alessandro tofanelli
sarò poeta? chiedevo ingenuo e speranzoso alla frattura tra le nuvole intraviste dietro i due palazzi accostàti dall’occhio miope dell’adolescenza sarò poeta? se la soglia ardua e ardente tra il liceo e la strada tra il perimetro dell’aula di greco e i clacson stizziti delle auto tra me e me stesso se la soglia invitava e impauriva sarò poeta? mangiando pietanze ove intingere il pane-di-canto sarò? al solstizio d’inverno dopo il solstizio d’inverno nei giorni concettosi del bianco inabissato nel porpora chiedo ancora me a me stesso sarò? nell’illimitato andare e nell’apprendistato non falegname non maniscalco non carpentiere ma nell’apprendistato (humanum et humus et humilis andando sempre andando) sarò? saprò essere? e vedere saprò quante volte tradirò andando sempre andando ancora mi meraviglierò? nel bianco ch’è fessurarsi tra le parole e nel muro della mia Città Barocca alla violacea erubescenza del fiore di cappero nell’assenso degl’ippogrifi di pietra sotto balconi affacciàti sul rosone cosmico di Santa Croce sarò leggerò vagolerò? animula vagula blandula lieve come l’arancio sportosi da dietro un muro magico a Granada o l’olivastro salso di luce derivando bellezza dall’Acropoli trascorsi tutti questi anni m’accorgo: il mio tempo prediletto è il futuro semplice: sarò poeta?
questo poema minimo sia dedicato alla memoria di Gianmario Lucini. Natale 2014
Antonio Devicienti
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alessandro tofanelli
Cara C.
la sera scende un’altra volta
su questa giornata
di fuoco e di cenere mi sembrava meravigliosa
mentre il sole si attardava tra le nuvole lungo le riviere
a colorare di rosa e porpora il fiume gli argini le case
e le luci appena accese davano
a me che le guardavo
una quiete e una serenità che di rado ormai vivo compiutamente
eppure ancora qualcosa
qualcosa che non immaginavo
mi ha gratificata un attimo dopo
perché nella mia vita
pur sola ancora ho meritato un abbraccio
senza prezzo
e da qualcuno che non conoscevo
e mi ha detto grazie per un niente davvero un niente che ho fatto
io che gli dicevo di non avere denaro con me e che faticavo anch’io
a finire il mese e per certo
per lui venuto dal Senegal
che vende girando per strada tutto quello che nessuno vuole
il suo tempo è davvero molto più difficile del mio
che un lavoro continuo ad averlo
che ho una casa che mi ospita e trattiene i miei ricordi e gli affetti
e ha pareti e porte che posso aprire o chiudere in questo paese che invece
non offre più riparo a nessuno
che ha scambiato la cultura e l’accoglienza per un prodotto da smerciare
e pagare secondo i suoi comandamenti e comodità ma che non fa sopravvivere
né rimanere a galla né la cultura né chi se ne occupa
soffocati tutti da mutamenti senza vere rivoluzioni
cambiamenti che non hanno nemmeno una piuma per volare
alti non sono gli ideali e il tempo sembra snaturare ogni cosa
la vita la terra l’amore
si vivono da estranei da miserabili
impoverendoci sempre di più chiudendoci irrimediabilmente in una gabbia
senza una parola che suoni dentro ogni ricordo
che disappanni la densa nebbia in cui stiamo soffocando
la storia esiste se noi esistiamo se noi costruiamo i giorni
oltre queste guerre di lusinghe
queste false contrattazioni di insinuazioni che costruiscono solo vuote speranze
perché la vita è una battaglia che va vissuta giorno per giorno istante dopo istante
e va ascoltato il suo cuore che a raffica spara una mitraglia di silenziosi nuovi versi
un temporale e le sue piogge i lampi l’acqua che scroscia sui tetti e noi
noi qui attorno e dentro questi giorni di frumento
una messe nuova qualcosa che non ha misura.
fernanda ferraresso
rifletto su queste terre di luce che mi offrite sulla mia condizione di attesa e di stasi sul bianco dell’immaginazione e della meraviglia che traggo leggendovi, accogliendo questo pezzetto di viaggio
grazie Antonio, grazie Fernanda
“Ancora mi meraviglierò?” mi commuove. Meravigliamoci! Un abbraccio ad Antonio e a Ferni (che bello che ci vedremo a Bologna!)
ti aspetto ciao carissima Fiammetta!
Un abbraccio a Elina che invece non ci sarà, purtroppo…anche se potrebbe sempre ripensarci
grazie ragazzi della vostra *animula vagula blandula * che mi porta con sé molte volte e mi apre le porte degli occhi.
portatemi anche il 10! fino a quando davvero intera potrò abbracciarvi.
iole
ci sarai! ormai sei della grande famiglia delle carte e hai un seme in una terra di sole. f
un abbraccio a te fernanda
prima o poi ci troveremo tutti però! Ciao Elina.