bruno boggia e roberto alborghetti
Un titolo trovato in rete riporta: – Le Lacer/azioni di Roberto Alborghetti sono diventate textile design…
Leggo perché mi affascina l’idea che quanto era un rifiuto diventi arte, ricomponendo e rianimando un reperto storico e culturale che andrebbe altrimenti perduto e pratichi per esso un’azione di ri-creazione che, oltretutto, ne spodesti gli obiettivi, tracciando percorsi alternativi e assolutamente diversi.
In questo caso si tratta di carta, carta strappata, sporcata, smembrata, lacerata sottoposta all’usura climatica e del tempo, delle sovrapposizioni soprattutto per quanto riguarda la pubblicità sui muri e sui cartelloni di tutte le città che Roberto Alborghetti raccoglie dentro il suo obiettivo fotografico mettendo a fuoco tutti gli aspetti che a occhio nudo sfuggono o si strappano e li consegna a supporti diversi da cui deriva una resa diversissima e unica, senza camuffarli o mediarli con artifici. I suoi lavori non sono né collage,né graffiti e nemmeno pittura. Sono appunto lacer/azioni in cui la finalità del progetto ha carattere multidisciplinare e interessa la lettura dell’immagine e con essa l’analisi di realtà urbane in cui l’ottica è il rilevamento di una forma d’arte definita come glow brow art. L’autore, Alborghetti, ha pubblicato con Velar un album-portfolio in cui ha raccolto un certo numero di immagini scelte tra le oltre 18.000, riprese in giro per il mondo. Ha tenuto numerosi workshop nelle scuole mentre le immagini hanno contribuito a sperimentare alcuni test kinesiologici sugli effetti sensoriali e sinestetici che questi producono
.
jacques de la villegle
mimmo rotella
roberto alborghetti
C’era già stato chi dai cartelloni aveva tratto materiale d’arte, strappando la carta lacerata dai muri e sottoponendola a modifiche e trattamenti coloristici, Villeglè e Rotella per esempio, ma Alborghetti non fa nulla di tutto questo poiché coglie attraverso l’obiettivo della fotocamera gli aspetti meno evidenti dell’usura e degli strappi consegnandoli alla visione, su diversi supporti, così come essi sono, senza cambiarli o arte-farli.
Poi però, anche nell’arte, ci si dimentica opera e artista perché anche l’arte necessita di rivoltamenti, ritrovamenti e di rigenerazione. Suggestiva è così la traccia percorsa da Alborghetti che dal rifiuto ha fiutato un’operazione di ripristino estetico. Il suo progetto “Lacer/azioni”, ha di fatto rigenerato la carta straccia facendone un soggetto per l’arte, e addirittura un materiale non solo guardabile ma anche indossabile.
Infatti oltre alle tele e alle litografie, ai video è stata messa in opera e attuata una particolare resa grafica grazie allo Studio Bruno Boggia Disegni che si occupa di tessuti che realizza per i maggiori stilisti del mondo quali Capucci, Lacroix, Valentino, Lancetti, Mila Schon, Chanel, Celine, Dior, Y.S.L., …
Lacer/azioni sono così diventate forme e color di soluzioni grafiche contemporanee con cui creare motivi per tessuti, sete da distribuire poi in tutto il mondo. Alcuni suoi artworks sono stati trasformati in sciarpe di seta nel giro di pochi giorni facendo della carta-trash un simbolo trasformato di lucente eleganza, che ognuno può scorrere tra le dita facendo dell’arte da guardare da lontano un compagno di vita, un colore che infonde calore o con freschezza svola sul nostro volto facendoci sentire la leggerezza dell’aria entro cui ci muoviamo. Con la stessa interazione parole e colori si mettono l’un l’altro, reciprocamente in movimento in un’operazione in cui gli agenti e messaggeri dei sensi sono appunto la parola poetica e il colore che di luce vivono. Ventisette immagini , dalle Lacer/azioni di Roberto Alborghetti , accompagnano altrettanti pensieri ed invocazioni di Tommaso da Olera, conosciuto anche come Tommaso da Bergamo (1563-1631). Una suggestione forte e una carica emotiva che ti sorprende attraverso l’astrazione del linguaggio grafico che si fa carico di indossare gli scritti del cuore, l’intimità del misticismo di un cappuccino visionario, tanto lontano da noi quanto vicinissimo ad un desiderio che ancora coviamo, come a dire che il tempo, sono di oltre 450 anni fa gli scritti, che abbracciano la rivoluzione francescana del fratello minore di Assisi, sono ancora lo stesso conio e la stessa sostanza del nostro convivere dentro un de-siderio , che tutto unisce e scrive nel linguaggio di un potente arcaico mistero. Le immagini, catturate dalla realtà, come le altre 40.000 che Alborghetti ha raccolto negli anni nel corso della sua ricerca hanno preso in considerazione gli spazi urbani e i manifesti pubblicitari usurati e disfatti le crepe e tutti i segni che, come rughe sul volto delle città ne hanno disegnato la personalità. Se niente va perduto e tutto viene rimesso in circolo… allora la morte è diventata davvero l’amor-te?
veevera
.
Riferimenti in rete:
https://robertoalborghetti.wordpress.com/laceractions-the-collages-gallery/
**
Roberto Alborghetti
L’ha ribloggato su OKAY!.
Grazie amici per questo bellissimo articolo! Sono davvero commosso! Una sorpresa inaspettata e davvero emozionato nel leggervi. Grazie infinite!
ci auguriamo di ospitare anche nuovi lavori! In bocca al lupo e grazie.
Grazie ancora per questa bellissima sorpresa!!! Buon lavoro!
Grazie, è stato un piacere. Alla prossima.
Vee
Buon giorno Fernirosso, in anteprima un mio video, “The Hidden World”, con citazione finale delle parole conclusive dell’articolo che mi è stato dedicato. Buona visione! Ecco il link:
grazie! Ne sarà contenta l’autrice
Felicissima di questo esito! Bellissimo anche il nuovo lavoro!
vee
Nel booklet “The Aesthetics of the Decomposition” (100.000 foto per il progetto “Lacer/azioni”) è citato anche il vostro bel post, con link diretto. Ancora grazie. Link al booklet: https://robertoalborghetti.wordpress.com/2017/09/04/100-000-photos-for-my-laceractions-project-free-download-of-the-booklet-the-aesthetics-of-decomposition/
Grazie Roberto, grazie ancora per condividere con noi e alla prossima!
f.f.
Riguardando le immagini del video propostoci mi sono tornate alla mente alcune lavorazioni che si effettuano in oreficeria sui metalli, mi sembravano spille, catalogazioni minerali in cui la vita da grande artigiana si lavora anche in quelle che crediamo cose insignificanti e invece sono capolavori, se solo le si guarda con attenzione. Grazie Roberto