UN SAGGIO QUASI FILOSOFICO: Il maschio è inutile -Telmo Pievani

 joe mcnally- ricostruzione dal DNA -donna neandertaliana (via science)

Joe McNally- donna di neanderthal

science

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Un filosofo della scienza e un giornalista raccontano le evoluzioni del maschio. Per scoprire come l’uomo di oggi possa sopravvivere al tempo, alle donne e a se stesso.

Non è più tempo di certezze. Nel Pleistocene i maschi facevano i maschi e le femmine facevano le femmine, o almeno così ci hanno raccontato. Adesso è tutto più complicato e si affaccia il sospetto che, in natura, il sesso debole sia quello maschile. In alcuni pesci, i maschi sono diventati “nani parassiti”: la loro funzione è solo quella di contribuire alla fecondazione in cambio di cibo. In altri, il maschio si è trasformato in un’appendice penzolante dal corpaccione della femmina: un mero serbatoio di spermatozoi. Neanche in un fanta-horror femminista si sarebbero spinti a tanto. In altri casi ancora, le femmine fanno tutto da sole o cambiano sesso all’occorrenza. I maschi, dal canto loro, si ammazzano di fatica per farsi scegliere dalle femmine. Non va tanto bene nemmeno per noi mammiferi: il sesso è costoso, anche se ci regala piacere e sempre nuova diversità. Pare addirittura che i cromosomi maschili siano più instabili, in decadimento. Il maschio si sta estinguendo e fra non molto persino le femmine di primati troveranno soluzioni alternative per far proseguire comunque l’evoluzione. Forse anche per questo il maschio è sempre più nervoso: sente che gli manca il terreno sotto i piedi. La natura ci sta dicendo qualcosa che riguarda anche noi, e poco male: il mondo trabocca di inutilità e gli uomini rientreranno a buon titolo nella categoria del superfluo. A meno che non smettano di fare i maschi da cartolina, come gli uomini teneri e sorprendenti raccontati qui. Un libro brillante e insolito che va alle radici – evolutive – del problema, e un’analisi della cultura contemporanea in cui scienza e satira sociale si fondono per raccontarci con ironia qualche scampolo di realtà.

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suricati- a capo della colonia c’è una femmina

suricati

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LA NATURA insegna: le femmine sono più forti, autosufficienti e spesso addirittura dominatrici. Così è in molte specie animali e così, sempre di più, sarà nell’evoluzione futura. Avviene nel mondo animale, ma il processo è avviato anche tra gli uomini, già oggi in crisi d’identità, fragili e bloccati dalla loro incapacità a uscire dallo stereotipo obsoleto del “maschio tutto testosterone”. Eppure una via d’uscita ci sarebbe: rendersene conto e abbandonare “la cartolina patinata” e rassicurante di un passato che non c’è più, condizione indispensabile per riacquistare un ruolo utile e positivo. Perché, tranquilli, anche se in natura il sesso ha mille sfumature e inclinazioni (e meno male), per la riproduzione, “mescolare geni tra maschi e femmine produce incessantemente diversità, il che rende più robuste e sane le popolazioni biologiche”.

Uno scenario che non è tratto da un fantasioso manifesto postfemminista, bensì dalle parole serie e documentate di Telmo Pievani, filosofo, evoluzionista e cattedratico di Filosofia delle scienze biologiche all’università di Padova che, con il giornalista Federico Taddia, ha scritto Il maschio è inutile (Rizzoli), un saggio che archivia le vecchie certezze sui ruoli di genere e descrive come, in natura, il sesso debole stia diventando quello maschile. E non è il parere degli autori.

Il libro offre un vasto panorama di esempi estremi e si va da certi pesci maschi che contribuiscono alla fecondazione solo per ottenere in cambio il cibo necessario alla loro sopravvivenza ad altri animali con femmine del tutto autosufficienti per la riproduzione e anche capaci di cambiare sesso all’occorrenza. In natura, poi, il maschio già quasi inutile, deve faticare non poco anche solo per conquistare la partner. Ed ecco il ragno che confeziona pacchi elaborati con il suo sperma da regalare alla femmina che li mangia dopo la copula, fino all’uccello australiano chiamato “Il giardiniere satinato”, uso a preparare un giardino-alcova nel territorio di caccia delle prede, che poi adorna con piume, foglie e bacche. Nella speranza che la femmina lo scelga tra gli altri, premiandolo con l’accoppiamento e la prole.

E i mammiferi non sono da meno: in un prossimo futuro è probabile che le femmine di alcuni primati potranno procreare con soluzioni alternative, visto che i cromosomi dei loro maschi sono in irreversibile decadimento.

E gli uomini, davvero anche loro presto saranno inutili? Il filosofo della scienza e il giornalista raccontano le evoluzioni del maschio, ma anche quello che possono fare gli uomini per sopravvivere al tempo, alle donne e a se stessi. Una soluzione per cavalcare l’evoluzione naturale comunque ci sarebbe: innanzi tutto, abbandonare il luogo comune della supremazia a tutti i costi e prendere coscienza di sé e della nuova realtà. Adeguarsi e rafforzarsi e solo così si potrà tornare a essere utili e originali. Provare per credere e nel libro alcuni uomini ” teneri e sorprendenti” che ce l’hanno fatta, si raccontano e offrono la loro testimonianza di ottimismo. Del resto il saggio, seppure con un approccio bizzarro, esprime una filosofia di convivenza. Scusate se è poco.

