sergei sarakhanov- me and my dog pandora adopted from the street
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“…Mi hanno mollato in autostrada, scaricato come il pattume…”
Annalisa Ventura da “Cani e padroni di cani”
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In questi giorni leggiamo, sappiamo, vediamo quanti sono gli abbandoni; persone che restano sole e sole non dovrebbero essere. Eppure è così, la nostra società è organizzata in modo che le vacanze di cui davvero ciascuno ha spesso un gran bisogno, diventano per altri un periodo di paura, di solitudine. Un periodo in cui – per chi è vecchio – la propria fragilità la si sente tutta, si misura la capacità di fare, ci si abitua al silenzio. La televisione porta un ripetersi ossessivo di disgrazie, i film che danno, sembra strano, sono molto peggio che durante l’anno. Poi in casa c’è un gran caldo e la voglia sarebbe di potere uscire, magari non soli, di fare la spesa in compagnia, quando ancora si riesce o di ricevere amici, parenti. Ma la vita corre veloce e il tempo non c’è, non c’è per tutto. Spesso anche gli anziani sentono il peso di essere di peso. Capiscono quanto è brutto, per chi lavora tutto l’anno, sentirsi in colpa per quel breve periodo di ferie. Si spera sempre che tutto funzioni, che non succeda niente. I vecchi a volte cercano di essere utili a chi è via; se ne hanno la forza, fanno cose che di solito non competono loro. Piccole gentilezze come annaffiare i fiori, dare da mangiare agli animali, raccogliere i frutti dell’orto. Il pensiero è sempre con loro, figli, nipoti, spesso molto lontani. E pensano che i giorni corrono veloci, che le vacanze stanno per finire, e che presto ritorneranno e sarà di nuovo festa.
Non è così per tutti. Tanti anche dopo resteranno soli, tanti vivono in ospizi, in case famiglia. Si diradano le visite, i lunghi sonni nelle poltrone durano ore ed ore. La mente si allontana e – mi ha detto una donna a cui voglio molto bene – si vuole dimenticare. Così questa demenza senile e alzheimer, mi sono convinta che sono un misto di patologia e di volontà. Dimenticare, entrare in un limbo senza sofferenza. Credo che sia così. Lo vedo negli occhi di Giovanna che a volte brillano per una felicità presente insperata: da lei e da me.
Vorrei si potesse tornare alle tribù. Essere in molti, essere insieme.
Poi ci sono gli animali, i cani in particolare, che tanti lasciano d’estate abbandonati dove capita. Si tolgono questo peso così, come se lasciassero un pacco, del pattume. Non riesco davvero ad immaginare come possano farlo, eppure succede molto spesso.
Nel suo piccolo e prezioso libro autoprodotto, che contiene tante storie brevi in cui uomini e cani si mescolano ed i sentimenti degli uni e degli altri si rassomigliano davvero molto, c’è un racconto in cui un cane racconta la sua storia. Abbandonato e poi raccolto da altri. Il suo dolore, la sua gioia. Scrive Annalisa in modo ironico e sottile. Potrebbe sembrare un libro leggero ed invece è profondo, si porta dentro la tristezza, la pazienza, la saggezza dei cani e a volte dei padroni. Di seguito la storia di “Sole”.
Vittoria Ravagli
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valerio baruzzi
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Sole
Dio che pacchia essere abbandonati! Lo penso ogni volta che
entro in ascensore ed esco per andare al parco. E se a dirlo sono io
con un muso e quattro zampe, si può essere certi che è vero.
Adesso rido rotolandomi nell’erba anche con cani più grossi
di me, ma ho passato tempi duri. Tempacci, anche se non è andata
molto avanti l’avventura più brutta della mia vita da cani…
Mi hanno mollato in autostrada, scaricato come il pattume vicino
al cassonetto di un autogrill che era pieno di persone anche con cane.
Sono ripartiti tutti e due senza voltarsi indietro e io non ci volevo
credere: torneranno, io non posso entrare ecco perché mi hanno
legato qui, poi torniamo tutti a casa nostra fra gli alberi e le margherite.
Autosole sotto il sole: ecco la mia nuova casa. Mentre il morale
stava crollando e avrei dato anche un orecchio per bagnare
la lingua in una pozzanghera, quella macchina mi ha quasi travolto.
Sono piccolo, non mi avevano visto, però poi mi hanno guardato
dritto negli occhi e sono diventato il cane di un altro. Lui non sa
che mi chiamavo Tobia e mi ha chiamato Sole come la strada
lì di fianco. Adesso vivo qui, nella città e tutti, non proprio
tutti, mi chiamano Sole e mi accarezzano la testa quadra che
ho sempre avuto, anche quando ero con gli altri che mi dicevano:
“ Tobia Tobia il cane più dolce che ci sia”.
Le parole non valgono tanto: ecco perché noi cani non le usiamo!
Me lo ripeto spesso, quando torno dal parco e rientro in ascensore
e salgo su, su che mi sembra di arrivare in cielo, ma poi stop!
Tutto si ferma e la porta si apre.
Devo proprio dirla tutta?
Io sono un cane e mi piace il prato anche d’inverno, ma sono
anche piccolo e confesso che più di tutto, qui dove mi chiamano
con un altro nome, adoro stare sul balcone guardare giù e vedere
tutti piccoli piccoli come delle pulci.
E io mi vedo grosso, grande come il Sole che siede in cielo,
poco più sopra la mia testa.
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valerio baruzzi
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Annalisa Ventura, Cani e padroni di cani – 2014
illustrazioni di Valerio Baruzzi
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Il libro è stato presentato a Sasso Marconi, nella iniziativa “Animal caos”, organizzata dall’Associazione Donne di Sasso il 9 maggio u.s., incentrata sulla mostra di pittura di Valerio Baruzzi aboutvalerio.com
Annalisa Ventura – fa parte dell’Associazione Donne di Sasso – Ha partecipato alla scrittura della Guida sentimentale delle Donne – Scrive per la comunicazione e per diletto, da sempre. Ama molto gli animali e gli anziani, categorie “a rischio” ogni giorno e in particolare d’estate! In campagna dove abita, ama circondarsi degli uni e degli altri.
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ferni – ciquita, adottato al canile tra gli abbandonati , aveva sei mesi ora ha 16 anni
piacerebbe moltissimo anche a me, tornare alle tribù, come, di fatto, siamo anche adesso, pur nascondendo la nostra origine sotto un nome coniato per essere dimenticato perché nazione deriva da nato, e siamo tutti nati sulla terra,animali vegetali rocce…e non sto tanto a differenziare, sia gli acquatici che i terrestri che i volatili sono terrestri. Questo il punto la nozione da cui partire e fare ritorno.
ferni