Iosif Brodskij – Fondamenta degli Incurabili -1989-PROPOSTA DI RILETTURA

Omaggio a Marco Aurelio.

“Lo vidi l’ultima volta alcuni anni fa, una notte d’inverno piovosa, in compagnia di un dalmata randagio. Stavo tornando in taxi dall’albergo, dopo una delle serate più disastrose di tutta la mia vita. Il mattino dopo avrei lasciato Roma per gli Stati Uniti. Ero ubriaco. Il traffico si muoveva alla velocità che si vorrebbe per il proprio funerale. Ai piedi del Campidoglio chiesi all’autista di fermarsi, pagai, e scesi. L’albergo non era lontano, e immagino che l’intenzione fosse di continuare a piedi;invece, salii sul colle. Pioveva, non troppo forte ma abbastanza da tramutare le luci della piazza-anzi! il trapezio- in bollicine effervescenti di alka seltzer. Mi nascosi sotto le arcate del Palazzo dei Conservatori e mi guardai intorno. La piazza era assolutamente deserta e la pioggia stava facendo un corso intensivo di geometria. A un tratto mi accorsi di non essere solo: un dalmata di media stazza era apparso dal nulla e si era accovacciato in silenzio a mezzo metro da me. La sua apparizione improvvisa era così strana e confortante che subito provai l’impulso di offrirgli una sigaretta. Suppongo che questo avesse a che fare con le sue macchie: il pelo del cane era l’unico punto in tutta la piazza che non rivelasse l’intervento umano. Per un po’ fissammo entrambi la statua dell’uomo a cavallo. “La natura universale che esce dalla sostanza naturale, come fosse cera, ora plasma la figura di un cavallo, poi fondendola usa la materia per un albero, poi per un uomo, poi per qualcos’altro; e ciascuna di queste cose sussiste pe un tempo brevissimo. Eppure una scatola non soffre a essere rotta, come non aveva sofferto a essere inchiodata”. Ciò é quanto un ragazzo aveva imparato a memoria all’età di quindici anni e ricordava a distanza di sette lustri. Però questo cavallo non venne fuso, e neppure quest’uomo. La natura universale pareva soddisfatta di tale versione della sua sostanza e la fuse nel bronzo. E improvvisamente – presumibilmente a causa della pioggia e del ritmico alternarsi dei pilastri e degli archi di Michelangelo- tutto si fece indistinto la statua scintillante, priva di ogni geometria, sembrò muoversi. Senza fretta, e senza abbandonare il luogo; ma abbastanza perché il dalmata si staccasse da me per seguire il procedere del bronzo.[…]
Il dalmata randagio che trotta dietro  il cavaliere di bronzo sente qualcosa di strano, che suona in qualche modo familiare ma é smorzato dalla pioggia. Accelera leggermente e sorpassata la statua, solleva il muso nella speranza di comprendere ciò che esce dalla bocca del cavaliere. Dovrebbe essere facile per lui, in teoria, visto che la Dalmazia era il luogo natale di tanti Cesari. Riconosce la lingua ma non riesce a decifrare l’accento:

– Poni attenzione a non trasformarti in Cesare, a non lasciarti immergere nel color porpora; perché accade.
Mantieniti dunque semplice, sii puro serio impassibile, amico della giustizia, religioso, gentile, affettuoso, forte nel tuo lavoro. Lotta per continuare a essere l’uomo che la filosofia voleva fare di te. Rispetta gli dei, risparmia gli uomini..

Non lasciarti turbare dal futuro, perché ci arriverai, se devi arrivarci, portando con te la stessa ragione  che stai usando ora per incontrare il presente.

Tutte le cose sono identiche: familiari all’esperienza, transitorie nel tempo, sordide quanto alla loro materia; tutte sono ora quali erano al tempo di coloro che abbiamo seppellito.

Rivoltarsi contro una qualsiasi delle cose che accadono é separarsi dalla natura.

Gli uomini sono venuti al mondo ciascuno per il bene dell’altro. Istruiscili, quindi, o sopportali.

L’universo é cambiamento, la vita opinione.

Percorri sempre la strada breve, la strada della natura é breve.

