L’OCCHIO ALLA FINE DEL CANNOCCHIALE- Milena Nicolini: Rossana Roberti, l’erede di Baubo

 baubo

.

Forse non è molto nota la storia di Baubo, donna di Eleusi che accolse in casa Demetra quando la dea, disperata per il rapimento della figlia Core, la andava cercando per il mondo intero. Le offrì una minestra, ma la dea non volle mangiare per il dolore. Allora Baubo tirò su il vestito e le rivolse il sedere nudo. Gli studiosi non sanno se per dispetto o per scherzo. Ma Iacco, che era con Demetra, scoppiò a ridere, e la dea si lasciò trascinare anche lei nel riso. E mangiò. Rossana Roberti ha secondo me questa capacità di Baubo. Ambigua come quella di Baubo, perché dietro al gesto divertito c’è sempre anche amarezza, sofferti silenzi: quella che il mondo chiama ironia, e che io credo abbiano inventato le donne. Forse per non morire avvelenate dall’infelicità della loro condizione, o magari per demolire nell’apparenza di notazioni neutre – ci vuole testa, infatti, per afferrare l’ironia –  le maniere prepotenti dei padrifratellimaritifiglipadroni, o anche soltanto per quel  modo delle donne di ragionare a fondo senza parere, quasi solo sfiorandolo, il mondo, e col sorriso. Bene sintetizza questa complessità dell’ironia delle donne Rossana:

Che gioia è
spalancare la porta e gridare al mondo
il fatto suo
conficcargli aghi negli occhi
buttargli addosso olio bollente
che gioia è
lo sanno tremando
soltanto i miti, i chiusi
in casa
quelli che mai
apriranno la porta.

Che gioia è, p.47, uc

Di sicuro a tante di noi, meno dee di Demetra, ma altrettanto colpite da violenze, Rossana ha mostrato un sedere nudo, che non ci dà oscenità, ma svelamento: capiamo, ci  ritroviamo, ridiamo e –almeno qualcuna ci prova – sfoderiamo gli artigli. Possiamo sembrare, essere incatenate:

Non far caso alla tigre accucciata
fra la parete e la cucina a gas,
digrigna i denti solo il lunedì
e poi
si crede gatto e mangia kitekat
di notte
-qualcuno dice-
ha fiammeggianti occhi e inarca
agile corpo
ma è bene agguinzagliata
e noi dormiamo

Credersi gatto, p.13 lmu

Donna propizia
virtuoso conclamato angelo del focolare
eppure mai Arcangelo buono per pale d’altare:
con ricci unti e grembiule
deturperei qualsiasi quadro
alte cose annunciano le bionde creature di Simone*
non ne ho saputo mai niente
le mie labbra si muovono per dire
“Oggi la minestra mi è venuta salata”.

*Simone Martini
Mai Arcangelo, p. 9 lmu

E giù
nello stampo da dolce
il modo la misura l’uvetta
cuocere a giusta fiamma
ci stai lievitando
scalciando
perdendo acqua
poi qualcuno
ti infila un cucchiaio nella mollica

La misura e l’uvetta, p.23, lmu

.

baubo- antica terracotta egiziana

.
Ma non bisogna smettere di sapere e di dirci chi siamo, cosa e quanto valiamo:
.
Alla mia nascita
nessuna stella con coda stupì il cielo
né pastori gentili lasciarono
ricotta fresca alla porta
non sorrise
neppure mia madre
angeli ciarlieri non corsero
ai crocicchi
ad annunciare che alleluia era nata
era nata
la bambina
poco male: oggi da sola mi osanno
nell’alto dei cieli

Alleluia, p.12 uc

 

Così siamo rimasti a fronteggiarci
tu sole erompente
compagno fiero e tronfio
e io nella stanza
aggredita e minima creatura
eppure
a te signora
non per durata inerte
ma per vivente complessità
mi sono ornata di raggi
e per mia luce ho risfolgorato
fino all’ora di cena:
risplendevano i cucchiai e l’acqua
si inchinava nei bicchieri

Signora, p.59, lmu

 

Dalla cucina
con odore di cavolo cotto
ho invaso scale e corridoi
-l’intero condominio-
Così
domestico iddio in grembiule
apporto mutamenti all’ordine dato,
pongo arditi segni di me
nel mondo circostante.

