Anche gli ortaggi hanno un’anima?- Serenella Gatti Linares

the dinner concierge

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Il mio nome è spesso a sproposito sulla bocca di tutti. Sono un tipo socievole, nutriente, sano e dovrei esistere nel frigo di chiunque. Sono giovane e di genere maschile. Quindi mi innervosisco quando una persona dice: ”Che cavolo vuoi?”, con un’intenzione il più delle volte volgare. Quale, se non me? Sono simpatico, di compagnia; dove ci sono io si stabilisce subito un’atmosfera calorosa, familiare. Qualcuno dice che puzzo, mentre sono in pentola, ma è un’infamia, perché emano un olezzo che può anche piacere e che rimane a lungo nelle stanze.
Ne sa qualcosa la signorina Elide, di cui sono diventato il migliore amico. Quasi ogni giorno va dal fruttivendolo vicino casa, per fare ampie scorte di me stesso. E’ per merito mio che è così in forma, nonostante non sia più una giovincella. Si fa delle scorpacciate della mia bontà casereccia e conosce su di me infinite ricette.
Le mie larghe foglie stanno strette strette, abbarbicate, tenendo nascosto al centro il cuore. Colpisce la rugosità di linee e incavi che mi ricoprono. Posso essere giallo, verde, biancastro, nero, rosso, violaceo scuro e spesso ho ispirato i pittori.
Per farvi meglio comprendere, ecco un dialogo che recentemente si è svolto fra me e lei:
“Elide cara, perché non stai più attenta? Ti devo sgridare un po’…”
“Chi parla? Ah sì… sei tu caro Cavolo, come va?”
“Ho notato che hai scordato in un angolo del frigo dell’insalatina che, da fresca e tenera che era, adesso è secca e ammuffita: grida pietà e desidera una degna sepoltura”.
“Ah sì… è vero: me n’ero scordata. Lo sai che la mia preferenza va sempre per te, mio caro!”
“Mi devo, invece, complimentare per lo stato delle cipolle: rotonde e carnose, ispirano energia vitale e sono ampolla di succhi gustosi… Complimenti anche per le melanzane, i peperoni e i pomodori di qualità. Siamo diventati amici e abbiamo fatto delle chiacchiere. Credo che Neruda e la Szymborska ne sarebbero di nuovo ispirati per le loro poesie”.
“D’accordo, ma le cipolle hanno un difetto: quando le pelo, mi fanno piangere… ed io non ne ho bisogno!”
Su questo punto sono d’accordo con la signorina Elide. Ultimamente è sempre più giù di morale, forse a causa della solitudine in cui è piombata. Si dice che i depressi, chiusi in se stessi, rifiutano i sapori forti della carne, soprattutto rossa, e si gettano sulle verdure. Esiste una sorta di “moda” vegetariana; oggi prolificano le “conversioni” al consumo di tipi come me, per motivi psicologici, oltre che effettivamente medici ed economici. Le persone dicono che non vogliono più mangiare carne di esseri che “hanno gli occhi come noi”. Ho sentito dire tempo fa da un’amica di Elide:” Le vongole mi guardavano male dal piatto!” Perché forse non abbiamo pure noi occhi, per quanto più nascosti e invisibili?
Ne sento parlare la mattina presto nel negozio dove mi vendono. Gli ortaggi e le verdure sono presi d’assalto non dalle massaie d’un tempo, ma da donne indaffarate e in carriera, prima di correre al lavoro. Mi andrebbe pure bene questa “moda”, se però quelli come me fossero tenuti nella giusta considerazione, se ci si rendesse conto che, al di là dell’apparenza, anche noi abbiamo un cuore. Io mi trovo bene con Elide, che più che “single” mi viene da definire “zitella” all’antica, con un cuore d’oro. Pensate che è dispiaciuta, quando mi getta nell’acqua bollente o mi mette in una pirofila al forno con la besciamella. Prima di farlo, mi accarezza e mi parla. Lei ha compreso il mio segreto, sa che anch’io ho una vita propria, sensibilità e sentimenti. Mi lascia a lungo con i miei fratelli, prima di cucinarmi, anche per confessarci le ultime volontà. Mi dispiace morire, ma lo faccio con dignità e coraggio.
Perché vi stupite? Anche un ortaggio può avere un cervello, un inconscio, conoscenze storiche, letterarie e musicali, interessi, gusti, e forse un’anima. Può perfino essere protagonista di un racconto.
E che si possa dire liberamente: “Questo è un racconto del Cavolo!”

Serenella Gatti Linares

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