vivian maier
Collezionare fotografie significa collezionare il mondo.
Susan Sontag
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IL MONDO INTERNO DELL’ESTERNO DELL’INTERNO
Vivian Maier
Con la nascita della Fotografia, databile nel 1838(1) , l’unicum prodotto dal pittore comincia a fare i conti con la possibilità di riprodurre e condividere più copie della stessa opera. La fotografia per accessibilità e democraticità si fa Madre del primo social network a disposizione dell’essere umano.
Oggi viviamo nell’era dell’alta visibilità e della compulsione fotografica.
Respiriamo la condivisione di tutto e come metaforiche formiche che trasportano byte, edifichiamo il grande monumento alla solitudine.
Quale è il compito della fotografia?
Quello di raccontare la storia del mondo e di coloro che lo abitano.
Il fotografo coglie quindi ciò che gli occhi non riescono a vedere, un apparente paradosso visto che sin dalla sua nascita, la fotografia venne salutata come la téchne che avrebbe finalmente restituito un’immagine oggettiva delle cose.
La storia ci ha mostrato l’esatto contrario.
Il fotografo vede solo ciò che conosce. Ciò che non si conosce non può esser visto.
Oggi in un immaginario gioco, propongo uno scambio come si faceva da bambini con la raccolta delle figurine.
Dal mio mazzetto tenuto assieme da un elastico giallo estrarrò l’immagine di una strana bambinaia di nome Vivian, la offro in cambio di migliaia di avatar sparsi in giro per la rete.
vivian maier
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Dietro la figurina compare questa didascalia: … nasce a New York il 1 febbraio del 1926, impiegata prima come commessa e poi come bambinaia, morta in disgrazia nel 2009 e solo oggi celebrata come fotografa di successo.
Vivian Maier (1926-2009) scelse il ruolo sociale della governante.
All’ombra dell’identità di una “ babysitter ” spese la sua vita realizzando migliaia di fotografie tenute nascoste a tutti.
Ha scattato ininterrottamente fino agli anni ’90 per poi conservare migliaia di negativi mai stampati tutti per sé, senza mostrarli mai a nessuno. Nel 2007, a causa di alcuni pagamenti insoluti, parte della produzione di Vivian viene ceduta, insieme ad altri mobili d’epoca, chiusa in un armadietto di archiviazione.
Le immagini, buona parte neppure sviluppate(2), vennero da lei custodite assieme a giornali, scontrini, spille e tante altre cose sino a quando nel 2007 un giovane, John Maloof (3) , non ne venne in possesso acquistando a un ‘asta un lotto di immagini relative a Chicago negli anni 50.
Di lei si sa poco o nulla, nessuna notizia di amori, amicizie o frequentazioni eccezion fatta per i bambini che accudì e le relative famiglie.
Una figura di bambinaia assai singolare, una donna fisicamente imponente, che verrà in luce attraverso il documentario “Finding Vivian Maier”.
Amata quanto odiata per le sue scelte bizzarre come portare dei bambini piccoli a visitare il macello comunale per scattare, armata della sua fida Rolleiflex le sue fotografie.
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Ciò che attirava la sua attenzione era la gente e il contesto nel quale questa viveva : strade trafitte da luci disegnano geometrie d’ombra sui volti, una spietata parata di gambe verrà catalogata con la passione dell’entomologo, mentre centinaia di sguardi registrati sull’emulsione misureranno lo spazio attorno a lei.
Vivian ha imparato a guardarsi dentro prima di rivolgere il suo sguardo fuori. Il suo racconto del fuori sembra invitare all’ascolto della sua voce interiore aprendo (forse) un piccolo spiraglio sull’abisso che per tutta la vita ha voluto celare.
La donna che arrivò a definir sé stessa come “una specie di spia”, colei che non sviluppando il suo scattato sembrò non volesse mai voltarsi indietro… trascorrerà l’intera esistenza lasciando dietro sé indizi per comporre uno straordinario diario intimo.
Alla sua morte il suo nome è stato affiancato ai grandi della “Street Photography “ come Robert Frank, H. Cartier-Bresson, Diane Arbus, Lee Frielander , Gary Winogrand.
Vivian oggi siede accanto a Donna Ferrato, Mary Ellen Mark, Graciela Iturbide, Francesca Woodman, Nan Goldin, Carla Cerati, Dorothea Lange, Flor Garduno…..
Note
1) la prima immagine è Boulevard du Temple a opera di Daguerre
2) solo il 10% dell’intero corpus di immagini venne sviluppato e stampato mentre l’autrice era vivente.
3) Agente immobiliare di professione e appassionato di fotografia, John Maloof aveva acquistato per poche centinaia di dollari alcuni contenitori appartenuti alla Maier e messi all’asta per coprire degli insoluti. All’interno trova oltre 40mila negativi dei quali circa 15mila ancora da sviluppare. Impressionato per il materiale di cui è entrato in possesso, decide, di far conoscere l’opera dell’autrice pubblicando le sue fotografie sul blog “Vivian Maier – Her discovered work”.
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NB
La produzione di Vivian Maier, che conta oltre 100.000 scatti, si concentra principalmente su immagini raccolte nelle strade di Chicago e New York tra gli anni ’50 e ’60.
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RIFERIMENTI IN RETE
http://vivianmaier.blogspot.it/
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