on the road- milano tra l’acquario e il teatro strehler
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perché nutro gli uccelli, di Richard Vargas
(traduzione di Cristiana Pagliarusco)
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una volta
vidi mia nonna protendere
la mano con una piccola offerta
di semi per uno dei passeri selvatici
che frequentavano la fontanella da lei
riempita d’acqua fresca ogni dì
stava immobile
forse senza respirare
mentre il passero guardava
verso di lei, poi il seme
poi lei come se stesse
ad esaminarne la natura
saltò nella sua mano
iniziò a mangiare
lei sorrise
una donna trattiene
un piccolo dio
“why i feed the birds” di Richard Vargas, Guernica, Revisited. © Press 53, 2014.
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on the road- milano tra l’acquario e il teatro strehler
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why i feed the birds, Richard Vargas
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once
i saw my grandmother hold out
her hand cupping a small offering
of seed to one of the wild sparrows
that frequented the bird bath she
filled with fresh water every day
she stood still
maybe stopped breathing
while the sparrow looked
at her, then the seed
then back as if he was
judging her character
he jumped into her hand
began to eat
she smiled
a woman holding
a small god
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unknown
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Ho avuto occasione di conoscere la poesia e l’umanità di Richard Vargas durante il mio lavoro di ricerca sulla poesia ecfrastica americana contemporanea. Tra gli oltre cento poeti e poete incontrati, l’esperienza creativa di questo autore Chicano mi ha colpito per la sostanza delle sue intersezioni tra realtà e poesia, politica e giustizia sempre franche e oneste. Vargas affronta temi come le relazioni familiari, i ricordi, le memorie politiche, la religione corrotta con il tono del dissidente, del dissacratore e dell’amante dal cuore calpestato. Fin dagli inizi della sua carriera di poeta ed editore, Vargas ha promosso la sua poesia per strada, consegnandola letteralmente nelle mani del lettore dalle sue stesse mani, o affiggendola ai muri della comunità dove ha per lungo tempo abitato in New Mexico. Ai vetri delle sue finestre di casa ha appiccicato i fogli dei suoi versi, perché i passanti le leggessero. La rete è poi diventata il tavolo al quale ci siamo seduti per leggere la sua protesta anti-militarista o la sua necessità di rinnovata consapevolezza sociale.
Quando sono venuta a conoscenza che la seconda collezione di poesie di Vargas, American Jesus (2005) era il frutto della rabbia suscitata dal rifiuto della First Lady Laura Bush di celebrare alla Casa Bianca la poesia di autori audaci come Walt Whitman, o dalle mille oblique percezioni come Emily Dickinson, e Langston Hughes perché profondamente in antitesi con le politiche guerrafondaie del marito Presidente, non ho potuto che sentirmi ancora più incuriosita dall’opera di Richard. Se poi si aggiunge che a muovere la sua poesia è una domanda da me molto sentita, “Se non ora quando?” dai toni profondamente legati alla poetica di Adrienne Rich, non è stato difficile il passo verso un approfondimento di questo personaggio schietto e diretto, che non teme di farsi male confrontandosi con i molti muri di paura e ignoranza che il suo paese, e insieme al suo il nostro, ci stiamo costruendo intorno.
Recensito in più occasioni da nomi della poesia contemporanea americana più attiva e attivista, Vargas mi ha colpito in questa primavera fredda per un altro suo aspetto fondamentale, ovvero la sua abilità iconografica che ben lo inserisce nella tradizione della letteratura chicana degli ultimi decenni e che lo avvicina per molti versi alla violenza e al tempo stesso dolcezza narrativa di autori come N. Scott Momaday e Joy Hario.
La poesia qui proposta (la traduzione è mia) parla di una serie di figure accoglienti e premurose di cui forse tutti quanti sentiamo il bisogno in questa primavera dai toni gelidi e minacciosi. Dopo mesi di volti dalle affermazioni e atteggiamenti agghiaccianti, la lettura di questi brevi versi, accompagnati da tre elementi iconografici classici-le mani di una donna, il passero selvatico e i piccoli semi-sono stati come un segno di rinnovata speranza che troppo spesso ormai solo la poesia riesce a risvegliare. Senza troppo analizzare le tre immagini elencate, la nonna-donna matura, il passero selvatico impaurito e diffidente e il cibo frugale offerto—come le poesie di Vargas—nel palmo di una mano non possono che infondere un segno di inaspettata fiducia che non si deve e non si può ignorare.
Cristiana Pagliarusco
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Richard Vargas è nato e cresciuto nel sud della California. Laureato alla California State University di Long Beach, ha pubblicato e curato la rivista Tequila Review dal 1977 al 1979. Il suo primo volume di poesie McLife è stato pubblicato nel 2005 da Main Street Rag Press. Nominato per un Pushcart Prize, Vargas è anche l’autore di Guernica Revisited (2014). Nel 2011 gli è stato conferito il premio Hispanic Writers Award durante la Taos Summer Writers Conference. Nel 2012 è stato parte del comitato scientifico per l’organizzazione della Tenth Annual National Latino Writer’s Conference. Al momento cura e pubblica la rivista di poesia The Más Tequila Review. Dopo molti anni di residenza ad Albuquerque, New Mexico, ora vive in Illinois.
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RIFERIMENTI IN RETE
https://www.culturalweekly.com/richard-vargas-three-poems/
http://www.press53.com/bioRichardVargas.html
http://www.originsjournal.com/more-interviews/2015/6/25/richard-vargas
http://writersalmanac.publicradio.org/author.php?auth_id=1931