ISTANTANEE- Fernanda Ferraresso : Emmanuele Carrère … A Calais

 

bansky-nella giunga di calais

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Inizia con un artificio, l’autore di questo piccolo testo,  inizia scrivendo, come se stesse dialogando con chi lo legge, che della visita a Calais, luogo ormai famoso a causa del transito dei migranti sempre più numerosi e degli eventi accaduti laggiù, non dirà nulla. Di fatto lui mostra, scena per scena e inquadratura per inquadratura, ciò che sfugge alla macchina da presa. Il suo ferma immagine lo scatta attraverso la parola del racconto, che si snocciola rapido e lento proprio come in una chiacchierata.
«Di questa visita non dirò niente, né ora né dopo. Ci ho provato, ma è un posto che attanaglia. Occupa troppo spazio, è impossibile contenerlo nei limiti di pochi paragrafi». Carrère infatti non racconta tutto per filo e per segno ma  affronta la Giungla dal punto di vista di un regista, che coglie tutto quanto è stato scartato da chi, ed è stato un gran numero di giornalisti e scrittori, ha raccontato tutto quanto gli si palesava davanti. La bidonville più grande d’Europa, Carrère la coglie dalla parte di chi vi abita cioè dalla parte degli abitanti che comunque vedono e vivono tutto quanto in quell’ambito d’Europa si fa attrazione e momento di combustione. Brucia, infatti, l’esasperazione poiché tutto si protrae senza trovare soluzione e soprattutto senza poter decidere o poter entrare in una soluzione che riguarda tutti coloro che là vivono. L’autore attraversa Calais costruendo il suo reportage al contrario, in una dissuasione che poi muove tutti i suoi passi de-costruendo le ragioni per cui non dovrebbe dire nulla e costruendo l’intelaiatura per dire tutto quanto egli raccoglie per farne non solo un documento ma una dichiarazione di umanità che affiora attraverso la tessitura delle parole- scene e allo stesso tempo materiale per storie di una letteratura lucida che mostra i suoi limiti nel momento stesso in cui si esibisce. E in tutto questo c’è un transitare da una posizione all’altra in cui coabitano i personaggi di una realtà non idealizzata ma materializzata tra i quartieri e le case di Calais, in cui la disoccupazione, le differenze sociali, i migranti e i disgraziati del paese sono gli aghi di un equilibrio che manca e basta una retata negli spazi dove vivono gli uni e gli altri per vedere scattare la rabbia e l’irrazionale. Le figure che emergono sono molte e tutte hanno tratti di cui non si può cavare nulla di buono e positivo. Non manca una riflessione sull’opera murales di un noto artista Banksy, che ha lasciato il suo segno e il suo pensiero all’ingresso della baraccopoli. Non manca nemmeno un accenno ai rapporti tra Francia e Inghilterra , sempre relativamente ai migranti e per chiudere in bellezza, non manca nemmeno il pezzo forte di una sceneggiatura montata in moviola passo passo. La cameriera, colei che fa servizio e che abita proprio al limite della Giungla, lavora al McDonald’s della cittadina, disegnerà con le sue azioni parole e pensieri la chiusa del testo dove, alla fine si consuma proprio la fine di tutte le relazioni, persino quella immaginaria tra Carrère e Marguerite, colei che voleva dissuaderlo dall’andare lì.

fernanda ferraresso

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cover

 

Emmanuel Carrère, A CALAIS – Adelphi, Milano 2016
trad. di Lorenza Di Lella e Maria Laura Vanorio

 

4 Comments

  1. Amo la Normandia e vi ho passato bellissime vacanze.Ora con Calais questa terra è diventata un nodo di riflessione fondamentale per come si svilupperà il futuro europeo. Emmanuele Carrère è assai bravo ad affrontare gli argomenti che riguardano la rimozione sociale e psicologica. Io che odio le fiction televisive sono rimasto incantato di fronte a ” Les revenants”, serie scritta e sceneggiata proprio da questo autore francese. In un paese montano ritornano dopo vari anni dalla loro morte i ragazzi scomparsi in una gita scolastica e poi altri testimoni della storia sporca e nascosta della cittadina. Non sono zombie, ma essere spauriti e affamati, che non si capacitano della loro sorte e del tempo che intanto è passato. E tutti i migranti non più affiorati dal Canale di Sicilia? C’è un bel documentario da vedere: ” Lontano dagli occhi”, di Domenico Iannacone. Lo trovate anche su Youtube.

    1. grazie per queste indicazioni e sì, condivido con te il fatto che questo autore e regista abbia una capacità particolare e molto pungolante perché ti prende in contropiede ma ti costringe a guardare con attenzione.

  2. Grazie Fernanda. Emmanuelle Carrère è un grande! qualsiasi cosa tocchi! Ho letto il librino: scarno, essenziale, quasi cronaca e sono rimasta con le frasi sospese per giorni, frasi su cui tornare. Ho camminato nel fango con lui. E così ho iniziato a leggere ” Il Regno”, che menziona nel ” A Calais”. Mio Dio che meraviglia. L’avevo conosciuto attraverso “La Settimana Bianca”, un noir molto particolare. Un autore, sceneggiatore, che va tenuto d’occhio. https://www.adelphi.it/libro/9788845928901

    1. sì lo penso anch’io e infatti lo sto tenendo d’occhio. Ha un modo particolare di affrontare tutte le diverse e drammatiche esperienze umane con un sagace ed erudito modo di guardare alla storia, di cui si nutrono le nostre storie, disabilitandole dai cliché, attraverso autoderisione e qualcosa di sornione sempre pronto a svelare quanto saremmo invece propensi a passare per verità indiscutibile, invece il suo sense of humour riesce a mettere su livelli di parità anche ciò che sembra impossibile affrontare e farcelo vedere proprio come si mostra la storia di ognuno di noi, la nostra realtà, raccontata con colori accesi ma familiari.

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