f. latourette
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Mi proverò a leggere MISTRAL di Ida Vallerugo (Il Ponte del Sale, Rovigo, 2010) cedendo volentieri alla suggestione che spira dalle pagine del libro e che lascia intravedere “una Provenza dell’anima”, appunto, una sorta di patria poetica metastorica e sovranazionale ed anche un mito della fantasia, un sogno ad occhi aperti, ma sognato con gli occhi della poesia. Mi sembra tuttavia ineludibile quale avvio di questo intervento accennare brevemente al Pasolini de LA MEGLIO GIOVENTÙ quale primo luogo di germinazione di una tale idea, perché è proprio nei versi friulani e addirittura nella dedica e nell’epigrafe al libro pasoliniano che si coglie la scelta consapevole e programmatica di un’appartenenza che significa poi apertura e non chiusura al mondo che non si esprime in friulano. Ricordiamo che Pier Paolo Pasolini, fresco di studi linguistico-filologici a Bologna, compone il suo libro poetico nella lingua materna (quella di Casarsa e delle comunità circostanti che vengono infatti scrupolosamente menzionate nelle note d’autore ai testi) anche in opposizione alla politica culturale del Fascismo che tendeva ad imporre la lingua nazionale contro le parlate locali; per sua esplicita dichiarazione il giovane poeta correda i testi in friulano della traduzione in italiano per evitare di non essere letto affatto, cercando dunque in ogni caso lettori non appartenenti esclusivamente all’area linguistica friulana; la dedica della raccolta è a Gianfranco Contini con amor de lonh cui segue una citazione da Peire Vidal: “ab l’alen tir vas me l’aire / qu’eu sen venir de Proensa: / tot quant es de lai m’agensa”….
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