andrew wyeth
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Continuo da anni a lavorare, oltre che nella mia ricerca artistica e spirituale, nell’opera di altri: testimonianze di eccellente qualità, dimenticate o non approfondite abbastanza o addirittura inedite,per lo meno qui in Italia.
Propongo la conversazione con Mirella Alloisio, uscita da pochissimo per Terra d’Ulivi, per riaprire il significato di resistenza continua, non ancorato soltanto e mummificato al periodo storico della seconda guerra mondiale. Si tratta della testimonianza energica e lucida di una donna partigiana e staffetta, attiva sensibilmente negli anni successivi al secondo dopo guerra fino ai nostri giorni. Accompagno il mio invito con la mia introduzione dentro cui cito i nodi fondamentali del tappeto dell’opera.
Signature è una piccola collana, cioè è solo un filo dentro cui vive una successione ritmata di perle di grano: tutte le opere condividono, oltre il minuscolo formato, essenzialità, pregnanza di significato, un registro di scrittura proprio della conversazione, calibrato e leggero come viatico di un viaggio.
Di quale viaggio si tratta? Quale viandanza chiama?
Chiama a sé un cammino per una via periferica, eccentrica, cioè fuori dal centro. Porge incontri con creature e creati inaspettati, insoliti, intensi.
Vuole un ascolto profondo, mentre offre il paesaggio in altre prospettive. Rovescia ai piedi la luce svuotando il sacco della memoria. Se è vero che non si cammina voltati al passato, è altrettanto certo che non si procede con buon passo se privi di consapevolezza della propria provenienza e origine.
Il primo numero di questa collanina dedicato a Eleonora Duse ha scoperchiato una grande personalità femminile dimenticata, in/segnante nella sua capacità drammaturgica, manageriale, e nella qualità della sua scrittura epistolare così moderna nei suoi aspetti di velocità, sintesi e impasto linguistico.
Propongo ora Mirella Alloisio, un’altra identità femminile esemplare, capace di rimettere a fuoco significati urgenti in una società, come la nostra, che ha disperso valori e energie e, soprattutto, la consapevole grande necessità di intessere il nostro io con il noi. La sua testimonianza di staffetta partigiana ha tessuto un’incessante e articolata attività di resistenza durante la seconda guerra mondiale, continuando negli anni successivi, con modalità diversa naturalmente, fino ai nostri giorni.
Mi interessa porre in luce una via femminile di cultura aperta, che si ridistribuisce alla comunità, nei valori di laicità, onestà, trasparenza, coerenza, contro ignoranza, indifferenza, autoritarismo, individualismo,ingiustizia. L’energia etica e politica di Mirella Alloisio fluisce nella sua narrazione autobiografica, illuminando cinquanta anni della storia del nostro paese: ci apre case, nomi, presenze eroiche quotidiane, cellule di resistenza organizzate o spontanee. Soprattutto ci conduce a un’unica foce: dare senso alla propria esistenza per un democratico corale progettoculturale, sociale, politico.
Ho scelto questa perla di grano perché: ha un’identità femminile costruttrice di pace, laica, non autoreferenziale, tenace e coerente; propone con nettezza l’accezione radicale delle parole politico e politica, sbaragliando ogni strumentalizzazione; perché sostiene la necessità creativa del proprio io agendo sulla personale capacità di trasformazione – creatività e trasformazione sono per me due cardini vitali; perché ha vissuto la resistenza e crede che questa non faccia parte del passato ma sia una pratica permanente di impegno e responsabilità; perché entrambe, lei e io, abbiamo lavorato, ciascuna con un proprio fare,
nel periodico Noi donne, come passandoci in corsa un testimone.
Ci sono delle frasi assiali nella nostra conversazione, dei veri e propri punti luce, dei fari direzionali che mi piace estrarre e riseminare qui, nella mia introduzione, come annunciazioni di significati e di bellezza
– Da mio nonno ho imparato che la partecipazione è un dovere e un diritto.
– Le aspirazioni frustrate, gli ideali compromessi, il bisogno di rinnovamento insoddisfatto può facilmente lasciare il posto alla rinuncia. Tuttavia, chi ha vissuto quotidianamente la sopravvivenza nella guerra è convinto che l’impegno deve continuare ostinatamente.
– Bisognava che tutti noi facessimo qualcosa! Era questo il nostro urgente desiderio.
– Era tutto abbastanza complicato, ma dovevamo farlo.
– La Resistenza non ha avuto un simbolo univoco, né la figura di un grande eroe per tutti, un Garibaldi come esempio eroico assoluto. E’ stata la foce di molti affluenti eroici.
– Eppure queste storie non hanno documentazione, non hanno scrittura. Rimangono dentro le persone che le hanno vissute e che come me le riportano.
– Che cosa facciamo? Stiamo a guardare?
– Interiormente sono una pacifista, una costruttrice di pace. Ho partecipato alla prima marcia Perugia-Assisi nel 1961.
– Molte di noi, che come me hanno partecipato alla Resistenza, hanno continuato su questa via per la pace e per la sensibilizzazione: raccolto firme per la pace, appunto, negli anni ’60, lottato, preso iniziative contro la bomba atomica e il disarmo. Battaglie forti.
– Oggi vorrei che le donne scendessero in piazza contro gli assalti barbari. Non le vedo.
Queste segnaletiche, queste signature, ci chiamano al viaggio della conversazione.
Anna Maria Farabbi
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Anna Maria Farabbi , LA RESISTENZA CONTINUA- colloquio con Mirella Alloisio
Quaderni a cura di Anna Maria Farabbi- Terra d’Ulivi 2017
Lasciarsi andare alla rinuncia. Far prevalere l’inerzia, quella suggerita dal potere al nostro orecchio: si diffonde come un veleno soporifero nella nostra mente e nel nostro corpo. Vai a sbattere contro le pareti di gomma delle istituzioni ed ogni tuo atto di ribellione intellettuale sembra spegnersi nell’inutilità. A scuola succede così. Vennero ispettori governativi a monitorare – che orrenda parola – la bontà e l’efficacia di un progetto che cambiava veramente la funzione partecipativa degli alunni, rompeva muri fra dipartimenti e corsi, vivificava con attività pratiche la scoperta intellettuale. Chiedemmo se il nostro modello avrebbe avuto allora la fortuna di approdare ad altre scuole e da altre scuole ricevere nuovi stimoli. – No. Affatto. – risposero gli ispettori governativi – noi monitoriamo, registriamo, archiviamo -. Da far cadere le braccia. E invece braccia e mani e corpo e mente bisogna alzarli ed agitarli per organizzare nuclei di resistenza in ogni settore pubblico. Si lavora per far diventare cittadini attivi i ragazzi perché se a noi che deriviamo per generazione dalla Resistenza, l’inerzia ci ha piano piano risucchiati, a loro è stata inoculata come un vaccino sino dalla nascita. Compiere azioni di cui si è convinti, senza aspettarsi niente come ricompensa, come diceva Krishna ad Arjuna prima della battaglia. Essere fattivi senza che il rimuginare e l’indecisione ci blocchino. Tenere aperta la breccia che si sta richiudendo, con tutte le nostre forze. Mirella Alloisio nelle scuole.