Arditi segni, p.109 uc

Rossana sceglie le  piccole misure, evita le alte argomentazioni, il linguaggio sublime di chi discute e decide di dio, del cosmo, del senso della vita, della conoscenza possibile:

La prendo per gli orecchi,
la scuoto e la trattengo con orgoglio
ma sempre
mi resta tra le mani una pelle vuota
(il coniglio sa come scappare
con gente come me
cacciatrice senza esperienza
e senza trucchi)

L’Idea, p.52 uc

 

Sto
con parole d’alto lignaggio
pure cavate da scatole e cassetti
da libri di cucina riviste
di ricamo
da sommessi discorsi al telefono
possiedono potere e nobiltà
perché taumaturgiche
fanno vivere

Parole d’alto lignaggio, p.41, lmu

 

Come stai?
Come sempre.
Ritta su un piede.
Costretta a faticosi equilibri su una gamba sola.
L’altra non vuole toccare terra
per sfizio metafisico.

Equilibrio instabile, p 21, uc

 

E bussa uno
che è un noto filosofo intrigante
e bussa un altro che è un ispirato
poeta spettinato
e poi un altro che è un critico sbavante
e altri ancora bussano
tutti grandi e vocianti
pretendono di entrare
sedersi a tavola e pranzare
tutti passando sui miei piedi stanchi
senza vedermi senza
scusarsi per il loro calpestarmi
sai che ti dico? In questa casa c’è troppo
viavai e niente si conclude che a me convenga:
d’ora in avanti
chiudo la porta e metto
il chiavistello.

Rivoluzione culturale, p.34 uc

 

Porto indosso
due paia di occhiali:
uno è per vedere te,
il senso della tua vita,
l’altro vorrebbe cogliere
la misura infinita di dio:
due disastri pari.

Inutili occhiali, p.44, uc

 

E’ la Terra che esordisce
è l’Acqua che abbraccia
è l’Aria che contiene:
non mi resta che diventare
Fuoco che avvampa
se non fosse che poi mi stanco a stare
così eccelsa
in tale e tanta compagnia.

I quattro elementi (Dove collocarsi)p.79 uc

.

magritte- baubo

.

L’immediatezza del suo linguaggio non disdegna l’irriverenza, la provocazione; ma se può arrivare a sfiorare per necessità d’evidenza anche ciò che comunemente si considera indicibile in poesia, eppure Rossana riesce a rimanere alta, anche nominando il basso-osceno:

L’Onore:
bene!
Il Rispetto: buono!
Buono anche un poco di ricchezza.
Ma se al mattino non fai la cacca.
se non ti liberi del tuo io nero,
Virtù e Principi lasci sospesi a un limbo
fino che lo sciacquone
prorompente del water
non ridà senso a te
e tu valore al mondo.
Molte forme può assumere nell’Uomo
il Sommo Bene

Il Sommo Bene (ovvero L’amico coprofilo), p. 17, uc

 

Chi ti chiudeva i buchi nei calzini,
piccolo Kant?
“Gudrun, la serva!”
(…)
Chi ti lavava
alla pietra consunta del ruscello
maglie e camicie sporche al colletto?
“A Gudrun, spettava!”
Hai mai pensato, piccolo Kant
che ne sarebbe del tuo “sistema”
se il tempo avessi
speso per reggere
da te la tua vita?
(…)
Che ne diresti di chiamare
il tuo sistema da ora in poi
sistema di Kant
e di Gudrun?
La proposta ti faccio confortata
dal “tuo” imperativo morale.
Ah, birichino, non rispondere
che questo non c’entra
e che faccio
discorsi da donna.

