tanaka ryōhei
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Alla gran maggioranza di noi si richiede un’ipocrisia costante, eretta a sistema. Ma non si può, senza conseguenze, mostrarsi ogni giorno diversi da quello che ci si sente: sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici…
La nostra anima occupa un posto nello spazio e sta dentro di noi.
Non si può impunemente violentarla all’infinito.
La nostra anima occupa un posto nello spazio e sta dentro di noi.
Non si può impunemente violentarla all’infinito.
Boris Pasternak
Sante parole, ma credo siano cadute nel vuoto e il caro Pasternak avrebbe di che lagnarsi. Purtroppo viviamo nel tempo degli ipocriti. L’ipocrisia è imperante e la non-cultura si annida ovunque trasformando la realtà in un grandissimo “the truman show” dove ci si veste di ruoli piacenti alla società rinnegando ogni briciola della propria identità. Ma io me ne frego di tutto questo apparire e vivo ‘sereno’ per quel che posso e nella mia pseudomisantropia!
serve che, un passo dopo l’altro, ci si ritrovi non solo da dietro uno schermo, ma nell’incontro reale, soprattutto con se stessi di cui si è soffocata la voce a favore di un apparire che non conta nulla e serve ascoltare anche ciò che sembra duro ma ha una voce nitida e richiede sforzo, non solo scivolare sopra ogni cosa e confondersi nella marea per paura di qualsiasi cosa. Grazie.f
la nostra anima prescinde da come gira attorno il mondo
la nostra anima dipinge il mondo, lo colora di istanze e sogni e attese
perfino la delusione la rende viva è l’anima la nostra intelligenza, il nostro vero sguardo oltre…
se l’anima prescinde, Elina, a cosa serve allora l’esperienza della vita? se dipingiamo il mondo allora non lo vediamo mai e mai arriveremo a vederlo, oppure non esiste ciò che ti con-muove, e tutto quanto ciò da cui la tua anima è toccata è in realtà solo un grande bluff, la tua anima è altro da te e tu non esisti,attraverso di lei, le sei meno di uno schermo che la offusca e non esiste questo mondo in cui esitiamo a vivere, e ci nascondiamo dietro il dito mignolo davanti ad uno specchio, dove non vediamo che l’altro specchio, la mente…che mente!
Dobbiamo imparare ad amare noi stessi, e prima dobbiamo conoscere chi siamo, i nostri limiti, i condizionamenti, le potenzialità, i desideri. La conoscenza genera l’amore, e se amiamo noi stessi perché conosciamo il nostro essere non possiamo che manifestarlo sottraendoci al sistema e alla sua ipocrisia.
amare noi stessi sembra facile eppure è una cosa difficile: non ci consideriamo, ci abituiamo ad una immagine che spesso ci costruiscono e poi diventa l’abito-abitudine che abbiamo di noi stessi, per cui non ci vediamo e impariamo a vederci con gli occhi degli altri oppure ad entrare in conflitto tra ciò che gli altri dicono di vedere e i nostri sogni di voler essere e perdiamo la sostanza di ciò che siamo.tanta strada e peripezie e avventure e sbandamenti e precipitare e ….ogni tanto si arriva a comprendere quanto sta in quel filo. Grazie Mariangela del tuo punto di vista. f
Certo non è facile, ci hanno insegnato che l’amore di sé è una cosa negativa, che sia egoismo, che l’amore implica sofferenza, sacrificio, che sia un dovere da assolvere, come gli altri doveri che poi finiscono col fare violenza al nostro io, alla nostra anima. Forse oso troppo anche solo ad ipotizzare una specie di rivoluzione copernicana della coscienza di sé.
… e mi scuso se abuso di questo spazio. grazie!
questo spazio è nato proprio per questo, per il dialogo, altrimenti si sarebbe scelta una rivista, dove i commenti non troveranno mai spazio o risposta. Servirebbe sì una rivoluzione, intorno al proprio asse interiore scoprendo che nello stesso asse del mondo, del cosmo, che tutto è solo una questione di scala di riduzione e ingrandimento con cui (ci) si guarda