audrey kawasaki
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Un giorno verrà che il silenzio allagherà ogni cosa e dalla piena un’altra parola soffierà precisa dentro le nostre giornate grigie e senza storia. Maestra sarà la voce alta, che ognuno ha in sé e che d’altri inganni a lungo ha avvilito e dimenticato.
Questo, leggendo i testi proposti a balzi di tempo, quanto ho sentito con chiarezza in questi canti di Anna Maria Curci. Lo ha inviato come Augurio, per il nuovo anno e come tale lo presento a me e ad ogni altro, ringraziando.
fernanda ferraresso
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audrey kawasaki
Preludio
Ascolta, nell’attesa, come vuoi:
mano appoggiata al mento ed occhi chiusi
oppure spalancati e testa alta.
Ascolta, non fuggire, non temere
presa rapida o lenta gestazione
del vento muto che avvolge e sospinge.
Ascolta, prendi il ritmo e cogli nota.
Ricostruisci la tua partitura:
è proprio quella che appare distante.
Ascolta e frena il piede impaziente
la nocca che si tende e il naso ostile.
Non ignorare i canti dal silenzio.
9 settembre 2013
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I
Può un acquerello urlare a chi lo guarda
o resta il suo colore falda piatta
arrangiato conforto all’emergenza
alla simulazione dello scoppio
che s’offre come rito prepagato
– basta una coda al bancomat, è fatta –
centrifuga risciacquo asciugatore
di commedianti lacrime d’autore?
La diceria dell’angelo che guarda
prova da tempo a farsi mio custode.
Se è un canto dal silenzio o di sirene,
sta tra l’ugola e il tubo digerente.
11 settembre 2013
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IV
A geometrie e congegni tu t’affidi
e la forma conclusa ti conforta
anestetizza il balzo o il suo pensiero
lenisce le ferite ancora in nuce.
Ma la terra di mezzo o la sua striscia
di sabbia flutto rabbocco pontile
ha le braccia conserte e semoventi
ghigna gorghi nella mano a conchetta.
Allestisci il traghetto lo decori
traccheggi e sbocconcelli (non mittendus!)
ti siedi sulla riva. I canestrari
ti passano davanti e tu li invidi.
8 ottobre 2013
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VI
un fantasma la serva di scena
nei giorni del gelo senza voce
Gli occhi abbassati sulla tela grezza
non scorgono altri cenni d’intesa
mentre esamina lembi e suddivide
toppe e rinforzi di primo soccorso.
La schiena scricchiola senza spartito
precipita la suite della speranza
nel duetto di farsa e illusione
perso per sempre il notturno d’incanto.
11 dicembre 2013
queste poesie vanno lette e rilette. Una tramatura complessa e una impalpabile ironia che le drammatizza tutte. E’bello iniziare l’anno con i versi di Anna Maria Curci.Grazie a lei e Grazie a Fernanda.
Scrittura sapiente. Intensa.
Lucetta Frisa bene ne coglie la complessità.
Grazie a voi.
dalla raccolta che Anna Maria ha inviato ho (e)seguito una scelta perché attraverso queste orme mi pareva si potesse tracciare un disegno e da questo (e)seguire un percorso, o forse meglio sarebbe dire involvere e riavvolgere più vie di percorrenza, come, secondo me, è avvezza a fare la scrittrice in questione già altrove letta. f.f.
felicissima scelta, Ferni!
la poesia di Anna Maria è una delle più belle del web
cri
Una sorpresa, motivo di gioia, trovare qui un itinerario di lettura tra i canti dal silenzio. Sorpresa e gioia leggere qui i vostri commenti. Vi ringrazio, tanto.
la poesia di anna maria curci ha un grado di metaforicità e limpidezza insieme che non ha eguali: così come l’ironia. e le tre cose insieme producono una forza cui è difficile resistere, che trascina centripeta nel gorgo e ti risputa dall’altra parte del buco nero [sempre preferibile alle stelle – fisse -]
Condivido in pieno questa proposta di Cartesensibili che, assieme ad altri post precedenti, invita a meditare sul tema e sul valore del silenzio; paradosso vuole che, per parlare del silenzio, si debbano usare le parole, ma così è e dev’essere, come bene dice il bel titolo: canti DAL silenzio, canti che con gioia ritrovo anche tra queste amate pagine, canti (mi piace che Anna Maria scelga proprio questa parola in mezzo all’allagamento di sperimentalismi e pseudosperimentalismi in corso) che sono modulati tra la bellezza della lingua che li esprime e la profondità della meditazione.
molte parti
di me in frantumi
cocci in movimenti errano
orme di radici nella notte
silenzi ben arcuati
brulicano
non riconosciuti
molte parti
di me in attesa
echi di sabbia
scandagliano
giunture di detriti
stormi in volo
si assiepano
su labbra scoscese
come grumi
relegati a sera
m.a.
è una poesia che si mette in moto, non ferma, forma immagini che si rincorrono per radicarsi nel lettore attento e paziente ad ogni sfumatura di tono
elina
Poesia duttile, armonica, melanconica , a volte amara. La voce esce placata, non ha urla, rigurgiti, si ripiega e solleva alla visione il troppo morto , il poco vivo, la pochezza, la miseria.”Allestisci il traghetto lo decori
traccheggi e sbocconcelli (non mittendus!)
ti siedi sulla riva. I canestrari
ti passano davanti e tu li invidi.”
La vita si nutre di fatti , di umili sudati gesti e i troppi aggrovigliati pensieri sono il peso lordo.
la vita , cara Narda, è fatta anche di parole, come quelle che tu usi e scegli giornalmente e comunemente anche negli scritti, non solo nell’oralità. Le parole hanno una genesi antichissima di cui nemmeno ci curiamo di sapere quale sia la loro origine, le trasformazioni da cui poi abbiamo tratto e disegnato i pensieri e le tante velleità di cui, significandocene, ci ingozziamo oggi. Oggi si dice e si vede il signifi(c)cato, il segno ficcato dentro, spesso a viva forza, spesso stuprando la parola originaria, ricca, vivente, immiserendola del suo più inutile corpo.
La vita non ha, se la guardi, fatti, ma immagini che noi vogliamo siano fatti, in realtà non ci compete il fare piuttosto il crederci…secondo le tante fedi. f