GROUNDunder/overTHIRTY- Veevera: Edoardo Tresoldi, tra reti saldate ai sogni architetture di forme e luoghi d’aria

edoardo tresoldi e gonzalo borondo- chained (università bicocca- milano)

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Giovane, addirittura giovanissimo, dopo diverse esperienze nell’ambito della scenografia e della scultura, Edoardo Tresoldi si è imposto stregando e ammaliando gli occhi di tutti, con le sue costruzioni in rete metallica elettrosaldata. Un materiale utilizzato in edilizia per costruire platee di fondazione e solai, ha avuto un uso scenografico e  plastico sotto le mani creative di questo ragazzo di trent’anni. Nato nel 1987,  in provincia in provincia di Milano, a Cambiago,  è considerato uno dei talenti della street art italiana. Ha frequentato l’Istituto d’Arte a Monza dove, come dice lui stesso, grazie alla vicinanza con il distretto del design, ha appreso un metodo progettuale rigoroso come  quello di  chi studia architettura. Ma, è sempre lui a dirlo,-  la vera palestra è stato il lavoro iniziato nel 2009 come scenografo per il cinema, a Roma. Qui ho imparato tutto. Sul campo ho acquisito le tecniche e compreso come scegliere e usare i materiali, come raggiungere un obiettivo nei giusti tempi e lavorare di squadra. – Pur contento di questa attività è l’incontro con il pittore e street artist Gonzalo Borondo che decide la svolta al suo futuro. Suoi altri amici, nell’ambito dell’urban art  in cui  si è formato, partecipando a moltissimi festival nel mondo,  sono Tellas, Sbagliato, Alberonero, Andreco, Agostino Iacurci.  Ma è la collaborazione assidua e strettissima con Borondo, lo scambio di idee con l’artista lo spingono a sviluppare una ricerca personale che gli permette di comprendere quale fosse davvero la sua strada personale, di coglierne le potenzialità di tutto quanto aveva imparato nell’ambito del cinema per metterlo a frutto in un percorso artistico individuale e del tutto indipendente da altre forme artistiche.  Con Gonzalo Borondo nel 2015, hanno realizzato insieme  Chained, un’opera situata all’Università Bicocca di Milano, in cui proprio in rete metallica Tresoldi costruisce una figura  che esce dal  dipinto sul muro realizzato da Borondo. Questo innesto trasforma la bidimensionalità della rappresentazione parietale in una realizzazione articolata nello spazio e quindi plasticamente inserita in un volume che la lega, in un modo fuori dal comune, all’intorno e ai giovani.

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edoardo tresoldi e gonzalo borondo- chained (università bicocca- milano)

 

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Riconosce con chiarezza Tresoldi che è stata proprio l’arte urbana e le scene inserite in essa che gli hanno concesso di sviluppare in assoluta libertà il suo lavoro,cosa che altrimenti non gli sarebbe stata possibile se avesse seguito e aderito alle regole canoniche del mercato dell’arte. E’ stata questa serie di occasioni a dargli quell’indipendenza di scelta, talora anche rischiosa, che, nella sperimentazione gli ha offerto l’opportunità di crescere artisticamente. Anche la condivisione con chi lavora con lui continua ad offrirgli le stesse occasioni.
La squadra che collabora con lui ha un’età media di 25 anni e ciascuno ha capacità diverse da mettere in campo.
E’ con loro che Tresoldi raggiunge fama e notorietà con installazioni di grandi dimensioni: inizia a ricostruire la parte mancante di reperti storici relativi ad architetture come la ricostruzione della basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto a Manfredonia, che organizza e mostra la parte mancante dopo lo scavo archeologico effettuato.  Molte sono comunque le costruzioni di  ancora maggior misura, tutte comunque in dialogo con il paesaggio come  Incipit, installazione eseguita per il Meeting del mare  a Marina di Camerota nel 2015, oppure in Inghilterra, sempre nello stesso periodo.

