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Appena fuori dall’aeroporto Ataturk, Istanbul, lo sconfinato ponte su due continenti, ci attanaglia in un groviglio di traffico, forse presa da un attacco di gelosia sapendo che siamo diretti a quella che viene definita la città dell’amore, sembra non volerci più lasciare andare. E il viaggio si dipana lento, tra un frugale pranzo e qualche scambio di informazioni con i nostri accompagnatori (tra cui la poetessa cubana Laura Ruiz Montes ed il poeta ed ispanista turco Adnan Ozer), mentre
intorno la trasformazione del territorio è dinamica, quasi tumultuosa.
L’arrivo ad Eskişehir, dopo quasi 5 ore, ci proietta in un salone gremito dove la manifestazione è già da tempo cominciata; ci è concesso appena qualche minuto per renderci conto di quanto è stato fatto, con l’attenta supervisione del direttore Haydar Ergülen, per questo 1° International Eskişehir Poetry Festival (Catalogo, brochure, segnalibri, un giornale, ecc.) e poi vengo catapultato sul palco a leggere “Mattino di pioggia a Palinuro”; la cosa mi sembra un po’ surreale e mi domando quanti abbiano potuto capire qualcosa di quello che ho letto, quando, attraversando la sala per tornare al mio posto, mi sento rivolgere un complimento in un italiano corretto appena da un accento francese. Scoprirò di lì a poco che si tratta di Fatih Mehmet Canitez, professore di francese ed italiano alle scuole superiori, che però non è l’unico a capire la nostra lingua
Infine, dopo la rituale foto di gruppo, fasci di fiori e bottiglia di vino turco per tutti i poeti, il cocktail di benvenuto e, finalmente il meritato riposo all’hotel Ibis.
Il secondo giorno (22 aprile), che prevede alcune sessioni di interventi all’ Eskişehir Cultural Center, è l’occasione per una breve visita al centro di questa città metropolitana della Turchia (che dal 1994 è suddivisa in due comuni Tepebasi e Odunpazarı, con una popolazione totale di circa 600.000 abitanti) attraversata da un placido fiume su cui scopriamo con sorpresa alcune gondole (sì, proprio ad imitazione di Venezia), poi c’è il bazar in cui troneggiano negozi di spezie e di dolciumi, la grande moschea, in una città giovane e laica, con una marcata presenza delle due Università, in continuo sviluppo ed espansione.
Ma intanto, al Centro Culturale, Yunus Emre (poeta turco del XIII secolo) si affianca a Rimbaud ed agli altri poeti francesi ricordati da Lionel Ray, ad Ozdemir Ince, il simpatico e sornione ospite d’onore, dall’impressionante curriculum e di prossima pubblicazione in Italia e ad altri excursus sulla poesia turca ed europea.
La chiusura di queste sessioni è particolarmente significativa con il presidente del PEN club Turchia, Tarik Günersel che mette sul palco una sedia vuota come simbolo di quei poeti che sono detenuti in alcuni paesi (Cina, Iran, ecc.) a causa delle loro idee.
Quindi, con una breve passeggiata, ci si trasferisce al Tepebasi Cultural Center dove ci accoglie un trio che esegue musica classica sul prato antistante l’edificio, ma a causa del vento il reading si tiene al coperto, con i poeti che si stagliano sullo sfondo di magnifici disegni di bambini
dagli smaglianti colori.
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Tepebasi Cultural Center – reading – 22 aprile 2011
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La cena al ristorante nel parco, alla quale partecipa anche il sindaco di Tepebasi, dr. Ahmet Ataç, che è stato con noi in questi giorni, è l’occasione per socializzare e scoprire la popolarità della musica italiana ed il gustoso cibo turco arricchito dalle spezie che avevamo visto trionfare nel bazar,
vino e dolci degni delle mille e una notte.
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Eskişehir – Cena al Park Restaurant 22 aprile 2011 (da sinistra, Giancarlo e Regina Cavallo, Harun Atak, DidemGülçin Erdem, Nurduran Duman, Adnan Ozer, Laura Ruiz Montes, Haydar Ergülen, Zehra Çam, Tarik Günersel)
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A qualche ballo tradizionale si alterna una corale “Bella ciao”, che mi riporta col pensiero a tavolate italiane in cui primeggiavano il compianto Izet Sarajlic e la voce tonante di Jack Hirschman.