Piccolo Kant, p.37-8 uc

 

A bocca aperta
con acquolina tra lingua e denti
nostra Signora Morte aspetta
per divorarmi
ma io
le caccerò in gola mille
parole urticanti
(api alacri e nervose):
non le sarà facile digerirmi;
qualche osso dovrà risputarlo,
qualcosa di me rimarrà pure nel piatto.

Nostra Signora Morte, p.43, uc

 

Inseguendo poesia ho trovato
così sfacciata masturbazione
così esibiti orgasmi
che mi si vorrà perdonare se oggi
trovo sontuose e regali le mie pentole
lucide e nette
oneste.

Le mie pentole sontuose, p.61 uc

.

Quando ti piaccia puoi pensarmi
una donna che tiene con stile
il posto guadagnato nel giudizio d’altri
(…)
fa pure
tieniti ben stretto l’insulso fantasma femminile;
a me piace sapermi
inafferrabile da te,
beata io sono tra donne irriverenti,
libera in gaudiosa cellulite
sulle tue stanche metafore armate
senti – senti
oggi ci faccio pipì

Maramao, p.120, uc

.

baubo- terracotte

.

Rossana comunque riesce dal suo particolarissimo punto d’osservazione a intuire l’universo nella sua interezza e a porsi di fronte ad esso con la dignità di una sapienza forte: senza arroganza, ma distillata dalle cose del vivere e del mondo, toccate, sgusciate, respirate, ascoltate, fecondate fino a  far “crescere l’essere”, fino a vederle tutte faccia di dio:

(…)
in abito da casa sul balcone
sgrano piselli per la cena
il sublime e il modesto
intimamente si conobbero quando l’inesorabile sera
spegneva il mare
richiamava ai fornelli
per un attimo
il mistero si sciolse su piccole labbra sorridenti
l’universale fu tutto nel piatto da portata
come la notte-respiro del mare
chiedo alle mani
come il cielo sia caduto sulle dita
come alle dita fu possibile
toccare il tramonto

Approssimazione all’universale, p. 67 lmu

.

Gridando “Fiat”
lanciai nel nero spazio le scintille
della mia ira:
sfrigolando per l’attrito s’accesero le stelle e qua e là schizzarono
i pianeti
Lo sconquasso che ne è nato
non è bastato a placarmi:
nei giorni storti
prendo il mondo tra le mani
e lo strizzo:
(…)
ma tutto è poco per la mia fallica
irruenza
perché grande sono
e nobilmente maschio
(anche se in giro dicono
che non ho sesso)

L’Onnipotente, p.22, uc

.

(…)
guardaci a tavola
quando le parole fanno
l’interminata relazione di noi
tremanti al tempo
assidui
desideranti
non c’è differenza se corressi il mare
conoscessi le città
e sapessi il cielo
perché dio ha imparato
le piccole misure

Da qui, p.65 lmu

.

Sto dove dio mi ha messo
quanto terrena quanto
ingombrante
quanto celestiale
potrei piangere di gioia a sentire in me
l’angelo
che al mattino versa il caffè nelle tazzine
e fa
crescere l’essere
così è la legge:
ognuno al suo posto
e dio
che si sporge dovunque
dal brulichio del vivere

L’angelo in me, p.73 lmu

.

sam kerson– baubo

.

