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“Quel che più mi interessa non è né la natura morta, né il paesaggio, ma la figura.
La figura mi permette ben più degli altri temi di esprimere il sentimento,
diciamo religioso, che ho della vita”
Henri Matisse
Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore.
Ferrara ospita a Palazzo dei Diamanti fino al 15 giugno 2014 un’ampia retrospettiva dedicata a Henri Matisse in cui traluce la sua mirabile capacità figurativa.
Ci sono appuntamenti con l’arte il cui richiamo esercita su di noi una seduzione irresistibile, offrendoci un’isola di ristoro da tutti gli ossidi accumulati nella quotidianità. È il caso della straordinaria mostra Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore in corso a Ferrara fino al 15 giugno prossimo.
Una volta varcata la soglia di Palazzo dei diamanti ed entrati nelle spaziose sale espositive, si avverte come l’impressione di essere stati invitati a un ricevimento dove protagoniste sono le modelle convenute dai più prestigiosi musei del mondo attraverso i ritratti in cui erano state immortalate da Henri Matisse. Su tutte campeggia la figura più volte ritratta di Lydia Delectorskaja. Donna bella, intelligente e generosa, assunta come dama di compagnia di Madame Matisse e che divenne assistente musa e infine compagna dello stesso pittore.
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L’eccellente retrospettiva ripercorre l’intera parabola creativa del grande artista francese, con l’esposizione di oltre cento opere tra quadri, statue e disegni. Ma a occupare il centro della scena sono le loro riproduzioni, di volta in volta assurte a soggetto di una pittura che ne imprime la figura sulla tavola attraverso lo sguardo contemplativo e amorevole dell’autore.
Nudi di schiena, nudi distesi, nudi seduti ritratti nell’essenzialità delle linee appartenenti a odalische a ninfe o modelle ovunque ritratte nella spoglia essenzialità delle linee dinanzi ai quali i sensi del visitatore rischierebbero di raggelarsi in laghi ghiacciati di parole trattenute, se non intervenisse in soccorso dell’atrofia emotiva l’accesa enfasi espressiva del colore.
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La poetica di Matisse è concentrata sulla figura femminile, come egli stesso ebbe a dire nel 1908: «Quel che più mi interessa non è né la natura morta né il paesaggio, ma la figura. La figura mi permette ben più che gli altri temi di esprimere il sentimento religioso che ho della vita».
Un insieme molto vivace con un evidente gusto per una decoratività in cui i corpi femminili vengono enfatizzate fino alla deformazione della struttura. Quadri e disegni raffigurano donne che come morbidi arabeschi s’incarnano nel colore e premono contro i confini della tela, che devono il proprio sapore pittore più alla maestria di un pennello virtuoso che all’effetto seducente dei sogetti.
Ci si sofferma dinanzi a queste opere provando lo stesso stato di tentennamento che colpì Leo Steiner, sostenitore del Matisse della prima ora, dinanzi a La femme au chapeau. E se ne esce dalla mostra con la convinzione che il valore di Henri Matisse sia stato proprio quello di averci saputo trasmettere l’essenza di una sensualità e di una bellezza che si manifesta nella relazione costitutiva con altro da sé, trattenendo nel pennello ogni tratto riduttivamente estetico.
Gian Paolo Grattarola
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RIFERIMENTI IN RETE
http://www.palazzodiamanti.it/1366/matisse-a-palazzo-dei-diamanti
http://www.images-a.com/matisse-la-figura-a-ferrara/#/14
Eh, ad avere il tempo…
La storia dell’arte è uno dei pochi temi da cui sono al tempo stesso molto attratto e ciononostante al tempo stesso di cui sono estremamente ignorante. Il lato positivo è che a visitare questi serenissimi blog mi capita spesso di trovare piacevoli sorprese.
Matisse infatti è uno dei molti che conosco poco. Dei quadri che riportate qui mi colpisce l’enfasi sulla resa… per così dire… indiretta della figura su cui lui si concentra. Come scrivete voi pare proprio che la sensualità dei soggetti venga loro asciugata, in favore del colore, che instabile crea una sorta di paesaggio emotivo, a illustrare il rapporto con l’osservatore. Il nudo così mi par diventare come un bellissimo vestito.
Quasi sono più nude quando sono dipinte con dei vestiti…
LE TELE DI MATISSE
Come fissati – i fianchi –
in una statica dinamica.
Come celati – i volti –
da pennellate rosa di censura
privati di sorrisi e sguardi
e tuttavia soavi ed eloquenti
nell’insieme.
Tracce di scialli o di pellicce di visone
piante e ceramiche abbozzate
a pennellate transitorie.
Fiori, tappezzerie multicolori
tutto si sposa ed ivi si confonde.
In simili paesaggi di tessuti
come polposo frutto
la modella posa
ed aderisce al canapè
alle pareti che si uniscono ai tappeti.
Nella serena calma posa
ombra rosata e fiduciosa
protagonista ambrata e consenziente
a quei pennelli vigorosi e volti
all’essenziale.
Stefania Ferrini – Luglio 1997
(Segnalata a “Le terre del rubino” – Bomporto MO – Nov. 98)