locandina mostra
.“Il viso è la sola parte del corpo ad essere esposta tutta nuda al primo venuto.”
A dirlo è Gisèle Freund, fotografa, e questa prima affermazione è proprio l’incipit del percorso in cui la mostra, in un gioco di parole voluto, mostra e azzera le molte mostruosità di cui gli uomini si sono nutriti attraverso ideologie senza alcuna base che il pregiudizio. Visitata in compagnia di due grandi amici, con cui ho condiviso riflessioni e domande, la mostra è ospitata a Padova, e collegata ad un altro magnifico percorso all’interno dell’Orto Botanico, sia quello storico che quello delle biodiversità, da poco inaugurato e già molto frequentato.
I termini con cui la mostra si racconta, per pannelli e specchiature, in un tunnell a ritroso dentro il tempo, come un cunicolo o una galleria dentro la nostra storia, ci fanno conoscere e comprendere, passo dopo passo, cosa ci renda TUTTI, senza esclusione di nessun popolo o singolo individuo, una sola RAZZA: UMANA, come ebbe a rispondere Albert Heinstein, in fuga dalla Germania nazista interrogato a proposito di questo. Oggi, e una scritta lo spiega con estrema chiarezza nei passaggi subito seguenti, la biologia molecolare e genetica hanno dimostrato quanto l’affermazione di Heistein fosse corretta. E’ stato affermato che il concetto di razze è inconsitente poiché, cito, “ la differenza nel DNA tra un pigmeo africano e un europeo è solo di pochissimo superiore a quella che si può osservare tra due pigmei o tra due europei: SIAMO TUTTI PARENTI E TUTTI DIFFERENTI, L’UMANITA’ E’ UNA SOLA”
All’interno della mostra, dopo aver visto tutta la sequenza delle evoluzioni della specie: Ardipithecus, Australopithecus sediba,Homo floresiensis , si incontra una nota e una carrellata di volti di particolare interesse: le ricostruzioni facciali dei primi ominini (Homininae è una sottofamiglia di primati della famiglia degli Ominidi. La famiglia comprende attualmente tutte le forme viventi di grandi scimmie antropomorfe) usciti dall’Africa circa 1,8 milioni di anni fa e scoperti nel sito di Smanisi in Georgia (Homo georgicus).
Ciò che mi fa fermare è il verbo: USCITI, e il luogo da cui mettono in atto questo verbo, DALL’AFRICA . Tanto quanto accade ora, per motivi diversi, certo, ma usciti, mossi da lì per vedere, scoprire, fermarsi in altri luoghi, renderli le proprie terre.
Mi soffermo sulle parole che definiscono la parte oggetto della mostra.
FACCIA (voce del verbo fare)
VISO (visus, voce del verbo vedere)
VOLTO ( voce del verbo voltare)
Mettendo insieme questi tre vocaboli, tutti e tre originati da un verbo di azione, stupisce rendersi conto di quanto il volto sia, di fatto, il luogo che non lavora, se non per affaccio, e rivoltando lo sguardo dentro, intorno, oltre ciò che percepisce o va costruendo, muovendo in-visi-bil-mente chi esso rappresenta verso una es-pressione, la mimica, che sarà ripresa nella produzione delle maschere tragiche e comiche, alla pari delle emozioni tinteggiate e scolpite a tracce forti nelle maschere rituali e che in molti studiosi e artisti hanno cercato di indagare e perscrutare per trarne tracce certe di possibili caratteristiche con cui catalogare con certezza, e spesso con nefaste ripercussioni sul destino di quelle persone, individui sospetti di qualcosa appunto visibile nei segni del viso (visus di chi lo guarda, facendosi in pratica specchio di colui che si ritiene studioso scientifico di qualcosa che non è tra-guardabile). Il fare del viso è punto per punto un costruire, la mappa interiore ed onirica, emotiva, ed ecco l’azione, svolta con gesti sensibili che sono le nostre percezioni e hanno mani braccia possenti, in tutti gli esseri umani, ivi compresi i non vedenti e non udenti. Il volto, inoltre, dice alle mani di un cieco, dunque il viso è scrittura, e dentro i dettagli di una faccia, tangibili ci sono i luoghi in cui la persona abita, dietro e dentro quel volto abitacolo, di cui è abito e modo (habitus, abitudine, usanza) .
Cesare Lombroso ma anche altri artisti, hanno fatto della fisiognomica e della frenologia la catalogazione di certe caratteristiche a cui risalire all’interiorità di una persona, non diversamente da quanto oggi cerca di studiare, in criminologia, chi rileva atteggiamenti anche impercettibili del volto che evidenziano un sentire profondo o un tentativo di mascheramento.La scientificità del rilevamento attuale si base su indagine statistica effettuati su campioni di persone in tutto il mondo sottoposti agli stessi stimoli sia positiivi che negativi. I risultati sono stati di grande rilievi perché mettono in evidenza che appunto tutto il mondo è, relativamente a questo, il sentire e il reagire, nello stesso modo attraverso piccolissimi movimenti del volto.
Un viaggio, quello dell’antropologia, sui confini del volto e le sue distanze disseminate in molte tipologie delle facce, che mettono in rilievo la diversità umana, da guardare appunto in faccia per rendersi conto della profonda comunanza e dell’origine COMUNE.
Insomma una bellissima mostra che suggerisco di visitare per chi si trovi a passare per Padova. L’apertura fino al 14 giugno è stata prorogata fino al 28 giugno…dunque c’è ancora un po’ di tempo.per approfittare di vederla. Un’altra possibilità è visitare il sito dell’Università di Padova: http://www.unipd.it/musei/facce/, in cui la mostra viene presentata on line.
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fernanda ferraresso
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RIFERIMENTI IN RETE
http://www.padovaeventi.org/index.php/item/101-mostra-facce
https://www.facebook.com/sefsgdz
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Davvero molto interessante, peccato essere lontani
con me Anna Maria e Augusto, che tu conosci bene, è stato un percorso bellissimo proprio per lo scambio e l’arricchimento reciproco, per le tante osservazioni che ognuno ha condiviso con l’altro, per la bella compagnia che ha trasformato la giornata piuttosto afosa in una vacanza magnifica. Peccato non ci fossi anche tu. Puoi trovare però le tante note della mostra, tutte precise e mirate alla comprensione di una diversità che non è relativa alla sostanza della nostra COMUNE RAZZA UMANA, ma alla diversità che si sviluppa per cultura e sensibilità. f
Complimenti fermi…un’ interessante presentazione…per una mostra davvero significativa.
È come sempre il mio vivere su un’isola mi penalizza non poco.
Un abbraccio
.marta
E’ stata davvero una mostra ben mirata negli obiettivi che si proponeva, non solo per il materiale esposto.
grazie, molto interessante…
l’hanno procrastinata, dunque se passate per Padova avete tempo fino al 28 giugno.ferni