Gocce di veleno. Recensione di Laura Bertolotti

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Incontrare un Barbablù, con quell’aria «ammaliante eppure pericolosa, con occhi da felino predatore» è quello che succede a Claudia, trentasei anni, single, senza figli, un lavoro da editor e una tendenza a farsi vittima nei rapporti con gli uomini. Questo Barbablù, tale Manfredi, fagocita le sue energie e aspettative e stravolge i ritmi della sue giornate di donna indipendente, ex ribelle, sfuggita agli schemi familiari che la volevano sposata e madre. E la sua vita diventa un’ossessione, un gorgo in cui si immerge progressivamente, dimenticandosi di sé e di quel che le piace veramente. Scelte difficili attendono Claudia, come trovare il coraggio di appoggiarsi a un Centro Antiviolenza e confrontarsi con il suo vissuto familiare e le rimosse memorie infantili. Come accade alla protagonista, così per le altre donne in situazione di sudditanza, non è affatto semplice attribuire un significato negativo alle molestie, confuse e perdonate come gesti d’amore.

Valeria Benatti, in Gocce di veleno, descrive una parabola di salvezza dai Barbablù che tengono in pugno le donne, con la più o meno ostentata esibizione di violenza, le minacce ricorrenti e l’umiliazione costante. È un testo positivo, sorretto da una lingua garbata e scorrevole, che accompagna la protagonista, ma soprattutto chi legge, nella quotidianità in cui si cela una violenza, talvolta subdola, ambigua nei toni e nei modi, per identificarla come tale a partire dal rispetto di sé.

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Un testo quasi didascalico, ma non prevedibile, con una soffusa, stanca dolcezza che colora le amicizie, sfiora la complessità del legame madre-figlia e ricompone, in una misura gestibile, il puzzle affettivo per aprirsi a relazioni serene ed equilibrate.

«Le abiezioni si nascondono in posti insospettabili, nessuno da fuori potrebbe mai immaginare nulla di quel che ho passato. Ma ormai so, e non voglio più fingere, almeno con me stessa. Non sono arrabbiata, sono solo stanca, infinitamente stanca. E sola».

La violenza, sostiene Valeria Benatti, non solo cambia la vita, la avvelena, ma si può uscirne.

 

Laura Bertolotti

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Valeria Benatti è nata nel 1961 a Verona. Comincia a lavorare in una radio privata già durante il Liceo e, presa la maturità scientifica, comincia a scrivere per un settimanale veronese. Dopo TeleArena lavora per Canale 5 e Rai 3 e, nel frattempo, porta avanti i suoi impegni di volontariato. Collabora anche con concessionarie e agenzie pubblicitarie, dove fa progetti di marketing e comunicazione. Nel 1999, la Rai le affida la direzione di “Serra Creativa” e, due anni dopo, conduce su La7 il programma “Fobie, gente sull’orlo di una crisi di nervi”.Torna in radio nel 2002, su RTL 102.5, dove conduce “W l’Italia” con Angelo Baiguini. Successivamente affianca Fulvio Giuliani alla conduzione di “Non stop news” e il sabato pomeriggio conduce “Cuore e Batticuore”. Attualmente conduce “W l’Italia” dal lunedì al giovedì dalle 11:00 alle 13:00 con Angelo Baiguini

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Valeria Benatti, Gocce di veleno – Giunti, 2016.

 

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