Raffaella Terribile: L’inquieto ordine delle cose di Baschenis

evaristo baschenis-strumenti musicali

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Un tavolo coperto da un tappeto orientale rosso brillante a motivi giallo oro e neri, a tramatura grossa, che sembra di poter sentire sotto le dita; alcuni strumenti apparentemente appoggiati senza cura, in tutta fretta, uno sull’altro: un violino con il suo archetto, due liuti, una spinetta, un flauto, alcuni libri e gli spartiti musicali lasciati negligentemente aperti. L’inquieto ordine delle cose di Baschenis.

I legni degli strumenti musicali, l’acero, l’abete, il palissandro, attirano la luce fino a emanarla loro stessi, gli oggetti appaiono posti in un equilibrio instabile, soggetti a un fremito sotterraneo che li fa vibrare e fa girare le pagine degli spartiti. Un universo pericolante che sembra dover franare da un momento all’altro per un soffio di vento, per un gesto maldestro. Nature morte, ma solo in apparenza, quelle di Evaristo Baschenis.

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evaristo baschenis-strumenti musicali, dettaglio

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La chiarezza con cui rappresenta gli oggetti indagandoli nei minimi dettagli, con cura lenticolare, l’utilizzo di una luce fortemente direzionata, a far emergere dalle dense zone d’ombra laterali gli oggetti rappresentati ne fanno un degno emulo di quella pittura, di tradizione fiamminga, orientata a dare vita alle cose, “still life”, facendo degli oggetti i latori di messaggi rivelatori sul senso della vita e della morte. Cosa rende l’immagine così magnetica e inquietante? L’assenza dell’uomo, gli strumenti capovolti, il focus su un dettaglio da cui il nostro sguardo cerca di comprendere ciò che sfugge, ai sensi e alla ragione? Discendente di una famiglia bergamasca di pittori da almeno due secoli, Baschenis prese ventiseienne gli ordini, interessato però sin da giovane più alla pittura delle cose che alle cose di fede. Condusse una vita agiata, in una bella casa di Bergamo bassa, circondata da un giardino pieno di piante e di fiori che non rappresentò mai nei suoi quadri. A giocare un ruolo importante nella sua vita fu la musica: musicista egli stesso, si raffigurò anche alla spinetta e non è difficile immaginarlo nella sua casa circondato dagli strumenti musicali dell’epoca, violini, bassi, spinette tiorbate, tiorbe, chitarrini, chitarre, liuti, trombe, che diventeranno protagonisti assoluti di molte delle sue opere, sicuramente le più belle.

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evaristo baschenis-strumenti musicali

 

evaristo baschenis- “accademia musicale di evaristo baschenis alla spinetta e di ottavio agliardi con arciliuto”, 1664-1666

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Non era un pittore ai margini della scena artistica, chiuso al confronto con la realtà del suo tempo. Gestiva con piglio imprenditoriale una bottega ben avviata, realizzando su richiesta copie delle sue opere più celebri anche per committenti forestieri. Due i temi cui si dedicò in un’instancabile serie di varianti: le Cucine e, appunto, gli Strumenti musicali. Realizzò anche alcuni ritratti, di cui si conservano solo pochi esemplari, alcune Battaglie, copiate in alcuni casi dal Borgognone, suo amico e collaboratore, le Figure Sacre sono andate completamente perdute. Alla sua morte, avvenuta a cinquantanove anni nel 1677, lasciava nella sua bottega 18 Strumenti musicali, 15 Cucine, 12 Ritratti, 6 oggetti con figure, 6 copie del Borgognone (tra cui la battaglia tra Alessandro e Dario), 6 dipinti dove aveva rappresentato solo un tendaggio. Il tendaggio riveste un ruolo fondamentale nella serie degli Strumenti: la maggior parte dei suoi quadri porta in alto un grande tendaggio rosso e giallo, o verde cupo, o verde oro, o rosso oro, o giallo oro. Baschenis lo immaginava a coprire tutto lo spettacolo musicale, allestimento scenico barocco dove ciò che conta è il senso del mistero e l’effetto di meraviglia al disvelarsi di ciò che era celato; un attimo prima che il nostro sguardo si posi sul tendaggio, però, qualcuno, l’artista stesso, lo ha rialzato, appendendolo in un angolo del quadro. La realtà è così svelata, tutto appare, come nel lampo di una rivelazione, la vita ignota della natura morta si mostra, facendoci partecipi di ciò che normalmente si cela quando il nostro sguardo è altrove, quando non vediamo le cose: tappeti, broccati, tavoli, libri, violini, bombarde, chitarre, liuti, trombe, flauti, spinette, e la polvere che ha già steso su di esse il suo velo di silenzio.

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evaristo baschenis-strumenti musicali

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Come a teatro, gli oggetti vivono di vita propria illuminati sulla scena dalla chiarezza della conoscenza, con uno spettacolo che conosce infinite repliche e varianti, in una moltiplicazione pressoché infinita di situazioni in cui gli oggetti dialogano fra loro, si contrappongono, si sovrappongono. Gli strumenti tacciono, ma la musica sembra ancora riecheggiare nella stanza, evocata dagli spartiti aperti. Il nostro sguardo sfiora gli strumenti come una mano immaginaria, i polpastrelli rimuovono la polvere, lasciano le tracce del loro passaggio, ma gli strumenti restano muti. Non evocano sentimenti umani. Sono morti. Morti come la selvaggina illividita nelle Cucine. Liuti e flauti, chitarre e mandole, violini e bombarde, trascurati e sepolti nel silenzio assoluto, non suonano e forse non suoneranno mai più: siamo entrati in un luogo dell’oltre, un aldilà dove tutto è passato, caduto in una pausa vuota del tempo, dove gli eventi del mondo si sono dissolti per sempre. Ritratti con impeccabile rigore filologico e implacabile precisione, gli strumenti musicali di Baschenis, rimandando alla sfera dilettevole e sensuale della musica, alla delizia del senso, all’incantato mondo dei suoni, vogliono ricordarci un tempo armonioso ma “breve”, come la vita terrena. Probabilmente lo stesso messaggio che ci vuole comunicare lo sguardo dell’artista, poco prima di lasciare i suoi strumenti e di accarezzare un’ultima volta, in punta di dita, i tasti della sua spinetta.

Raffaella Terribile

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