antonio palmerini
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Memoria e immagini sono salde nella poesia di Amoruso che ci propone versi cortesi per rendere, forse, più lieve le antitesi dell’esistenza umana.
Il poeta si rivolge ad una donna che ha la consistenza del nulla e delle idee e della passione e prende ogni forma, e viene osservata dal basso e dall’alto e dagli angoli di ogni realtà. È così l’amore, un ingranaggio mitologico da scandagliare dente per dente quando s’inceppa, da rimettere in moto persino con la rievocazione. Giovanni osserva le ruote dentate, ne segue l’incastro, si ferma a considerarne il meccanismo: «Ti conobbi, mi conobbi: fu così/ che fine ed inizio coincisero». È questa una poesia devota alla vita, che sa ridare respiro primario a immagini semplici, ai suoni, alle parole: «Vogliamo diluirci in un’unica fusione d’altoforno,/ una lega indistruttibile e leggera/ per esser nuvola, vento, onda… e bacio».
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Composta di una lunga assenza
è oggi la tua presenza, lontana.
Eri un ricordo fatto di niente,
se fatti di niente possono dirsi
la carne e il desiderio, l’incendio
delle idee e l’abbandono al sonno
inquieto sul grembo materno
della Musa. Eri un rovello di nulla;
non vi furono baci e neanche
respiri affannosi, e nemmeno carezze,
e neppure visioni sfavillanti di corpi
distesi e nudi, ma soltanto c’era
un delirio d’assenzio scolpito
nel basalto, così reale da pilotare
ogni particella del giorno che vivevo,
solitario. Il Tempo ha attraversato
al trotto i nostri giovani cuori, sognanti
non sappiamo ancora quale sogno.
Eri, intatta, dietro la curva a gomito
del mio avanzare pensoso: eccoti,
ora mi sei nuovamente davanti
e, lento, non posso né voglio evitarti!
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antonio palmerini
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Sei morbida e sei di pietra
vista dal basso della mia
adorazione genuflessa. Sei
dura come l’idolo ed il totem;
soffice come comodo giaciglio
pronubo dei nostri fuochi
d’artificio. Prego chiedendo
inconfessabili grazie, miracoli
che curino la mia vera malattia,
questo amore sovrabbondante
che non mi dà pause né tregue.
Statua votiva, contieni tutto
il sangue irruento della passione
che quanto più divora più affama,
proprio come fiera carnivora.
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antonio palmerini
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Vorrei mi camminassi al fianco
scalza, tenendo in una mano
i sandali oscillanti. Vorrei
tu lo facessi per davvero
affondando i piedi nella neve
di febbraio. Le voglie subito
lingue di fuoco diverrebbero
e per te sarei il calore infernale
di un tappeto davanti al camino.
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antonio palmerini
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Il cielo t’è caduto addosso
stamattina, simile a pioggia
col sole, sottile e silenziosa.
Sono chinato sui tuoi piedi;
ti fisso, immensa mi sovrasti,
eppure… mi sento un gigante!
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Sempre, nei primi istanti dei nostri
incontri, siamo le mani che incrociano
le dita per pregare il cielo affinché
sincronizzi il ritmo dei respiri facendone
di due uno senza affanno. Vogliamo
diluirci in un’unica fusione d’altoforno,
una lega indistruttibile e leggera
per esser nuvola, vento, onda… e bacio.
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antonio palmerini
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Sino al giorno del mio scoprirti
nulla di niente per me esisteva;
presto, però, ogni cosa misurai.
Mi bastò di tempo un secondo
solo, più lo spazio che occupavi.
Ti conobbi, mi conobbi: fu così
che fine ed inizio coincisero.
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Alessia Bronico
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Giovanni Amoruso, è nato a Bari, dove vive, il 10/10/1961. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bari e la Facoltà di Lettere e Filosofia. Nel 2015 pubblica il romanzo “Il sentiero dell’uomo in una giovane”, per la casa editrice Florestano, e la silloge “Dal girone degli innocenti” per la Spiragli Edizioni. Nel 2016, pubblica la silloge “Il poema del piede”, sempre per la Florestano Edizioni.