ISTANTANEA- Nadia Agustoni su una poesia di Grace Paley

anna masina

anna masina.

 

Il loro onesto proposito beffato- da Fedeltà di Grace Paley.

 

O il passato? domandai vorresti
tornare ai vecchi diari
taccuini pieni di me? no guarda come
è strana la terra
avvolta da foreste
da campi dal mare furibondo che
prova a fuggire da noi balzando
balzando ricadendo sulla costa
ancora e ancora disseminata di pietre
e di mine su cui esplodono
piccole gambe di piccoli bambini
lo so mi sono spinta troppo in là ma
andrei anche oltre se la poesia
non fosse completa.

.

L’incipit con un tono medio, un dubbio sembra palesarsi e la voce lo registra. Una sottile ironia subito dopo, quei vecchi diari, taccuini, li si pensa come vecchi strumenti, parole abbandonate ai cassetti, ai vuoti interiori e mentali; piccole tombe. Subito Paley attua una digressione, solo apparente però, perché ci porta davanti a quella costa, una dei tanti luoghi in cui la morte ha ramificato grazie al lavoro degli uomini e delle donne. Non importa quali scuse troveremo, siamo lì davanti, siamo tutti impregnati di quest’uguaglianza degli occhi guardando la morte. Lì esplodono i bambini. Paley ci lascia lì, si ritira in pochi versi che chiudono raggelandoci. Se non bastasse quello che ha detto andrebbe avanti, ma basta, deve bastare. Che altro c’è da dire?
.
Nadia Agustoni

**

 cover fedeltà

Grace Paley, Fedeltà– minimunfax edizioni 2011
Traduzione di Livia Brambilla e Paolo Cognetti

6 Comments

  1. è quanto accade oggi: ricordo l’ennesimo atto di disumanità dell’australia che ammette sia giusto tenere per un mese in mare dei profughi …e poi si parla di sciagure, l’unica sciagura vera è questo egoismo, l’avidità , l’incomunicabilità, la mancanza di condivisione di quanto è comune e non appartiene a nessuno se non per un originale atto di forza e violenza che nessuno ricorda perché nascosto dentro un costruito diritto che si definisce legalità

  2. I know I have gone too far but
    would go further if the poem
    were not complete

    Così conclude Grace Paley, dopo aver volto lo sguardo a quello che succede a ciò che è divenuta “unusual earth” – così la chiama, insolita inusuale strana ed estraniante – così com’è, avvolta da foreste e dal mare furibondo, disseminata di mine. Volge lo sguardo e fa volgere, con un gesto deciso, il solitamente distratto sguardo altrui, alla tragedia tanto manifesta quanto ignorata. C’è da esserle riconoscenti per essersi “spinta troppo in là”. Grazie a Nadia Agustoni per aver proposto e introdotto questi versi.

  3. grazie davvero, condivido l’ammirazione per questo canto in cui si fondono una straordinaria capacità di sintesi poetica e un sentito e profondo impegno civile. Quel “taccuini pieni di me” è uno scrollone, un monito per chi scrive e chi legge, per chi procede solo ripiegato su se stesso, sordo e cieco. Una lezione severa, difficile da tradurre in pratica ma l’indice a me pare chiaramente puntato verso il fare, l’agire, verso la necessità di sorvegliare il potere saturante delle parole con cui ogni giorno ci riempiamo bocche e occhi

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