TRASMISSIONI DAL FARO N. 76- A. M. Farabbi: Intervista a Nino Iacovella

pieter bruegel – the triumph of death  ( the waste land)

pieter bruegel - The Triumph of Death - particolare .

La giuria del Premio Nazionale di Poesia “Oreste Pelegatti” 2014 Civitella del Tronto ha individuato, seconda classificata, l’opera Latitudini delle braccia  di Nino Iacovella , edita nel 2013 da deComporre Edizioni.

Nella breve tessitura di qualche domanda, sollecito come al solito l’autore ad aprire la sua officina poetica, individuando scorci e relazioni fondamentali del suo lavoro. Così mi rivolgo a Nino Iacovella:

l’immersione nel dolore, nella tragedia della guerra, compone un’architettura della tua opera ricercata e dettagliata tra citazioni, sottotitoli e ritmi, fotografie di arte figurativa, e bibliografia di documentazione storica. Tutto questo annuncia una lentezza compositiva.
Entriamo nella tua ricchezza:
tu cominci con la splendida citazione di Mario Giacomelli. Scrivici del tuo rapporto con la sua persona e la sua opera.

La figura e l’opera del fotografo Mario Giacomelli sono stati una rivelazione. Per uno come me, che proviene da una formazione economica, totalmente autodidatta dal punto di vista letterario, la ricerca di maestri che mi indicassero come arrivare ad un linguaggio solido, espressivo ed evocativo, era fondamentale. Leggere il suo manifesto poetico è un atto dovuto per chiunque voglia addentrarsi nel mondo della poesia. Perché la “poesia” non è territorio esclusivo dei poeti, soprattutto da quando nel recinto di questo genere letterario imperversano ancora forme di puro compiacimento autoreferenziale che, in sinergia con un esiguo pubblico di lettori, ci allontanano dal suo linguaggio universale. In questo senso, nelle opere fotografiche di Mario Giacomelli, penso di aver trovato la purezza di un dettato poetico. “Nelle mie foto vorrei che vi fosse una tensione tra luce e neri ripetuta sino a significare” dice il maestro. Penso che non vi sia nient’altro da aggiungere.

Un altro nome che vorrei approfondire con te, proprio perché tu riporti le sue parole, è Claudio Pasi.

Latitudini delle braccia è stato impropriamente considerato un libro di poesia civile e, a volte, in senso più restrittivo, un libro di poesie sulla Resistenza. Il fuoco dell’opera è invece la “perdita della memoria collettiva”, il vuoto di valori che questa ci ha portato in eredità. Claudio Pasi – autore straordinario di un testo sulla memoria intitolato “La 17 giornata del campionato di serie B, 1939-40″ – è stato il “detonatore” ispirativo della prima sezione del mio libro “La Linea Gustav”, la più cruda e toccante sul tema della memoria. Attraverso una breve sequenza di versi che mettono in scena la fase di riscaldamento di alcuni calciatori del campionato di calcio del ’39-40 che, da lì a poco, andranno a morire nei più atroci modi e scenari di guerra, il testo di Pasi ci fa capire come la poesia possa toccare le corde più alte della commozione.

Un altro ancora è Mario Benedetti.

Mario Benedetti, con la più bella e dura poesia sulla solitudine “Che cos’è la solitudine” mostra due diverse emarginazioni che si incontrano: da un lato quella di un uomo in un parco che pensa e sente “Ho freddo, come se non fossi io”, e dall’altro quella di una donna suicida la cui vicenda viene letta sul giornale dallo stesso uomo, che rimarca, con il suo gesto “osceno”, una condizione esistenziale parossistica, insanabile. Il verso “Che cos’è la solitudine”, all’interno della poesia eponima, è un fulcro dove si appoggiano e si pesano quelle solitudini. La sezione “Food for the ants” (Cibo per formiche) trae ispirazione proprio da questa poesia.

Tra gli altri, il nome lucente di Giorgio Caproni: perché ti è caro?

Di Giorgio Caproni mi ha sempre colpito la sua ricerca alta e umile, soprattutto nel libro “Il muro della terra”. Poeta che quando approda a delle risposte quasi sempre viene sopraffatto da altre domande. Che batte i pugni al muro della terra e cerca, con le unghie, di scalfire le cose per accedere all’essenza, al significato del reale. Che dice della necessità di accedere all’oscurità dei ciechi, per poter vedere oltre la superficie delle cose. In buona parte stiamo parlando dei temi e delle immagini della sezione “Cortocircuiti”.

Merita davvero una sosta l’opera scelta di Lucio Orlando, inquietante.

Lucio Orlando è un pittore che vive ad Amburgo ma è originario del mio stesso paese: Guardiagrele, in Abruzzo. E’ stato tra i primi ad aver letto i miei testi e ad infondermi quel coraggio utile per continuare nella scrittura. Grazie ad una reciproca stima ed amicizia è nato un sodalizio nel quale è implicita la promessa a future collaborazioni. L’opera che tu definisci “inquietante” è in verità il risultato di una “sincronicità inquietante”. Basta leggere l’esergo di Villalta tratto da un testo del 2005 per capire che quell’immagine è la sua sorprendente rappresentazione visiva. Dipinta nel 1978, per la rassegna dal titolo “Poeti contro la guerra”, quella donna con la Singer rappresenta il dramma delle madri d’Europa durante il Secondo Conflitto Mondiale: tutte unite da quella macchina da cucire, da quei gesti comuni ripetuti inutilmente; perché l’Europa è divisa e i figli presto partiranno per i fronti di battaglia, senza più tornare.

A cosa stai lavorando attualmente?

Per scrivere ogni volta ho bisogno di reinventarmi. Non dimentico la mia prima ambizione: diventare un vorace lettore. La scrittura è arrivata di conseguenza. Si dice che si scrive su ciò che non si è trovato da leggere. Nella stesura dei testi cerco di tener fede alle richieste del lettore che mi porto dentro. Per questo sono severo con me stesso e procedo lentamente alla definizione di un nuovo progetto. Ma qualcosa si muove. Pensa, ho già un titolo: “La parte arida della pianura”.

anna maria farabbi

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Nino Iacovella, Latitudini delle braccia–   deComporre Edizioni 2013

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La prima parte dell’intervista ai vincitori del Premio Oreste Pelegatti 2014 è rintracciabile al seguente link:
https://cartesensibili.wordpress.com/2014/12/04/trasmissioni-dal-faro-n-73-a-m-farabbi-incontro-con-alfredo-panetta/

4 Comments

  1. Ringrazio Anna Maria Farabbi per questa opportunità. Parlare dei maestri, per me, è sempre motivo di riconciliazione con il mio sofferto, perché lento e lungo, percorso di scrittura. Ringrazio Antonio e Francesco per l’affetto e la stima, che ricambio.
    N.I.

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