lampedusa- isola dei conigli
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NOI REBELDIA 2014.01
LAMPEDUSA DEGLI SBARCHI
Dove passa la parola è arrivato già lo sguardo della ragione; la parola è la vita che genera vita, il contrario rumoroso e naturale di quel sonno che genera mostri. Al cuore di Rebeldia, la sua traduzione : “rebeldia” nella nostra lingua suona come ribellione, meglio ancora disobbedienza e la ragione della ribellione è che lo sguardo ne ha viste e riviste fin troppe di parzialità e di illegittime giustificazioni al niente e al torto da non poter più stare miope e silenzioso. E la parola parla. Ora la nuova iniziativa di Noi Rebeldia parlerà attraverso i poeti di Lampedusa e dei suoi morti da respingimento; infatti il nuovo soggetto collettivo poetico di “Noi Rebedia”, che parte dall’iniziativa di Nino Contiliano , è mettere in memoria e in futuro le parole che si ribellano all’orrore delle morti di Lampedusa. Noi Rebeldia, è nata nel 2010 e ripresa con delle varianti nel 2013. Non è un unico testo – ce lo spiega la poeta Nadia Cavalera – ma più testi su temi scottanti d’attualità che in polifonia anonima fotografino la realtà circostante. Un testo in progress, un soggetto collettivo dalla metrica del “lasse”, “un soggetto collettivo plurale in azione. In fondo il linguaggio della poesia, che nelle singolarità differenti trova il giusto passaggio per la sua attualizzazione, non può non presupporre e contare sull’esistenza di un poetic general intellect (presente come una costante collettiva nell’immaginario culturale, sociale e politico di ogni voce poetante), e tale da rendere praticabile una forma espressivo-comunicativa poetica comune. Una forma di scrittura più attenta al comune del linguaggio poetico che non alle singole firme e all’emozionalità assolutamente privata e dilagante” (da Noi Rebeldia 2013 L’Ora Zero ). E Lampedusa degli Sbarchi è la nuova terra poetica ribelle.
Meth Sambiase
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centro permanenza temporanea -lampedusa
LAMPEDUSA DEGLI SBARCHI
Lampedusa -mi disse- è lontana nella notte
Feroce. è isola è sogno impasto di
Mare e di vento africano arso
Mediterraneo. sostiene questa cieca
Speranza in cui… puoi anche annegare
sapremo di sapere aver saputo
tremando tremeremo aver tremato
annego se nuotando avrò nuotato
raccoglieremo reti e non vorremo
preghiere avendo pianto piangeremo
viaggi: sconosciute l’isola e la barca
dossier: deportati al porto, corpi venduti
maree di corpi in mare, corpi mai sbarcati
volti svolti, un urlo senza passaporto
e onda in esilio Fetma moriva Lampedusa
Vita il mare arrecò alla terra e nel mare cessò la mia
Come pesce polmonato in ventimila strisceremo
Sulla tua sabbia bianca e fine,
clessidra dei tempi saliremo le tue dune
Gli occhi dilatati di giustizia nella lingua il sale del dolore
di isole promesse voleva bisbigli e vita mutata
salvata – una cattedrale di figlie e risa in nuove lingue
essere nel rosa che invade i fenicotteri a luglio
il tempo reiterato oltre le mura in fiamme, la battaglia
la battigia- (io, lei) un’anima curvata che potesse approdare
non son’io quella terra sui morti storti
ch’a mani tese mi chiedono la vita lasciata per
un futuro d’acqua muro Io sono la berta che canta
la prateria il falco ch’incanta la gariga il cervo
ch’intriga la prateria la caretta caretta mia diletta
Smarrita e le stelle nascoste e gelida è la notte e a branchi l’Umanità
dolorose orme nel buio oltre l’assassinio della luce scruto della notte il termine
nessun indizio di alba gloriosa tracce di colore soltanto
ma ancora abbaglia clandestina la luce da gocce di rugiada in fragili tele di ragno
resiste il sogno in piccoli splendori forgia il Nuovo la fatica del fare nostro quotidiano
non volevo io essere quella che ero
quello che tutti eravamo non mi serviva
che per piangere i morti in poesia e
sentendomi assolta scrivendo versi
dar loro a voce a me serviva – non a loro
Le loro voci inghiottite dalle onde, e le bocche
Che dolore può esprimere una voce salva
Le mie parole non toglieranno le onde dai loro corpi
E non metteranno aria nei polmoni gonfiati di sale
Solo la morte li ha salvati, mentre NOI dormivamo sereni
è comunque nel vuoto delle stanze che si aprono silenzi
si indugia per testardaggine sguardando il mare
le spalle serrate al muro ascoltando la risacca
la ciotola di cristallo sul davanzale colma di grida
non restano che gesti a ricalco le dita appena ripiegate così
cantavamo prima di partire cantavamo
partono i bastimenti cantavamo
terra di sogni e di chimere prima di partire
cantavamo per non tornare ora
nessuno canta più e molti non arrivano mai
testo collettivo anonimo
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RIFERIMENTI IN RETE:
http://www.nadiacavalera.it/news/2014/lampedusa-degli-sbarchi.html
http://www.retididedalus.it/Archivi/2013/maggio/LUOGO_COMUNE/4_multitesto.pdf
Grazie per questa pervicacia nel non dimenticare.
NOI REBELDIA ….
Nella voce di tutti
Vedi quei crepuscoli di raucedine
crepe di labbra pietà di memorie
intermittenti istanti come iperboli
ombre riflesse sui pontili scalzi
ci sono luoghi che ti accompagnano
luoghi che ti appartengono
impronte che affiorano sulla carne
ci sono luoghi straniti
ritmi di vite incustodite
occhi labbra e bocche
frastagliati di radure
vuoto mai colmo
nuche errabonde e solchi
come indecifrati funi
di insorta luce
luoghi di lune distanti
bisbigli a catena di verità brutali
su guanciali spiegazzati
segreti ben più estranei
a questi misteri di assenza
eremi intricati ai bordi
labile confine tra veglia e sonno
odore di sambuco
dentro le radici
vedi danno corpo alle parole
mai pronunciate e per gli occhi
odore di buio tessono
con coraggio di rondine
ma chiedono ragione ora e sempre
nella voce di tutti
di questo sortilegio [da sfatare…]
Grazie
L’ha ribloggato su Il Golem Femmina e ha commentato:
Noi Rebeldia 2014 – Lampedusa degli sbarchi