Anche verso la sua poesia Rossana è ambiguamente divertita e scontenta, ironica: le sue poesie sono cose da “stanzino delle scope”, che stanno bene “senza nastri né ori/ senza i molesti rumori di fuori.” (Nello stanzino delle scope, p.25, uc); infatti chi come lei, “sprovveduta poeta/ cappuccetto rosso”, non conosce le insidie dei “lupi di città”, rischia di essere divorata con tutte le sue “poesie- fragole e miele-“ (Verso il successo, p.33 uc); lei che, chiamata ad un convegno importante, non esita ad esordire:

(…)
“Gentili signori
ringrazio tutti per essere intervenuti,
stasera
l’occasione ci è data di
consumare insieme il tempo,
altro di così vero
non ci è concesso”

Conferenza, p.36 uc

D’altra parte, chiede ad una donna, se “scendi al canto/ con l’intero tuo corpo/ (disperante immagine coi bigodini in testa)/come si chiamerà la tua poesia/ greve d’umori/ pesante/ come la borsa della spesa.”?(Quale poesia, p.53, uc); domanda a cui risponde con potenza sferzante, rifacendo il verso a Dino Campana (“E’/ la ventosa sera:/ cigola il porto nei cordami molli,/ è catturato il sole alle invetriate,”):

ascolta, si sente ansimare uno spirito inquieto
che dice: blò blò blò blò
è sul gas la pignatta che cuoce
pasta e fagioli.

Ispirazione (Per Dino Campana), p.62 uc   

Per Rossana i poeti amici (i veri poeti?) sono come un “gruppo di fuoriusciti da ogni roccaforte”, e lei può solo invocare Dio “perché propizi l’amicizia tra i poeti e il mondo/ garantisca loro/ almeno un pasto al giorno.” (Gli amici poeti, p.78 uc). Il suo analista, d’altronde, “pesce di grosse palpebre”, le ha diagnosticato la “colpa/ d’aver preso la parola./ “Attenta, dice,/ meglio tacere o prima o poi/ magari qualche verbo le si conficca in gola/ come un aguzzo/ osso di pollo” (Somatizzazione, p. 97 uc). Ma qualche volta, prendendosi sul serio, sa dire la qualità precipua della propria poesia:

Se da me nasce
ogni parola è scabra
biglia che picchia sul gioco e lo
scompone
sempre
mi sorprende il suo peso
la sua decisa
brutalità.

Se da me nasce, p.46 uc

Che io chiamerei piuttosto ‘schiettezza’.

E Rossana è proprio così, anche nel normale quotidiano conversare, che si impara ad apprezzare come un dono, perché con lei niente è nascosto o doppio. E’ in realtà un’intellettuale di alto rango: laureata in giurisprudenza, ha frequentato ancora a lungo corsi di filosofia del linguaggio, ha lavorato in Agenzie di pubblicità, si è occupata di teatro per ragazzi, ha organizzato cicli di conferenze su temi di genere, si è occupata e si occupa attivamente della cultura delle donne, in svariati contesti, tra cui quello della poesia. Poeta, ha vinto numerosi premi e ottenuto grande considerazione. Ha  dato inizio a Modena, presso la Casa delle Donne, nel 1987 al gruppo “Donne di Poesia”, con cui ha condiviso confronto e formazione, messo in essere seminari, performance, letture e soprattutto l’abitudine a trovarsi insieme per riflettere insieme, pensare insieme, scoprire insieme. Alle amiche del gruppo  ha dedicato questa poesia:

Mi stendo,
mi addolcisco sotto la primavera acquistata coop
del piumone a rose maiuscole,
bicicletto un poco a ginocchia flesse
sgomitolando il pensiero su di voi
amiche mie carissime in poesia;
qui è finalmente stazione di posta
dove bene sostiamo
io con voi
curiose
scalpitanti
a me necessarie.

Per le amiche del Gruppo Poesia, p. 105 uc

Davvero maestra per molte, la sua mancanza è stata abissale dopo il suo trasferimento a Fano, dove vive. Tra le tante pubblicazioni, qui voglio ricordare “L’estraneo e l’indicibile”, in “Vi son frecce”, Il lavoro Editoriale, Ancona 1989; “Maternale”, Book Editore, Castelmaggiore -Bologna 2007, “La misura e l’uvetta”, Rossopietra, Castelfranco Emilia, 2016, “Meraviglie del viaggio”, Rossopietra, Castelfranco Emilia, 2014, “Anna Bolena, Umori a corte”, Rossopietra, Castelfranco Emilia, 2017.