Quali sono le tue fantasie ricorrenti, tale sarà la tua mente, perché l’anima é colorata dalle sue fantasie.

La mente del Tutto é sociale.

La forma più nobile di ricompensa é non diventare come il tuo nemico.

Ciò che non giova all’alveare non giova all’ape.

Sul dolore: ciò che non possiamo sopportare ci allontana dalla vita; ciò che dura può essere sopportato. Anche la capacità di comprendere preserva la sua tranquillità grazie all’astrazione, e l’io che si controlla non diventa peggiore; ma sta alle parti ferite dal dolore dichiararlo, se mai lo possono.

Esistono tre relazioni. Una  é con ciò che ci circonda.  L’altra é con la causa divina dalla quale tutte le cose derivano. La terza é con coloro che vivono nel nostro stesso tempo.

Accetta senza orgoglio, cedi senza lottare. –

E poi non ci fu più nulla, eccetto il rumore della pioggia scrosciante sulle pietre lastricate di Michelangelo.  Il dalmata sfrecciò attraverso la piazza come una scheggia di marmo dissotterrata. Di sicuro era diretto verso l’antichità, e si portava nelle orecchie la voce del padrone, la voce della statua:

“Rendere queste cose familiari a te stesso per cent’anni, o per tre, é la medesima cosa.”

Iosif Brodskij
1994

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“Si può sapere cosa vai a farci in quella stagione?” mi sono sentito chiedere una volta dal mio editor. Eravamo in un ristorante cinese di New York, con un manipolo di garruli inglesi che subito fecero eco al loro potenziale benefattore: “Ma sì, che cosa c’è di speciale, laggiù in inverno?”. Fui tentato di parlare dell’acqua alta; delle varie gradazioni di grigio che sfilano alla finestra mentre si fa colazione in albergo, avvolti dal silenzio e dalla tetraggine mattutina degli sposi in viaggio di nozze; dei colombi che nella loro latente inclinazione per l’architettura accentuano ogni curva e ogni cornicione del barocco; di un solitario monumento a Francesco Querini e ai suoi due cani da slitta, scolpito in pietra d’Istria – la sfumatura della pietra, penso, deve avere qualcosa in comune con ciò che egli vide prima di chiudere gli occhi nel suo sfortunato viaggio verso il Polo Nord – , povero Francesco, che adesso, laggiù ai giardini, non lontano da Wagner e Carducci, ascolta lo stormire dei sempreverdi; di un passero coraggioso che si posa sulla lama ondeggiante di una gondola sullo sfondo umido infinito battuto dallo scirocco. No, pensai guardando quelle facce esangui ma piene di curiosità; no, non è una risposta che possa andare. “Be’ “dissi “è qualcosa come Greta Garbo, al bagno”.
Iosif Brodskij .

Fondamenta degli Incurabili -1989-


8 Comments

  1. pagina meravigliosa di un libro meraviglioso. Non so ma credo di averlo prestato, perché tempo fa l’ho cercato in mezzo ai miei libri, e non sono riuscito a trovarlo. Se è così, sono contento per la persona che ce l’ha. e sono grato a te, ferni, per questo schiaffo d’amore.
    ocram

    1. E’ successa anche a me la stessa cosa! Lo prestai,anni fa e non lo ritrovai più.Così, poco tempo fa, l’ho ricomprato. Condivido pienamente: è un libro meraviglioso. Ricordo che, una volta iniziato, non lo lasciai più fino alla fine e poi avrei ripreso a leggerlo dall’inizio.Quando mi capita di aprirlo non posso smettere di leggere.C’è qualcosa in quelle pagine che vive. ferni

  2. Non so quante volte ho letto questo libro o altri di brodskij, l’unica cosa sensata da fare sarebbe renderli obbligatori nelle scuole. Una mente cosi lucida e cosi acuta meriterebbe ben altra attenzione fiorenzo

  3. oh! … ci sono parole che servono a ticchettarci sugli occhi perché si possa sentire che il corpo è niente se paragonato al suo fluire quando ascolta.

    grazie Fernanda. la tua casa è cura.
    i.

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