Adoro e guardo il mondo – Alberto Terrile

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Una foglia secca cade dall’alto sul tavolo punteggiato dalle briciole di pane. Spengo la musica. Attorno a me, un silenzio solo apparente. Un cinguettio ne chiama altri, uno scoiattolo rosso passa da un ramo d’ albero all’altro in direzione del nocciolo, le lucertole corrono velocissime tra aculei di pino. Al limitare del mio confine, pascolano libere mucche, somari e un toro.
Quando scende la sera, daini e caprioli visitano circospetti il bosco mentre nel sentiero che lo costeggia giacciono in terra gli aculei di un istrice.
Quando sei sui monti, sei tu ospite della natura. Per poter essere “gradito ospite” è buona creanza osservare e rispettare gli spazi e chi li popola senza cercare di addomesticare la Creazione come fosse un gioco col quale baloccarsi.
Guardare volatili e insetti, studiare i loro ritmi, famigliarizzare con le farfalle notturne che si nascondono finché c’è luce, al pari dei pipistrelli dietro le imposte ma senza condividere il medesimo riparo, è per me una delle tante lezioni di Vita.
Gli animali spesso temono l’uomo, perché li caccia, li infastidisce, non li rispetta. I passeracei cui offro semi ogni mattina prediligono quelli di girasole e lasciano indietro il resto. Prima arrivavano sulla finestra furtivi, beccavano e ritornavano sul nocciolo o sul pruno, ora, dopo quasi un mese hanno maggiore fiducia in me e si lasciano ammirare a pochi metri di distanza mentre picchiettano nelle vaschette mangiando i loro semi.
Scendono sempre uno per volta, mai assieme, volteggiano in un alternarsi d’altezze che credo abbia pari bellezza solo in uno spartito di Bach.
Sono attratto dalle meccaniche del volo, non ho velleità da Piccolo Principe, ma trovo stupefacente l’architettura che permette loro di attraversare l’aria con velocità e precisione, mi è sconosciuto il motivo e ne sono felice.
Faccio spallucce alle “vite Wikipedia”, per me non è sempre necessario conoscere il motivo delle cose. Non rinuncio a candore e stupore in virtù di un’assordante mondo che si regge sulle palafitte della tecnologia.
Mai come quest’anno ho la netta percezione della magnificenza del Creato.
Noi umani nasciamo e sviluppiamo delle forme di sensibilità, queste necessitano del giusto tempo per dichiararsi, si estendono col decrescere di quei desideri che normalmente riponevamo in oggetti e beni di lusso che irrimediabilmente finivano per rompersi o per venir rubati.

L’uomo che non sa meravigliarsi, che abitualmente non si meraviglia – e non adora ­– non è che un paio d’occhiali, dietro il quale non c’è un occhio. (Carlyle)

Alberto Terrile

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autore sconosciuto

philip jones griffiths

 

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