alessandra nicolin
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L’inizio è un incontro d’amicizia: donne, bambine e bambole. Questa volta però le bambole non sono in una scatola di cartone e plastica ma stanno, in parte ancora mutilate, sul tavolo di una cucina mentre nascono sotto gli occhi di queste donne per mano di un’abile artista.
Cattura immediatamente la bellezza sensuale di queste sinuose creature plasmate da un semplice parallelepipedo di pane di pasta polimerica, mentre si accende, in chi le osserva, una serie di interessanti domande sulla funzione di tali creazioni (altamente di valore per la bellezza del processo e del risultato che le sottende) e sul ruolo che la bambola ha assunto nel tempo.
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alessandra nicolin
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La prima domanda riporta alla macro-questione delle Arti e delle loro categorie: cosa può o non può definirsi arte e quali sono gli strumenti o le classificazioni che rendono artistica un’opera.
La seconda ci permette una puntualizzazione seppur brevissima sul ruolo sociale della bambola nel tempo.
Ad aiutarci nel tentativo di rispondere a entrambe le questioni, c’è Marge Piercy (1936-) con la poesia “Barbie Doll”. Piercy è una poeta e scrittrice americana, attivista la cui letteratura è da sempre impegnata a ritrarre le donne nella società. Nata a Detroit, nello stato del Michigan, Piercy è stata la prima donna nella sua famiglia a frequentare il college. Difficilmente inscrivibile nell’immagine femminile imposta dalla società degli anni ’50, Piercy ha fatto delle sue lotte personali e della sua resistenza alle pressioni sociali la cura e il tema centrale della sua esperienza letteraria.
“Barbie Doll” è stata più volte elevata a simbolo dello spirito del movimento femminista ritraendo accuratamente le stereotipate aspettative che la società imponeva alle donne, facendo in modo che il lettore/la lettrice che approdava alla poesia riuscisse a fare “scoperte pluridimensionali … (per) rendersi più forte e più abile a rompere i limiti di singole prospettive.”
Le stesse prospettive mutilate che spesso coinvolgono anche il mondo dell’arte, classificando un genere come inferiore o superiore all’altro.
Tornando al tema iniziale della bambola, effigie già presente dal 3000 a.C. nelle tombe di Egizi, Greci e Romani, con poteri religiosi ultraterreni, la storia della bambola si è evoluta per diventare, in epoca moderna e contemporanea modello per gioco o copia di una ragazza o donna graziosa ma un po’ frivola.
Quando nel 1959 la prima Barbie prodotta dal colosso americano Mattel Toys Inc., ispirandosi alla bambola tedesca “Bild Lili”, venne presentata al mercato, la creazione diventò presto un fenomeno globale tanto che ancor oggi si stima che “si vendano tre Barbie al secondo nel mondo” (Mattel Toys Inc., Howard, 2006.). L’affermazione giustifica quindi come la Barbie sia vista come una delle icone della cultura popolare globale.
Le prime controversie intorno a Barbie iniziano con la prima biografia ufficiale della bambola, -“Forever Barbie: The Unauthorized biography of a Real doll” (M.G Lord, 1994) che decide di trasformarla in una “creatura vivente.” Mentre alcuni critici sostengono che Barbie possa essere uno strumento per promuovere la tanto discussa parità di genere e quindi ampliare gli obiettivi di una politica di movimento (Barbie promuove infatti l’idea che le donne possono eccellere in tutto, come dottori, veterinarie, astronaute, politiche o rock star), altri vedono in lei l’esile e negativa figura lontana da ogni realtà che in maniera fuorviante porta le ragazzine a sofferenze patologiche (anoressie nervose) in ambito di visualizzazione del sé e insicurezza personale di genere contribuendo poi allo stereotipo negativo del ruolo sociale della donna.
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alessandra nicolin
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Scrittori, scrittrici, poeti come Piercy, ma anche Margaret Atwood e Denise Duhamel, per citarne alcune, hanno dedicato versi alla bambola evidenziando il carattere e il ruolo di questo oggetto nell’universo femminile, ma anche maschile.
Marge Piercy scrive “Barbie Doll” (1971) per dare voce alle pressioni, a volte fatali, a cui sono sottoposte le donne in società. In una profonda riflessione sulla relazione che unisce donna e società, stereotipi e aspettative, Piercy evidenzia il carico che queste costruzioni sociali hanno sulla vita quotidiana dell’individuo. Il tono accusatorio e pungente della poesia è esplicitamente volto a incoraggiare il lettore/lettrice a considerare la questione delle diseguaglianze.
