Claudia Zironi e i suoi “fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni”- Note di lettura di Fernanda Ferraresso

katarina vavrova 

Katarina Vavrova-6

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nominami, dì il mio nome.
poi pronuncia il tuo

un diverso dire propongo
scollegato dalla ragione
proprio di divino amore.
non ripetere od usare
bensì ex novo, dal vecchio

nominare.

Claudia Zironi- fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni

.

Era Venere, la  forza generatrice della natura, la dea dell’amore, del piacere e della fecondità. Era protettrice e simbolo di pace, di gioia infinita, infondeva ispirazione nel poeta in ascolto ma spesso pungeva con i suoi spilli negli occhi chi guardando il mondo se ne innamorava. Eppure ogni invocazione dei poeti niente aveva a che fare con la vita, gli dei, se pur esistevano, non si curavano delle vicende degli uomini. Oggi capita il contrario: sono gli uomini ad erigere se stessi a divinità, immemori che così avvenne anche in precedenza con l’unica grande differenza che l’invocazione serviva per liberare se stessi dai pesi, dalle forze soverchianti che ogni essere, umano appunto e quindi mortale, sentiva come oggi schiacciargli il petto e la mente.
Abbiamo inventato idoli e miti, siamo diventati gli idoli di noi stessi per porre riparo ai timori e alle ossessioni delle pene della vita non più dell’oltretomba soltanto, ma anche a quelle di tutti i giorni perché tutto si vive qui e ora e a nulla servono gli sguardi sull’anima, o dell’anima, ciò che si riproduce e trasmigra non lo fa in altri esseri,  tutto è chiaramente una creazione che distrugge la felicità fasulla che rende succubi e falsa gli uomini.
<<(…) mai nessuna cosa nasce dal nulla per virtù divina e nulla si riduce al nulla, solo si trasforma>>
Così scrive Lucrezio quando enuncia il principio fondamentale delle teorie atomiche e continua: <<La vita è composta da un insieme di corpi primi, gli atomi, corporei, indivisibili e indistruttibili; quando si muore essi si disgregano e si muovono nel vuoto di un universo infinito. Materia e vuoto costituiscono dunque la natura. >>

Gli spettri, i fantasmi, gli avatar di Claudia Zironi, mi hanno fatto riaffiorare queste vecchie letture, in cui gli atomi dello schermo come nell’immagine che abbiamo del mondo si avventurano in un continuo universo che si forma e si deforma, mentre l’anima (ma ha ancora senso scrivere e parlare oggi di anima?) di fatto crea anch’essa, a suo modo, infiniti mondi paralleli e modalità virtù-ali per percorrere quei paesaggi, generando cose che si innestano nel nostro sguardo. Così i corpi  si muovono infinitamente intrecciandosi, curvandosi in immagini e questo definendo parole di nascita e morte, in un foglio poetico che incalza i nostri ragionamenti dimostrando  la  mortalità e la caducità di entrambi. Solo i simulacri, restano, facendosi funzioni e funzionari/ali del/al corpo, spettri dei sensi, dei desideri, delle idee.Vista tatto udito olfatto, tutto si fa vivo in funzione dei simulacri, delle essenziali trasmigrazioni degli oggetti fin dentro di noi, fino a farsi nostro corpo e di quello bruciando.
Isola, l’amore, incendia e dispone,  disputa con la vita il gioco della morte. Peso forma corpo impronta, una geofisica dell’astra-azione?
Eppure tutto è al centro della nostra terra, la feconda, la rovescia, la infetta e poi sana, la colma di nuvole, ne fa sorgere i linguaggi. Simulacri, appunto.Tutti simulacri in cui l’ignoto e l’ignoranza si appuntano cercando continuamente di salvarsi, di affrancarsi secondo una natura fatta di cose misurabili, assestabili sempre convertibili. Fortuna? Dove abita il destino? E siamo abbastanza svegli per vederlo, afferrarlo, leggerlo?

Sulla spiaggia della vita, una spiaggia di atomi come sabbia di minuti,  abitano stelle e fantasmi, noi stessi siamo quei quarzi, ed entriamo in vibrazione grazie alle voci che noi in noi produciamo, lanciandoci, come parole tra gli atomi nel corpo esteso dell’aria, di cui pure siamo composti, in una concatenazione di cui non ci rendiamo conto, di cui non sentiamo il continuo movimento se non l’attimo dell’urto, contro l’altro, in cui qualcosa in noi cede, cade e nell’istante partecipa di sé l’altro o nell’altro, attraverso la pausa, il silenzio in cui ciò che credevamo di vedere si fa riflesso e, in grazia di questo, l’artificio prodotto si mostra come altro corpo, non più nostro eppure mino-tauro, nel labirinto tecnologico, senza pareti, senza Arianna, senza un filo a cui av-volgere il ritorno.

fernanda ferraresso

 

katarina vavrova 

Katarina Vavrova-75

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IL FANTASMA

I fantasmi sono particolarmente sleali e pericolosissimi per il nostro subconscio: mostrano solo uno dei propri tanti aspetti – di solito quello fascinatorio – ci illudono della loro esistenza reale e tramite misteri esercitano una sorta di mesmerizzazione a cui non si può sfuggire. Di loro non possiamo non innamorarci perdutamente e incondizionatamente, poiché la nostra mente riempie tutto il contorno inconoscibile con i nostri sogni e con i nostri desideri.

