GLI UNDICI DIPINTI IMPERDIBILI DEL MUSEO CIVICO DI
PALAZZO CHIERICATI – VICENZA
.QUARTO IMPERDIBILE: MARCELLO FOGOLINO
Adorazione dei Magi
MARCELLO FOLIGNO – Adorazione dei Magi
Arrivato sei anni prima, in compagnia del fratello Matteo, anch’egli pittore, il 25 gennaio 1527 Marcello Fogolino è in Friuli, la sua terra, essendo nato a San Vito al Tagliamento tra il 1483 e l’ ’88 (neppure sulla morte vi è sicurezza di date, si pensa sia avvenuta a Trento tra il 1550 e il ’58). Quel giorno viene emesso dal Reggimento di Udine il loro bando perpetuo dai territori della Serenissima. Motivo? Furono entrambi accusati dell’omicidio di Liberale, un barbiere di Belgrado. La decisione non verrà mai ritirata, però, grazie ad una non episodica attività spionistica, i due fratelli ottengono a più riprese dei lasciapassare temporanei, in modo da poter rientrare nel Veneto e a Vicenza, città nella quale Fogolino era cresciuto, producendo alcune opere che rimarranno punti fermi all’interno della sua attività.
Per avere notizie riservate da rivelare, occorre conoscerle, ovviamente. Infatti, rifugiatosi a Trento e superate le difficoltà legate ai primi tempi dell’esilio, a Marcello – nella sua famiglia l’artista dotato di maggiore talento, poiché anche il padre era pittore – si presenta l’importante occasione di far valere le proprie capacità, quando è chiamato a partecipare alla decorazione dei nuovi spazi del Palazzo del Buonconsiglio, voluti nel 1528 dal potente principe vescovo Bernardo Cles.
Difficile dare una sequenza temporale a quanto è accaduto prima del 1521, cioè precedentemente al soggiorno in Friuli, dove, tra l’altro, ha modo di studiare da vicino lo stile di Pordenone, autore che già in precedenza Fogolino aveva guardato con particolare attenzione. Si sa di una permanenza veneziana, durata otto anni, ma non si riesce a collocarla entro date precise. Si ipotizza anche, sulla scorta di quanto vediamo all’interno della sua pittura, un viaggio nel centro Italia, durante il quale può essere entrato in contatto con la pittura di Pinturicchio e con quella di Signorelli. Forse, ancora, si mosse in direzione dei pittori veronesi e poi lombardi.
Non si è neppure certi se la grande pala de L’Adorazione dei Magi sia stata dipinta prima o dopo la partenza per Venezia. Di sicuro è esposta al museo di Palazzo Chiericati sin dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 1855 e acquistata dal Comune nel 1833 alla considerevole cifra di 450 zecchini. Quotazione maggiore dell’opera di Cima da Conegliano, ad esempio, che pure proveniva dalla medesima chiesa di San Bartolomeo.
Altra cosa che si può sostenere con relativa certezza è che, mentre la dipinge, Fogolino ha in mente i cicli pittorici di Carpaccio. Non può che essere così: lo testimoniano quelle figure descritte con minuziosità di particolari, tra tono e tono, colore e colore. Qualcosa, ingentilendo questa sua narrazione per immagini, trasforma la luce in precise placche luminose, intarsiando la scena. I Magi sono giunti a Betlemme, con le loro stoffe ricamate, la compostezza dei volti, i doni da offrire. Baldassarre, che di solito arriva per terzo, qui è al centro e prevale sugli altri in altezza. In Giuseppe c’è anche Bartolomeo Montagna, così come, nella trasparenza dell’aria e nel paesaggio in lontananza, c’è Bellini. In quel cavallo, alcuni hanno visto Pordenone. Insomma, è un pittore che respira a pieni polmoni il suo tempo.
L’arco, le statue nelle nicchie, l’edificio circolare: elementi riconoscibili e di fantasia. Identificabile il fiume Bacchiglione, così come la roccia a strapiombo, che non indica la parete di un monte, ma un punto preciso dei colli Berici. Infatti, in alto si scorgono due figure. Tra realtà e finzione, proprio come in Carpaccio.
Silvio Lacasella