Temi che il premio Nobel Margaret Atwood riprende nel suo saggio “The Female Body” (Michigan Quarterly Review) e nella preziosa poesia “Five poems for Dolls” come anche Denise Duhamel, poeta americana di Rhode Island, nella sua poesia “Kinky” (1997).
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alessandra nicolin
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La bambola è uno specchio di una realtà deformata, ma al tempo stesso il riflesso di una mente che come in punta dei piedi cerca un equilibrio. Tra la produzione seriale di sogni impossibili, si intreccia allora ancora il ricordo della prima bambola di pezza, del primo vestito cucito a mano e tutto l’universo delle aspettative prende rinnovata prospettiva.
Si ritorna su quel tavolo, due donne, due bambine e due bambole, mentre osservano la mano dell’Artista maiuscola, che plasma e crea l’equilibrio, l’utopia della magia e della bellezza. Tra corpi monchi, visi senz’occhi, bocche senza voce, piano piano si realizza la meraviglia, il prodigio. Imperfetta come la vita, la bambola-figlia si incarna, e Barbie, paradossalmente quella vera, rimane solo un ricordo che lascia il tempo che ha trovato.
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alessandra nicolin
Kinky
Denise Duhamel
They decide to exchange heads.
Barbie squeezes the small opening under her chin
over Ken’s bulging neck socket. His wide jaw line jostles
atop his girlfriend’s body, loosely,
like one of those novelty dogs
destined to gaze from the back windows of cars.
The two dolls chase each other around the orange Country Camper
unsure what they’ll do when they’re within touching distance.
Ken wants to feel Barbie’s toes between his lips,
take off one of her legs and force his whole arm inside her.
With only the vaguest suggestion of genitals,
all the alluring qualities they possess as fashion dolls,
up until now, have done neither of them much good.
But suddenly Barbie is excited looking at her own body
under the weight of Ken’s face. He is part circus freak,
part thwarted hermaphrodite. And she is imagining
she is somebody else—maybe somebody middle class and ordinary,
maybe another teenage model being caught in a scandal.
The night had begun with Barbie getting angry
at finding Ken’s blow up doll, folded and stuffed
under the couch. He was defensive and ashamed, especially about
not having the breath to inflate her. But after a round
of pretend-tears, Barbie and Ken vowed to try
to make their relationship work. With their good memories
as sustaining as good food, they listened to late-night radio
talk shows, one featuring Doctor Ruth. When all else fails,
just hold each other, the small sex therapist crooned.
Barbie and Ken, on cue, groped in the dark,
their interchangeable skin glowing, the color of Band-Aids.
Then, they let themselves go— Soon Barbie was begging Ken
to try on her spandex miniskirt. She showed him how
to pivot as though he was on a runway. Ken begged
to tie Barbie onto his yellow surfboard and spin her
on the kitchen table until she grew dizzy. Anything,
anything, they both said to the other’s requests,
their mirrored desires bubbling from the most unlikely places. Kinky
Denise Duhamel
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Decidono di scambiare teste.
Barbie strizza la stretta apertura sotto il mento
sopra alla protuberanza nel collo di Ken. L’ampia mandibola
si spinge sul corpo della fidanzata, allentata
come uno di quei cani gadget
destinati a guardarti dal lunotto delle macchine.
Le due bambole si rincorrono nel Camper Country arancio
incerte di cosa faranno quando si potranno toccare.
Ken vuole saggiare con le labbra le dita dei piedi di Barbie,
toglierle una delle gambe e spingere il suo braccio dentro.
Con solo la più vaga idea di genitali,
tutte le seducenti qualità che hanno come bambole fashion
fino a ora, hanno fatto gran poco di buono.
Ma in un istante Barbie si eccita guardando il suo corpo
sotto il peso della faccia di Ken. Per metà fenomeno da
baraccone, per metà ermafrodita neutro. E lei immagina
di essere un’altra – magari una borghese o comune,
magari un’altra modella adolescente in mezzo a uno scandalo
La notte è iniziata con Barbie arrabbiata
nel trovare la bambola gonfiabile di Ken, piegata e ficcata
sotto al divano. Sulla difensiva e con vergogna, specie per
non aver avuto il fiato di gonfiarla. Ma dopo un giro
di false lacrime, Barbie e Ken giurano di provare
a far funzionare la loro relazione. Con i loro bei ricordi
nutrienti come buon cibo, ascoltarno i programmi della notte
alla radio, uno di quel Doctor Ruth. Quando tutto crolla,
sosteniamoci a vicenda, gorgheggia il piccolo terapista del sesso.
Barbie e Ken in quell’istante, si palpavano al buio,
la loro pelle interscambiabile luminosa, del colore dei cerotti.