Milena Nicolini

.

NOTE

1 Con la sigla uc indicherò le poesie tratte da Anna Bolena (ironico nom de plume di Rossana), Umori a corte, Rossopietra, Castelfranco Emilia, 2017
Con la sigla lmu indicherò le poesie tratte da Rossana Roberti, La misura e l’uvetta, Rossopietra, Castelfranco Emilia 2016, seconda edizione. La prima edizione, quale premio assegnato alla prima classificata nel concorso di poesia Elsa Buiese 2007, fu a cura di Quaderni di poesia DARS, Udine 2007, curati da Marina Giovannelli.

 

3 Comments

  1. Grazie, Milena, per aver qui riproposto la poesia particolarissima di Rossana Roberti, entrandoci dentro, come tu sai fare e restituendoci la sua personalità così spinosa, ma così vitale.
    Anche per me lei è stata maestra, anche se io non ho fatto parte di ‘Donne di Poesia’ di Modena, ma l’ho solo incrociata saltuariamente col Gruppo ’98 Poesia di Bologna e col premio Elsa Buiese di Udine.
    Ricordo una sua frase riguardante il rapporto della scrittura delle donne col linguaggio che per me è stata rivelatrice: la donna che scrive può solo farsi ‘bracconiera’ – fare incursioni e prendersi quello che serve, senza troppi scrupoli, tanto il linguaggio è uno strumento non suo..Pressapoco così, ha detto, e direi che a lei sia riuscito in pieno.
    Grazie Rossana e grazie Milena!
    Annaz

  2. Cara Milena
    I tuoi rimproveri ruvidi e affettuosi mi hanno spinto a muovermi dal letto di sabbie mobili in cui solitamente giaccio e così ho scoperto di avere un braccio a destra del corpo che terminava con una mano e questa aveva cinque dita: usando l’indice mi è stato possibile scriverti questa lettera. Ho sopportato anche bene le disgrazie che nel frattempo il destino ha voluto riservarmi : rotta la stampante, ricomperata la stampante; rotta la tastiera, ricomperata la tastiera; rovinati gli occhi per i medicinali che prendo, cerco di sopportare i più malefici occhiali che siano mai stati inventati.
    E adesso provo a dire qualcosa di sensato sui testi di Anna Bolena.
    Mi piace pensare che contengano un irrispettoso tentativo di avvicinare l’”alto” al” basso”, il nobile al plebeo. Chi ha detto che le “cose” importanti della storia umana stanno “nell’alto dei cieli”? Sono intoccabili e sacre? Potrei rispondere: lo ha detto un maschio che si candidava illegittimamente a pensarsi dio.
    L’altro fantasma a cui Anna Bolena fa sberleffi è il potente “logos”, un modo di pensare che fonda la propria legittimazione su se stesso (Un sedano che si guardasse allo specchio guadagnerebbe altrettanta certezza di sé e della propria esistenza.)
    Ma forse c’è anche amarezza in questi testi, non lo nascondo: amarezza per il tempo che se ne va e trascina con sé tutto, anche quello che è stato bello, amorevole, entusiasmante.
    Spero tuttavia che tu ti sia divertita: l “Anna Bolena” ha lavorato a mettere insieme le composizioni perché crede che ridere fa bene a sé e agli altri, abbassa il tasso di stupida e presuntuosa crudeltà del mondo, prende un po’ in giro l‘inafferrabile e impunito” “maneggione” della storia umana.
    Intanto grazie per le belle cose che hai scritto su di me e sul mio lavoro. Per la gioia ballerei direttamente qui nel letto se non fosse che le sabbie mobili che lo occupano sono troppo pesanti e appiccicose.
    Con molto affetto.
    Rossana
    – P.S. Hai forse dimenticato l ‘ironia tenera ed implacabile di Daria?

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