PASSAGGI CON FIGURE- Elianda Cazzorla: Un pastiche di compleanno.

elianda cazzorla-liegi

Liegi- con Simenon

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Liegi, 13 febbraio 2008

– Desidera parlare di qualcosa?
Con la testa fece cenno di no. Ma infilò i suoi occhi dritti dentro i suoi. La sua voce le giungeva alle orecchie come se ci fosse un vetro tra di loro. Era il vento freddo che ne modificava il suono rendendola innaturale.
– Guardi che parlare di qualcosa significa per me parlare di amore o di letteratura. Le mie due passioni: le donne e i libri. Ha qualche preferenza?
Era strano udire sillabe susseguirsi, concatenarsi e formare parole, frasi un po’ come il filo di lana che si trasforma in calze. Fissandolo negli occhi pensò a sua nonna che sferruzzava con tre ferri e aveva sempre l’indice legato ad un filo per un nuovo inizio.
– È un’abitudine da prendere.
Stava per dire quale? Ma il suo pensiero in quel momento seguiva più direzioni contemporaneamente e lei non ne afferrava il nesso tra l’abitudine da prendere e le calze di lana, dimenticando che la calza non era nel discorso di quell’uomo tutto d’un pezzo che le stava accanto. Lo guardò meglio era vestito di bronzo. Era tutto bronzo: gli occhi, i capelli, la pelle, persino la cravatta e la camicia. Di bronzo.
– Ne è ghiotta lei?
Ghiotta? Diventava sempre più comica quella conversazione e lei finiva per non capirci più nulla. Tutto si confondeva per colpa di quel vento freddo. Rispose con aria grave:
– Sì.
Non sapeva di cosa si trattasse esattamente, ma ci teneva a non essere scortese nel giorno del suo compleanno.  Era il tredici febbraio e in quell’anno Georges compiva centocinque anni. Quell’uomo di bronzo l’affascinava. Aveva lo sguardo penetrante. Era Simenon, mica uno qualsiasi, di lui ne conosceva la fama, la grande produzione artistica, i diciassette pseudonimi. O qualcuno di più? Sperava che tramite il tocco della punta della sua scarpa con la di lui scarpa, o il tocco della sua mano sulla di lui coscia, o semplicemente che il suo braccio destro sollevato dalle dita solerti e sapienti dello scrittore… Sì? Sperava insomma che in qualche modo si compisse la magia. Lei, una delle tante donne che lui aveva toccato, diventasse capace di costruire scene, personaggi indimenticabili, di creare atmosfere con poche pennellate di colore, di far cadere la pioggia sulla pagina. Il sogno. Scrivere come lui. Dov’era andata a finire la sua autonomia? La sua voglia di essere unica, senza padri o compagni che indicano la strada.
– Kabuki
Non osò dire Eh? Sarebbe stato poco strategico. Con uomini così è meglio non farsi scoprire ignoranti.
– Kabuki
Ah! È diverso. Forse il vento freddo ha mutato le sillabe? Kabuki lo conosce. È il suono di un tamburo nella notte. Dita esperte. Savane. Tigri. Eufrate. Sorrise per quella associazione automatica da banchi di scuola di prima superiore. E la Mezza Luna Fertile in terre lontane. Babilonia. Torre altissima. Scambi linguistici e letterari. Lei era nel mezzo di un pastiche.
– Kabuki.
Quella parola era una punta di trapano numero otto. Non poteva continuare sulla via del faccio-tutto-io-nella-mia-testa. Rischiava buchi profondi e inutili. Non si trattenne più. E chiese:
– Cos’è Kabuki?
– Ka è canto, bu è ballo, ki è conoscenza tecnica.
Certo lei amava la conoscenza. Aveva letto molti dei suoi libri. Aveva smontato alcuni suoi romanzi per capirne la tecnica. Senza dimenticare che lo aveva seguito da bambina nel sembiante del commissario Maigret. Voleva mangiare solo omelette quando lo guardava con la sua mamma in tv. Nei casi risolti del signore con la pipa non c’era violenza. No. Solo la scoperta e l’analisi della mediocrità che porta l’antieroe a fuggire, a cercare strade nuove e ad essere disposto a tutto pur di lasciare il ferro grigio della vita.
– Ma cosa vuol dire Kabuki, mio maestro?
– Teatro giapponese. Lei è in una posa drammatica, da desiderio puro, le manca solo la biacca sul viso e la bocca rossa. Provi a trovare la voce dal fondo. Provi a staccare la punta della sua scarpa dalla mia e a danzi da sola. Può farlo.

Elianda Cazzorla

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kiyonori hasegawa- mika yoshioka and kazuo kimura in  the kabuki photo 

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