GLI UNDICI DIPINTI IMPERDIBILI DEL MUSEO CIVICO DI
PALAZZO CHIERICATI – VICENZA
QUINTO IMPERDIBILE:GIAMBATTISTA CIMA da CONEGLIANO
Madonna in trono col Bambino tra i Santi Giacomo e Girolamo
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GIAMBATTISTA CIMA da CONEGLIANO – Madonna in trono col Bambino tra i Santi Giacomo e Girolamo
Questa pala era collocata in una cappella della chiesa di San Bartolomeo a Vicenza: la presenza, accanto alla Madonna, dei due Santi, Giacomo e Girolamo, è giustificata dagli omonimi committenti, Jacopo e Girolamo Sangiovanni. Entrerà a far parte delle opere del Museo nel 1855. Assume un significato particolare sapere che essa venne dipinta a Venezia, con tutta probabilità nell’anno in cui Cima vi si trasferì dalla sua Conegliano, come testimoniano la firma e la data di esecuzione, poste al centro del piedestallo: “ Ioanes Baptista de Coneglano fecit – 1489 adì primo marzo”.
Poche le informazioni precise. L’autore nacque attorno al 1460 (morì nel 1517 circa) da una famiglia di “cimadori di panni” (addetti alla rifinitura dei tessuti, come egli lo fu delle gradazioni luminose): ecco spiegato il motivo del soprannome. Non meno rari i documenti relativi al periodo della formazione. Di certo, il suo arrivo in laguna fu un passo determinante. Un motivo in più per guardare con maggiore attenzione quest’opera, indicandola quale punto di partenza. Come dirà Berenson nel 1919: “Rivela, caso rarissimo nei primi lavori di ogni altro maestro, il talento, il carattere e la qualità di tutto il suo sviluppo posteriore”.
Soggiornò a Vicenza rimanendo a bottega presso Bartolomeo Montagna? Oppure svolse il suo apprendistato sotto lo sguardo di Alvise Vivarini, dal quale riprese la solenne plasticità delle figure? Il confronto diretto con i protagonisti della pittura veneta (in particolare con Bellini) si rivelò fondamentale. Non meno, aprire bottega a Venezia. Un luogo di lavoro che andrà presto affollandosi di aiutanti, in modo da soddisfare la committenza. Cima si impegnò in lavori per confraternite non solo di Carità, ma anche di arte e mestieri, senza tralasciare le richieste provenienti dalla terraferma.
Venezia gli permise, inoltre, di verificare i caratteri innovativi della pala di San Cassiano di Antonello da Messina, eseguita durante il suo passaggio in laguna, tra il 1475 e ’76. Nella tela di Palazzo Chiericati, la Madonna, con in grembo Gesù, domina al centro, rialzata su un trono in marmo con basamento circolare, le cui venature riprendono gli intrecci dei rami di vite raffigurati in alto, sulla pergola. Più in basso, ai lati del dipinto, risaltano, contro le pareti segnate da elementi classici, i due santi: Giacomo, caratterizzato dal bastone del suo martirio e Girolamo, con lunga barba bianca e tunica rossa, cardinalizia. Tutto ricalca l’impianto triangolare dell’opera di Antonello.
Non mancano elementi naturalistici, come le ricche fronde degli alberi, dietro la balaustra. Mentre il cielo chiaro in lontananza contribuisce ad allargare gli spazi, creando un’efficace sequenza di piani. Ogni particolare è ammorbidito da una luce calma e dorata, sicuro riflesso della nostalgia per quel paesaggio trevigiano da cui veniva richiamato, ogni anno, d’estate, il grande pittore.
Silvio Lacasella