igor mitoraj- agrigento
Taglia, spezza, disarticola, sbrana dalla storia, Mitoraj fa a brandelli le statue della classicità per affrancarle in questo fragile oggi che si crede mastodontico, le rovescia, le mette al fondo dello sguardo, le denuda dai paludamenti della parola storica e le precipita nel nostro intimo arcaico, va a ripescare le forze segrete che ognuno ha ancora in sé, ancestrali, antiche voci dei miti dell’origine che vivono in noi, che abbiamo dimenticato chi siamo, da dove veniamo, traendone tutta la forza e la carica espressiva e mentre afa questo cita con nitidezza la fragilità e la grandezza ricomposta nel frammento e nel dialogo con cui i soggetti si mettono in relazione ciascuno dal loro profondo vivissimo silenzio.
Igor Mitoraj, scomparso quest’anno, il sei ottobre, a Parigi, come inizio aveva scelto l’espressione pittorica, dopo aver studiato pittura a Cracovia guidato da Tadeusz Kantor, pittore, scenografo e regista assai noto nel mondo teatrale polacco, ha proseguito i suoi studi all’estero. E’ a Parigi nel periodo più fertile e ribelle dell’arte, il ’68, ma Mitoraj scopre invece il fascino delle culture antiche, lo affascinano le opere degli artisti messicani, per questo si trasferisce per un po’ in Messico da cui fa ritorno dopo un anno di ricerche e studi su quelle culture. Rientrato a Parigi, dopo alcuni lavori di scultura esposti traendone un discreto successo, decide di dedicarsi solo a questa attività che intervalla a viaggi di studio in cui gli estremi rafforzano in lui una particolare visione dell’espressione scultorea moderna e antica. Tra Grecia e Stati Uniti, s’inserisce anche l’Italia, la Toscana, dove scopre il marmo e le terrecotte, il bronzo: materiali tutti che diventeranno i suoi strumenti, i mezzi espressivi che lo faranno conoscere ovunque. L’Italia lo ospiterà per qualche tempo anche come luogo privilegiato di lavoro, l’altro atelier l’artista lo aprirà in Francia, mentre le mostre e le esposizioni si succederanno un po’ dovunque a livello internazionale. La mostra all’Accademy of Art di New York , del 1989 , ne dichiara a tutti gli effetti il successo con cui viene acclamata ogni esposizione ovunque egli abbia portato le sue sculture.
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igor mitoraj-teatro del silenzio (lajatico)
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Lo scultore opera una lettura particolare del tempo. Non c’è tradizione ribadita se non nella lavorazione e anche questa subisce l’incantesimo del suo tocco magistrale e dell’interpretazione, ciò che lui riporta in vita è “il frammento” di cui la vita è composta, un organo che pulsa di storia e cosmo, di materia archeologica e di futuro che si rimodella a partire da qualcosa che poteva sembrare perduto, spezzato mentre è di fatto l’elemento di giunzione tra un dolore che non è mai fine a stesso e una cecità che è in realtà sguardo nel profondo mentre parimenti l’illusione dello sguardo si fa allusione dell’inconscio, detto, inscritto in ciascuno di noi che, uomo dopo uomo e tempo nel tempo, non andrà mai disperso. Intrusioni, esternazioni , nelle sezioni dei corpi all’interno di altri, e nell’ambientazione che diventa corpo ampliato, anche se mutilato, amplificato dal frammento, frammento l’insieme stesso rispetto al reperto, nelle sculture di Mitoraj, forse rimarcano i luoghi dell’infinito dell’essere, un noi, non soltanto un io vulnerabile e modesto, anche se gigantesco, che non si vede che in un piccolo se stesso bendato e fermo.
Come sua dimora aveva scelto anche per l’altra vita Pietrasanta , è lì che si trovano le sue ceneri.
fernanda ferraresso
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igor mitoraj- verona (castelvecchio)
Era un artista speciale Igor Mitoraj, ha saputo tradurre la classicità con una vena di modernità emotivamente molto coinvolgente. Le sue opere, per quanto complesse (visto il substrato da cui arrivano) sono di facile lettura, capaci di essere apprezzate da qualunque osservatore, per la capacità di trasmettere la delicatezza e la bellezza tangibile dell’Arte.