A COLPO D’OCCHIO- Silvio Lacasella: Giuseppe Penone – Mart – Rovereto

giuseppe penone

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Rimosse le pareti interne, pensate per spezzettarne l’enorme area espositiva, Gianfranco Maraniello, alla sua prima importante mostra al Mart di Rovereto nella veste di direttore, ha avuto la felice idea di far aprire i lucernari del secondo piano, permettendo così il diffondersi di una luce omogenea e zenitale: perfetta per le sculture di Giuseppe Penone, indissolubilmente legate alla natura.

Così facendo, esse hanno ritrovato  la fonte “fluida” del loro sviluppo generativo. Una sorta di ricongiungimento non solo ideale, tra esterno e interno, determinante e funzionale per una corretta lettura della sua opera. Quella che entra dai lucernari, infatti, è la medesima luce che tocca e avvolge i monti circostanti,  guardiani dell’intera Vallagarina: il monte Stivo, il monte Zugna e poi il Finonchio e il Biaena. Aspri spuntoni di roccia, stretti alla base da una fitta vegetazione di conifere e faggi. Simile a quella che Penone, quando vi torna, ritrova nei boschi di Garresio (Cuneo), luogo in cui è nato nel 1947 e dove, sin dalla fine degli anni Sessanta, ha trovato modo di esprimere la propria energia creativa. Un rapporto paritario e dialogante con l’ambiente esterno, il suo, capace di modificarne la morfologia, attraverso una serie di “inglobanti” esperienze visive e tattili: “Anche col marmo è così, se lo accarezzi, si ha l’impressione davvero di toccare la pelle. Per me la scultura è questo, non altro, un gesto semplice, elementare: toccare, lasciare una traccia, abbracciare la natura”.

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D’altronde, trasformare la luce in materia, quasi essa fosse un calco di ciò che stiamo guardando, è un desiderio che da sempre accompagna gli scultori, sino a divenire pensiero assillante, ad esempio, in artisti quali Antonio Canova e Arturo Martini. Forse, però, ancor più presente in Penone, il quale, non utilizzando i volumi per sviluppare la trama di un racconto, si prefigge di individuare quanto essa al suo interno già contiene, tenendo a dovuta distanza ogni forma di decontestualizzazione: Duchamp è lontano. Dice: “Io non creo, ripeto” e poi aggiunge: “Michelangelo vedeva già nel blocco di marmo una forma artistica che voleva imporre, io mi limito a ritrovare la forma naturale dell’albero dentro ad un tronco segato e livellato dall’uomo: un suo stadio precedente”.   

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Trasformandosi a loro volta in fedele calco emotivo (“il calco non è una rappresentazione, ma un’evocazione”), colpisce come Penone riesca ad accompagnare con alcune frasi l’esperienza visiva. Quando, ad esempio, afferma: “Io lavoro sempre nella natura, non con le superfetazioni culturali, che non mi interessano”, s’intuisce che persino la luce artificiale, all’interno del processo visivo originario, può divenire una deviante forzatura linguistica e critica, in grado di creare percorsi suggestivi, ma indesiderati e, soprattutto, “innaturali”. Egli sa che l’opera corregge la propria sostanza espressiva a seconda di ciò che la circonda. In certi casi, questo accade involontariamente: “Ad ogni respiro noi apriamo una forma, apriamo uno spazio (…) anche il visitatore con i suoi passi produce scultura modificando l’ambiente”.

Ad attrarre l’artista, forse più di ogni altra cosa, sono le trasformazioni che solo il lento scorrere del tempo riesce ad imprimere in ciò che stiamo osservando. In particolare, appunto, Penone rimane incantato dalle modificazioni più impercettibili: “A me interessa nel marmo, nel legno, nella pietra, ritrovare il principio naturale, talvolta disatteso dalla nostra indifferenza moderna. Risvegliandone il mistero”.  Le individua nella “pelle dei monti”, nelle stratificazioni della pietra e nelle sue striature venose. Non minori corrispondenze le trova nel reticolo geometrico delle cortecce degli alberi, talvolta arricciate dall’accumolo di sostanze organiche, ma anche in quello presente nella nostra pelle, individuato grazie ad un punto di osservazione estremamente ravvicinato e fissato con la grafite in enormi disegni, quasi a voler rendere eterno anche ciò che è destinato a deperire. Non sempre è possibile bloccare l’immagine, Penone stesso ne è consapevole. Una  tra le sue opere più celebri, ora presente anche al Mart (“Soffio di foglie” 1979), porta l’impronta del suo corpo, impressa su un cumolo di piccole foglie secche, destinate ad essere rimosse al termine della mostra. In questo caso il “calco” sono le immagini che ne documentano l’azione.  

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giuseppe penone

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Quando decide di creare una forma, non la scava nel blocco, dunque, ma la modella nella creta. Materia il cui destino pare essere legato all’uomo: “la creta è sempre esistita ed esisterà sempre. È un gesto naturale, umano, quello di affondarvi le dita”. Arte non povera, semmai essenziale. Osserva Gianfranco Maraniello nelle pagine introduttive del catalogo Electa che accompagna la rassegna di Rovereto (aperta sino al 26 giugno), ricca di oltre sessanta opere, alcune storiche, altre più recenti: “Il lavoro di Penone è arcaico. Il mondo non è rappresentato ma si fa matrice dell’opera” in una posizione “non condizionata da cronache o tendenze dell’attualità”. Libera, fortemente voluta da una sincera spinta interiore, dettata dall’animo dell’artista, ma anche e non meno da una sofisticatissima elaborazione percettiva della realtà. Non uno dei suoi soggetti può rientrare da dove è partito, così come impossibile è ricostruire l’ordine logico relativo alla distanza, alla profondità e alla grandezza. Le sue opere misurano il tempo e, dal tempo, vengono misurate. Pur così differenti tra loro, paiono confluire in un unico percorso poetico e spirituale. Cogliendone la sostanza, oltretutto, andremo poi ad osservare con con occhi diversi anche ciò che ogni giorno vediamo.    

  Silvio Lacasella

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Giuseppe Penone – Mart – Rovereto – 19 MARZO 2016 / 26 GIUGNO 2016

Riferimenti in rete:

http://www.mart.tn.it/slideshow_fullscreen.jsp?id_context=5774&imgPos=5

http://www.domusweb.it/it/notizie/2016/03/18/giuseppe_penone_scultura_mart.html

http://www.artemagazine.it/mostre/arte-contemporanea/item/720-l-arte-povera-di-penone-al-mart-di-rovereto

http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/penone-al-mart-di-rovereto

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