giotto- la natività – interni cappella scrovegni
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Immagino un giorno freddo e assolato, il cielo di un azzurro assoluto. All’interno della Cappella il freddo in parte mitigato dal calore del sole dalle finestre. Gli occhi abbacinati dall’oro e dal blu dei cieli dipinti, dal colore delle vesti, tutti presi dalla narrazione che si snoda sulle due pareti in un ciclo a spirale.
Vado indietro nel tempo, è il giorno di Natale del 1305 ( o forse 1306, ma qui non conta).La cappella è stata inaugurata da poco. Cerco di figurarmi donne e uomini della mia città fermi davanti alla scena della nascita sacra, il primo riquadro della fascia centrale sulla parete sud, incastonato fra due alte finestre. Da lì inizia la storia del Cristo.
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interni cappella scrovegni- parete sud
interni cappella scrovegni- pareti sud-est e volta di copertura
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Manca poco a mezzogiorno. Troppa luce entra dalla finestre per distinguere i contorni delle figure. Per cogliere ogni particolare delle scena sacra. Ma di certo c’è qualcosa di strano in questo dipinto: perché il pittore ha messo il Bambino di lato? Perché non al centro? Gli occhi accecati dalla luce si interrogano.
E’ mezzogiorno, le campane suonano. E ora il raggio di sole che entra dalla finestra a ogiva – così vicina alla testolina tonda del Bambino celeste -incorona in un nimbo dorato la testa di chi è fermo lì davanti. Un unico raggio unisce il Bambino e il fedele.
“Io sono la luce“ recita il Vangelo di San Giovanni parlando del Cristo e della sua venuta al mondo.
E Giotto, prendendo alla lettera le parole del testo sacro, ha studiato l’inclinazione dei raggi del sole, per far sì che l’aureola del Bambino Gesù sprigionasse luce proprio il giorno di Natale. Ecco perché il bambino è così decentrato. Così vicino alla sorgente di luce.
Miracoli dell’arte. Miracoli della scienza. All’origine lo stretto legame tra architettura sacra e volta celeste.
“Uno dei casi più spettacolari di questo connubio – ha scritto Margherita Hack – venne scoperto e descritto nel 1988 da Giuliano Romano, allora docente di astronomia all’Università di Padova, che ha realizzato un accurato esame della Cappella degli Scrovegni di Padova” (in Margherita Hack, Viviano Domenici, Notte di stelle, Sperling & Kupfer, 2011).[1]
(In ATENEO VENETO, anno CLXXVIII, 1991, si possono leggere i risultati dello studio del Prof. Giuliano Romano).
Adriana Ferrarini
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interni cappella scrovegni- dettagli dei cicli della vita di cristo -natività e adorazione dei magi
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Note al testo
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Riferimenti in rete
http://www.arteworld.it/nativita-di-gesu-giotto-analisi/
http://www.cultorweb.com/Giotto/G.html
http://www.30giorni.it/articoli_id_283_l1.htm