nikoletta bati
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Fuoco fuochino ( http://www.fuocofuochino.it/) si annuncia come la più piccola casa editrice del mondo. Fondata da Afro Semenzari, porta alla luce la leggerezza di pochissimi fogli tatuati dalla spirale verde dentro cui abita la stella. Abbiamo bisogno di entrare nella poesia con questa coincidenza: essenzialità, significatività, nitore del segno. Mi piace molto il nome di questa casa editrice, pensando con profondità all’arte difficilissima dell’approssimazione, del rendersi prossimi, al fuoco, alla messa in fuoco.
Elia Malagò è poeta di rango, uscita fin dalla sua nascita (anagrafica e artistica) fuori dal branco, con passo colto, solitario, brusco, senza mediazioni. La scelsi come vettore della mia collanina una via altra di pane, vino, tavola e molto silenzio in Lietocolle, proprio per la sua interezza, per il suo essere assolutamente incontaminata da mercati autoreferenziali infarciti da vacuità e chiacchiere, per il suo solcare il campo della poesia con una penna di ricerca originale e feroce. Feroce per lei stessa. Aprì con Golena nel 2014.
Ora, qui in lalange, Malagò si affaccia con tensione estrema, pulizia del verso, spogliato fino alla lucentezza dell’osso, acuto, potente. Il titolo si accompagna alla nota della stessa autrice: lalange è un refuso della memoria di lalangue con cui ciascuno si parla.
La grande intuizione di quest’opera è nel centrare l’anima risuonante della solitudine, inciderla per far scaturire il canto, sollecitare una riflessione sul nostro autistico rifluire verbale che ci abita le tempie anche quando compiamo l’atto del tacere. Di Antonio Prete la prefazione.
Anna Maria Farabbi
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nikoletta bati
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lalange
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ho dimenticato la lingua del pianto
e non so più
i sapori che a cascata stanziano sotto il naso
insalano le labbra guazzano il mento
sbriciolano il silenzio e
idioti
mescolano muco e arcani
vergognandosi
mi vergogno
di queste parole
liberate
sconosciute
forsanche blasfeme
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Elia Malagò, lalange – Fuocofuochino