Poi, si lasciarono andare – subito Barbie a pregare Ken
di provare la sua minigonna di elastan. Gli mostrò come
ruotare come se fosse impazzito. Ken pregava
barbie di legarsi alla sua tavola gialla da surf per farla
girare sul tavolo della cucina fino a stordirsi. Sì,
sì, si dicevano l’uno alle richieste dell’altro,
ai desideri riflessi sgorganti da chissà quali luoghi.
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Barbie Doll
Marge Piercy
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This girlchild was born as usual
and presented dolls that did pee-pee
and miniature GE stoves and irons
and wee lipsticks the color of cherry candy.
Then in the magic of puberty, a classmate said:
You have a great big nose and fat legs.
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She was healthy, tested intelligent,
possessed strong arms and back,
abundant sexual drive and manual dexterity.
She went to and fro apologizing.
Everyone saw a fat nose on thick legs.
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She was advised to play coy,
exhorted to come on hearty,
exercise, diet, smile and wheedle.
Her good nature wore out
like a fan belt.
So she cut off her nose and her legs
and offered them up.
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In the casket displayed on satin she lay
with the undertaker’s cosmetics painted on,
a turned-up putty nose,
dressed in a pink and white nightie.
Doesn’t she look pretty? everyone said.
Consummation at last.
To every woman a happy ending.
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Bambola Barbie
Marge Piercy
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Questa ragazzina è nata come le altre
le si sono regalate bambole che fanno pipì
e mini cucine Rex e ferri
e piccoli rossetti color caramella di ciliegia.
Poi, nella magia della pubertà, un compagno le disse:
Hai un naso proprio enorme e gambe grosse.
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Lei era sana, di testata intelligenza,
possedeva braccia e schiena forti,
esuberante impulso sessuale e ottima manualità.
Andava avanti e indietro chiedendo scusa.
Tutti vedevano un naso grasso su gambe forti.
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Le suggerirono di far la ritrosa,
la esortarono a crescere cordiale,
fare esercizio, dieta, lusinghe e sorrisi.
La sua buona indole si consumò
come la cinghia di una ventola.
Così si recise naso e gambe
come sacrificandole.
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Nella bara sulla seta in mostra giaceva
con il trucco del becchino sul viso,
un naso di stucco all’insù,
vestita in una camicia da notte rosa e bianca.
Non vi sembra carina? tutti dissero.
Atto finale.
Per ogni donna una lieta fine.
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L’Artista di cui sono riprodotte le sculture “bambola” è Alessandra Nicolin. Nicolin ha studiato oreficeria e design del gioiello a Vicenza e ha poi conseguito il diploma di Maestra d’Arte e di Maturità d’Arte Applicata (nella specializzazione dell’Arte dei Metalli e dell’Oreficeria) presso l’Istituto d’Arte di Venezia. Dopo aver trascorso molti anni a provare esperienze artistiche diverse, e un lungo periodo di “letargo creativo”, Alessandra mostra ora con orgoglio la sua dipendenza al manufatto, al prodotto artigianale. Scopre per caso il mondo della modellazione OOAK, acronimo di One of a Kind (Pezzo Unico) e da autodidatta nel 2010 realizza la prima scultura. Divertita, dice, il genere le permette di spaziare dalla pittura al cucito, fino al gioiello, mentre orna e decora la sua singolare creazione con ogni genere di materiale, ricco o povero, rendendola unica al mondo, come una sua figlia. Pochi strumenti, nell’opera di Nicolin, ma un intenso straordinario lavoro di modellazione che rimette in discussione la gerarchia delle arti.
Alcune opere di Alessandra Nicolin sono esposte in una mostra temporanea presso il MUVI Museo Vitaloni Milano (http://www.museovitaloni.it/museo.vitaloni/Home.html).
Si può seguire l’artista al link http://alessandranicolin.blogspot.it/ o sulla sua pagina Facebook.
Ultimo link di riferimento: https://www.poeticous.com/margaret-atwood/five-poems-for-dolls
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Cristiana Pagliarusco.
splendido intreccio di versi e immagini, grazie Cristiana! Mi hai fatto venire in mente anche Inderpal Grewal con la sua Travelling Barbie per estendere la riflessione…
Hai proprio ragione, Giovanna. Ottimo suggerimento che accolgo. Cartesensibili dedicherà una breve analisi all’America Transnazionale che Grewal propone proprio attraverso la circolazione di Barbie in India. Sarà un altro ottimo argomento per parlare di diritti civili.
è una promessa Cristiana!
Cristiana, grazie per questa attenzione che hai avuto nei miei confronti. Sono davvero onorata e felicissima che hai voluto condividere la mia creatività con queste parole. L’articolo mi piace tantissimo e sono sicura che sarà apprezzato da tutti i creatori di bambole e non. GRAZIE!