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edoardo tresoldi- incipit (meeting del mare-2015-marina di camerota)

edoardo tresoldi- “lift” for secret garden party  (Uk- 2015 )


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Le sue scene modificano lo spazio codificando lo sguardo attraverso le percezioni che ne scaturiscono attraverso la trasparenza del materiale e lo sfondo che, di fatto, è una grossa componente dell’opera. Ricostruisce orizzonti perduti, luoghi in cui si può sostare senza sentire il peso della costruzione, senza sentirsi chiudi, ma un tutto integrato con lo spazio, il volume dell’aria e la mutevolezza delle luci o del cielo. E’ arrivato fino agli Stati Uniti,  agli Emirati Arabi,dove ha continuato a disegnare luoghi magnifici saldando le sue reti con il paesaggio e costruendo magiche atmosfere di sogno. Non ha impiegato molto tempo a farsi conoscere attraverso questa attività, che riassume la carica del teatro con quella dell’opera d’arte, aggiungendo la perizia dell’architettura e la plasticità della scultura e, naturalmente, trasferendo in ogni sua opera una carica emotiva e passionale per cui l’opera diventa habitat di memoria per chi vi si ritrova m per chi anche temporaneamente la vive. Moltissime le committenze e non è mancata nemmeno una nomination, come oggi si usa dire, da una conosciuta rivista , Forbes,  che lo cataloga tra i giovani che creano tendenza e prestigio nell’arte.

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edoardo tresoldi-baroque ( festival musica indie, Eaux Claires – Winsconsin)

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Edoardo si arrampica sulle strutture insieme con i compagni e costruisce ogni volta con maggior maestria le sue opere, sperimentando nuove soluzioni, soprattutto relative al trattamento dei materiali per allungare la durata nel tempo dell’installazione che, sorgendo all’aria aperta, è soggetta alla variazioni climatiche e agli agenti atmosferici. Oltre a questa c’è anche la necessità di sperimentare  soluzioni che si confrontino con altre discipline.  Il tutto con un gruppo di lavoro consolidato, per lo più composto da amici, che è destinato a crescere di volta in volta, per aumentare le competenze. Dopo l’esperienza a Eau Claire in Wisconsin, in cui la sua installazione Baroque è stata scenografia “musicale” e parte integrante dello spettacolo dell’organista James McVinnie, realizzata per il festival di musica indie Eaux Claires nel Winsconsin. Tresoldi ha praticamente dovuto progettare un luogo per ospitare in uno spazio aperto uno strumento “poco  disponibile” come  l’organo, che normalmente è collocato ed è parte integrante di un’architettura, cioè di un ambito chiuso. Il suo intervento ha creato l’opportunità di portare il suono dell’organo, legato a musiche sacre o classiche,  all’interno di un contesto naturale, in modo tale che il pubblico avesse, diversamente dal solito, un’esperienza del concerto molto diversa dalla consuetudine e allo stesso tempo, grazie alla trasparenza della rete metallica dell’architettura-struttura,consentisse di cogliere lo spettacolo nella sua completa interezza da ogni postazione e punto visivo. Alla conclusione della performance anche quell’installazione, nata per durare il tempo dello spettacolo,  è stata invece acquisita come opera ambientale permanente all’interno di uno dei parchi in cui scorre il fiume Chippewa, diventando così anch’essa parte del paesaggio.

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roberto conte- edoardo tresoldi ad Abu Dhabi

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Le opere, dotate di una leggerezza che le rende simili  ai disegni delle gabbie virtuali con cui si costruiscono le architetture, alle rappresentazioni wireframe prodotte dal computer, riescono a inserirsi con molta facilità e con una caratteristica che le lega alla percezione dei sogni, che rendono le installazioni, pur di grandi dimensioni, un soffio d’aria o di luce, perché anche la luce  ha infatti la sua dose di importanza nel realizzare le scene come allestimenti teatrali a tutto campo, mentre la realizzazione ha la sua dose di pesantezza, visto l’assoluta concretezza del materiale da lavoro usato. E non si può, ogni volta riconoscere i rimandi storici agli artisti che in questa attuale produzione d’arte di Tresoldi, configurano il suo percorso di progettazione. Le volumetrie architettoniche della volte riportano a Michelangelo e a Borromini, a Bernini e a  Palladio, senza scordare certamente anche gli studiosi del paesaggi  e le esperienze acquisite attraverso la land art.

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edoardo tresoldi-  basilica di siponto

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Magnifici orizzonti, quelli messi inscena da Tresoldi, ci auguriamo di poterne vedere ancora altri e ancora godere  e sognare per le sue nuove sperimentazioni.

Veevera

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