Più volte mi è tornato alla mente il bel film di Chahine “Il destino”, l’allegra e colta brigata che si muove nel 1195 in Andalusia intorno al filosofo Averroè, con la voglia di cantare nonostante tutt’intorno integralismo e venti di guerra agitino spettri minacciosi. Da qui, infatti, sono molto meno lontani luoghi come l’Iran, l’Irak, la Siria, la Palestina, il Libano e il nord Africa dove in questi ultimi anni, in queste stesse ore, si stanno compiendo orrendi massacri, dove una gioventù
mai doma rischia la vita per affermare diritti che a noi sembrano elementari. Un’eco di queste vicende ci è giunto attraverso le parole di Tahar Bekri che ci ha parlato della sua Tunisia, dove la rivoluzione nata dalla disperazione ha avuto successo.
Particolarmente suggestiva la visita del 23 aprile all’area archeologica di Midas/Yazilikaya la città del re Mida, dove si è svolto un piccolo concerto seguito dal reading dei poeti. Davvero una grande emozione pensare che il vento, che non ha cessato di tenerci compagnia in questi giorni con un tiepido sole primaverile, sta unendo la tua voce a quella di uomini vissuti in quel posto migliaia di anni fa, in quella Frigia misteriosa la cui lingua incisa sul portale che ci sovrasta resta ancora un mistero.
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Midas City – I poeti nell’area archeologica ( Laura Ruiz Montes, Riitta Cankoçak, Mustafà Köz, Metin Cengiz, Tozan
Alkan) – 23 aprile 2011
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Il mattino del 24, mentre noi (io, Regina, Lionel Ray, Tahar Bekri ed il nostro accompagnatore) viaggiamo alla volta di Istanbul, ancora al Eskişehir Cultural Center si sta parlando di poesia turca e di poesia per l’infanzia, mentre il Festival si avvia alla chiusura.
Anche questo breve ricordo si chiude, ma vorrei farlo con due versi di Ozdemir Ince: non t’informo sulla mia ricerca, cerco ancora, cerco sempre un rito per la mia parola mancante.
Giancarlo Cavallo
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Note biobliografiche –
Giancarlo Cavallo è nato nel 1955 a Salerno, dove da sempre vive In campo letterario ha pubblicato: “Poema Robinson” (1982), “Lo stato dei luoghi” (1993), “Santa Maria de Alimundo” (1994), “Oltre le terre emerse” (1996), “Breviario dell’avventuriero” (2000), “Quadreria dell’Accademia e altre poesie” (Multimedia 2008); il saggio “Mappe dell’immaginario. Poesia visuale portoghese” (1987) ed anche alcuni racconti nelle antologie “Nuovi Narratori Campani”, Guida 1997 (Sebastiano beve trecento caffè) e “La terra dal mare”, Laveglia 1999 (Agli americani). Una selezione di sue poesie appare nel volume di Francesco Napoli “Poesia presente. In Italia dal 1975 al 2010”, Rimini 2011. Il poemetto inedito Vertigini (prima sezione di un libro di prossima pubblicazione) è apparso in Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 1 (Rimini, 2013). Traduzioni di alcune sue poesie in spagnolo sul numero 9 di “Sibila”, Siviglia 2002 e sul “Manual de instrucciones 3”, Madrid 2009, in inglese e turco nel catalogo del 1° International Eskişehir Poetry Festival (Eskişehir 2011). Inoltre ha curato e tradotto in italiano i libri dello scrittore haitiano Paul Laraque “La sabbia dell’esilio” (Multimedia, Salerno 1994) e “André Breton ad Haiti” (1996), ha tradotto testi di Christiane Veschambre (in Rivista di Psicologia analitica, Milano 2004; ora in “La perdita”, Milano 2011) ed ha partecipato agli Incontri Internazionali di Poesia di Napoli (1999), Amalfi (2000), Salerno (1997, 1998, 2000, 2004 e 2012) Baronissi (1996 e 2000), Sarajevo (2004, 2008 e 2011) e Eskişehir (2011). Collabora sin dalla sua istituzione (1996) alle attività di Casa della Poesia di Baronissi/Salerno.