti i costi vuole istruire le bambine a non commettere atti impuri, formulando l’anatema contro il verbo toccare, coniugato nella forma attiva e riflessiva, non toccare e non toccarsi. La sessualità nel mondo cattolico. Qual è la sua posizione? Ritiene che ci siano stati precetti dannosi per la consapevolezza femminile.

Io sono cristiana, una cristiana bizzarra, ma ho conosciuto nel mio passato di bambina questa impostazione retriva che mi ha segnata profondamente. Lo racconto perché si affronti il problema di una sessualità intesa come gioia e libertà, pur con le cautele che impediscano scivoloni o drammi come quelli di Rosa e della sua generazione. Serve consapevolezza e rispetto per se stesse, al di là dei dogmi moralistici davvero dannosi.

6) E adesso arriviamo al titolo. Quando Rosa inizia a leggere un libro, trova una citazione: Solo una cosa al mondo è più bella di una donna… la madre. Queste parole sono in contrapposizione con il titolo che trova la sua spiegazione nell’esergo di Luce Irigarray: “Mettiamo al mondo qualcosa di diverso dai figli… generiamo amore, desiderio, linguaggio, arte, società, politica e religione. Può spiegare meglio perché siamo tutte ragazze madri, considerando le donne che non hanno avuto figli o le altre che li hanno avuti nel vincolo del matrimonio. Perché anche gli uomini potrebbero dire, siamo tutti ragazzi padri. La differenza è nel differente riconoscimento di valore che dà la società?

Proprio in questo. Ma la differenza va conquistata con coraggio. Io credo che sia tempo di smettere con la mistica della maternità, consentendo che il potenziale creativo della donna si esplichi in tutte le forme in cui si esprime la sua energia vitale. Non credo che il passaggio sia quello delle pari opportunità soltanto; talvolta penso che questo canale sia indispensabile solo per iniziare un percorso che porti alla parità di diritti senza vincoli. Il modello sociale e politico vorrei lo disegnassimo noi donne tutte insieme senza ricopiare quello già strutturato dal patriarcato che ci è concesso di imitare. Non in un’ottica di contrapposizione, ma in quella di conciliazione di tempi e luoghi. Ben più ardua certo, ma, per me, unica e vincente.
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Elianda Cazzorla

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NOTE SULL’AUTRICE

Saveria Chemotti è nata in provincia di Trento, ma vive e lavora a Padova, dove insegna Letteratura italiana di genere e delle donne. Dirige la collana di studi Soggetti rivelati per la casa editrice Il Poligrafo, e la collana di narrativa Vicoli per la casa editrice Cleup. Ha pubblicato numerosi saggi sulla narrativa e la poesia del Novecento italiano e dedicato molte ricerche alla storia e alla cultura delle donne.
Il suo primo romanzo è La passione di una figlia ingrata (L’Iguana editrice, Verona 2014), finalista della XXXIV edizione del premio Giovanni Comisso, seguito due anni dopo, da Ti ho cercata in ogni stanza (L’Iguana editrice, Verona 2016). Questo nuovo libro chiude la Trilogia delle ragazze madri, che racconta la storia delle donne italiane del Novecento.

 

elianda cazzorla- saveria chemotti, roma 8 marzo 2018

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saveria Chemotti, SIAMO TUTTE RAGAZZE MADRI- L’Iguana Editrice

1 Comment

  1. Mi ha colpito l’aggettivo bizzarro unito a cristiano: “sono una cristiana bizzarra” dice l’autrice Saveria Chemotti. E2 gli atti imputi” mi hanno portato alla memoria il libretto dalla copertina in pelle bianca profilata in oro, regalo della prima comunione, con l’elenco da spuntare mnemonicamente dei peccati da confessare. “Atti impuri” veniva al numero 6.

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