antonio polo, es – agostino arrivabene, in-finitum
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UNA LUNGA SFILATA DI MONTI, di Franco Buffoni
Una lunga sfilata
di monti mi separa dai diritti,
pensavo l’altro giorno osservando
il lago Maggiore e le Alpi
nel volo tra Roma e Parigi
(dove dal 1966
un single può adottare un minore).
Da Barcellona a Dublino
oggi in Europa ovunque
mi sento rispettato,
tranne che tra Roma e Milano,
dove abito e sono nato.
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A LONG PARADE OF MOUNTAINS
A long parade of mountains
separates me from my rights,
that’s what I was thinking the other day
while observing the lake Maggiore and the Alps,
flying from Rome to Paris,
(where since 1966
a single can adopt a minor).
From Barcelona to Dublin
everywhere in Europe now,
they show me respect, that’s the norm,
except in Rome and Milan
where I live and I was born.
Translated by Davide Trame
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La pubblicazione di questo testo, in coincidenza dell’ennesima giornata che ricorda di non dimenticare qualcosa e che, inevitabilmente sfila, davanti a noi, la solita sequela di picchi azzurri, che becchettano un cadavere, mi ha portato a fare alcune considerazioni. Ormai mi suona terribilmente da morto ogni campana che, stonata e in tono con la giornata, indice una calendarizzazione per qualcosa che dovrebbe essere vivo in ciascuno di noi e invece è, come uno di quei tanti post it , quei fogliettini dai tanti colori, fatto per potersi dimenticare. SI DIMENTICARE! Passare oltre, non soffermarsi a faticare, a introiettare, a riflettere in sé ciò che è materia di rispetto. Da RE-SPICIO, cioè ri-guardo ( e specchio deriva da speculum e da spicere, guardare) che significa stare di guardia a tutto ciò che nessuno di noi sa, perché questa è la sostanza su cui alla fine si discute tanto. QUALCOSA CHE NESSUNO SA! Si parla a casaccio, si legifera su materia e materiale che non si conosce. Le insulse leggi razziali, viste ai giorni nostri indicano solo una ignoranza spaventosa, ciò che è chiaro è che la razza umana discende da un ceppo che dall’Africa si è spostato in più direzioni, per esempio. Se poi parliamo di cosa sia un uomo o una donna: allora travalichiamo tutti i confini dentro cui siamo ancora chiusi dal giorno della nostra apparizione in questo piccolo stazzo che è il mondo. Ma. Ciò che personalmente mi infuria è proprio la possibilità che ognuno dia ad un ristretto numero di persone la possibilità di legiferare e regolamentare ciò che è un mondo interiore, con conseguenze relazionali certo, ma che non inficiano, se non ancora una volta per grettezza e ignoranza, qualcosa che sta oltre la relazione ed è la sfera dell’essere di ciascuno di noi in questo in-finito corpo che ci ospita per un tratto.
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Ri-conoscere non implica essere l’altro ma ri-conoscere l’altruità che ognuno è, ciascuno riconosce solo se stesso e abbisogna di tempo, lavoro, cammino, per attraversare quella lunga sfilata di monti che ci separa dai diritti, che ognuno ha verso di sé, perché ogni altro è quel se stesso.
Nessuno ha la delega per farlo. A nessuno compete il diritto di essere l’altro.
fernanda ferraresso
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