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i fantasmi si riempiono di frutti le mani
sorella, respirano come i vivi, soffrono
camminandoci accanto dal confine
di quella dimensione della mente. muoiono
in mare e nei campi, sono come lampi
bagliori velocissimi attraverso la stanza
neri. poi gli schermi si spengono
e i latrati nella notte. ora dormi.

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dimmelo tu
che solo inesisti e taci
perché sono così affranta
dal disastro.
eppure
siamo qui, vivi, errori tuoi e separati, prova
della tua fallibilità, ché se ci avessi fatti uno
tutto questo dolore non esisterebbe. invece
ci sono figli, amanti, amici, assassini, folli
e ubriachi, come bestemmie
camminano nel mondo, senza un solo
vasto pensiero d’infinito.
e c’è la guerra, c’è l’odio
ci sono la malattia e la perversione.
c’è perfino l’amore.

.
II
FANTASMI: LA POESIA

parliamo di ontologia a un’ape
citiamo l’essere guardando il cielo
con un telescopio. pensiamo
a un dio che a propria immagine
crei un batterio.
guardiamo al tempo
se ne siamo capaci.
consideriamo l’etica e la morale
per la loro durata e il loro effetto.
contempliamo l’inesistenza, poi
produciamo arte.

.

fra i silenzi:
le prose, i versi. ma
fra le parole permangono i silenzi.
si dovrebbero togliere gli spazi
per darci un palliativo di sollievo.
eppure sono silenzi pieni
colmi di brusii ed acufeni di pensieri
di mostri impolverati dell’inconscio.
pochi ci avvertono
la melodia della quiescenza.
ma ciò che chiamano silenzio
è un inganno audiovisivo.
e hai ragione dunque, Alejandra *
che il silenzio non esiste
in questo stare. chi lo tenti
sia colpevole
d’abuso di linguaggio
condannato
per appropriazione ereditaria indebita
venga appeso
per esercizio di potere.
ché tu sola lo hai trovato, nel cessare.

* Alejandra Pizarnik

.

katarina vavrova 

KATARINA VAVROVA (27)

IV
LO SPETTRO

padri nostri che state in terra
non vi perdoneremo il seme
non avremo compassione
che di noi stessi, per gli specchi
che a vostra immagine
avete generato. dalla terra
apprenderemo un abbraccio
quando dei vermi sapremo
la regola dell’esistenza.
dateci oggi un gesto insano
a chi è terra nel silenzio
mentre tutto ride, intorno.

.

soli iscritti tra raggi o soli
velati, tengo le scorze strette
tra brillamenti e derive dove
tu. siamo assoluti d’assurdo,
paradossi di condanne, amori
e ancora. rotiamo torno torno
all’asse
imperscrutabile, inverso. sei bello.
e unico ti sgretolo, traccio un solco
cavo, ti raggiungo sul confine

limpido animale

.
davanti alle vetrine Socrate
avrebbe saputo cosa dire.
balbettando io ne bevo
senza morire d’aspra luce
di un saldo entro le facce
degli automi. ma tu prendimi
– che nessuno ha davvero voglia
di esser solo – prendimi,
portami nella derisione
del tuo amore oltre un dio
di morta plastica e i manichini.
montiamo in vita a una spiaggia
di ciottoli roventi, stellari, scalzi
per danzare
ogni cara ipotesi di salva distruzione
della razza. poi restiamo lì,
penetrati, ceneri abbracciate
come inerti, frantumate ossa
per millenni, in felice dissipazione.

 

 

Claudia Zironi, fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni-  Marco Saya Edizioni 2016/ POESIAOGGI .

6 Comments

  1. Ringrazio Fernanda Ferraresso per lo spazio e il tempo che mi ha dedicato. Sono molto felice di averle riportato alla memoria antiche letture e di averle ispirato profonde riflessioni sull’umano.
    Ringrazio anche per l’abbinamento dei miei testi alle opere di Katarina Vavrova che trovo stupende e dalle quali desidero farmi ancora accompagnare in futuro quando renderò pubblico qualche scritto in rete.
    Un caro saluto.

  2. Pingback: Claudia Zironi
  3. Le poesie di Claudia Zironi, così appassionatamente porte da Fernirosso, sono belle. ‘Raspano’ dentro, ma anche fuori, dove graffiano l’intravisto, il celato (appena), l’apparente imprendibile che però ci prende e tiene. Mi piace questa voce di donna domatrice e belva insieme.

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