Professor Pievani, davvero Il sesso debole è ormai quello maschile?
Lo è sempre stato, almeno dal punto di vista dell’evoluzione. Sono le femmine in natura a sobbarcarsi nella grande maggioranza dei casi i costi della riproduzione e dell’accudimento della prole. Sono spesso le femmine che scelgono i maschi con cui accoppiarsi, attraverso la selezione sessuale. In molti animali, poi, le femmine hanno imparato a fare tutto da sole: si clonano generando una schiera di individui geneticamente uguali a loro, oppure cambiano sesso all’occorrenza, giocando praticamente tutti i ruoli in base alle circostanze. In natura c’è davvero di tutto, la natura è arcobaleno: eterosessualità, omosessualità maschile e femminile (sulla quale però sappiamo ancora pochissimo), bisessualità, asessualità. Alle Hawaii hanno scoperto che negli albatros si formano coppie stabili di femmine che si fanno fecondare da un maschio ma poi covano il loro uovo e crescono il cucciolo da sole, tra femmine. In certi pesci di profondità, come la rana pescatrice, le femmine sono gigantesche e si portano appresso, attaccati alla pelle, minuscoli maschietti parassiti, il cui unico compito è fornire di tanto in tanto una dose di spermatozoi alla femmina. Il maschio nano parassita perde addirittura le sue funzioni vitali e riceve il nutrimento dalla femmina: una sorta di testicolo ambulante; davvero umiliante! C’è qualche genetista poi che sospetta che anche il cromosoma Y sia in crisi. Le femmine infatti sono geneticamente simmetriche (XX), mentre i maschi asimettrici (XY), e questo potrebbe rendere a lungo andare più vulnerabile il cromosoma dei maschietti.

Questo mutamento evolutivo avviene in natura, quanto ci mettono gli umani del nostro tempo?
La specie umana è unica a modo suo, soprattutto a causa dell’evoluzione culturale e della nostra particolare plasticità. Tuttavia non siamo speciali né indipendenti dalla natura e dall’evoluzione, che ancora condiziona i nostri comportamenti. Nel libro noi giochiamo con l’idea della debolezza biologico-evolutiva del maschio per avanzare la tesi secondo cui questa fragilità nascosta del maschio viene percepita malamente dagli interessati, che si sentono fragili ma ancora vogliono rispettare uno stereotipo sociale di maschio tutto testosterone. Il problema è che noi non siamo elefanti marini o cervi, cioè specie in cui pochi maschi dominanti controllano grandi harem di femmine e combattono per sconfiggere i giovani maschi sfidanti (finché non perdono lo scettro). Anche in quei casi si è scoperto, fra l’altro, che le femmine certe volte sono in grado persino di decidere il sesso del nascituro: se le madri sono troppo piccole o deboli, e non hanno chance di generare maschi competitivi, preferiscono mettere al mondo solo femmine. Quindi fanno tutto da sole anche in quel caso. Il maschio umano è sessualmente insicuro per definizione: non sa quando la femmina è fertile (come succede invece in quasi tutti i nostri parenti primati più prossimi, dove l’estro o “calore” della femmina è manifesto) quindi deve tenersela stretta, deve presidiarla, per poter essere minimamente sicuro di essere il padre della generazione successiva. Ciò nonostante, sappiamo che anche nelle specie più monogame c’è sempre un margine di promiscuità femminile. Quindi insicuri e persino traditi.

Quali ancore di salvezza hanno ancora i maschi, forse anche a beneficio delle donne?
Direi tre vie di uscita. La prima è che l’inutilità è diffusa in natura, quindi anche il maschio può farsene una ragione e se non altro esserne consapevole: succede peraltro, nell’evoluzione, che qualcosa di apparentemente inutile poi possa tornare buono in modo inaspettato. La seconda è che il maschio veramente inutile è quello che invano cerca di obbedire a uno stereotipo sociale che non regge più: se scarta di lato, se trova un modo per sottrarsi a questo standard da cartolina patinata, allora forse può ritrovare un’utilità e un’originalità, cioè una condizione in cui forza e gentilezza, protezione e mitezza stanno insieme. La sessualità non è bianca o nera, ci sono sfumature e per certi aspetti siamo tutti un po’ ermafroditi. La terza è che tutto sommato i maschi nell’evoluzione sono rimasti e qui si nasconde il segreto del sesso. Nonostante fare sesso sia costoso e rischioso in natura (perché richiede energie, tempo, ed espone al rischio di predazione), la sua pratica è rinforzata da sensazioni di grande piacere e dal desiderio: deve esserci un vantaggio evolutivo profondo nel sesso e secondo gli scienziati questo beneficio consiste nella diversità. Mescolare geni tra maschi e femmine produce incessantemente diversità, il che rende più robuste e sane le popolazioni biologiche. Ecco perché, nonostante tutto, esistono ancora i maschi.

http://www.repubblica.it › Rubriche › Passaparola- 20 nov 2014
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cover Pievani il maschio è inutile

 

Telmo Pievani, Federico Taddia, Il maschio è inutile- Rizzoli Editore 2014

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