bruno vergauwen
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Ha il corpo, ma è come non l’avesse
quando si porge d’infinite cose
dice: Ti sono
per amarti il pensiero
perché non posso trattenere il fiume
perché non voglio oppormi alle sue rapide
e tuttavia ne ignoro le ragioni
però mi piacerebbe risanare
le tue antiche ferite
Non ha il corpo, ma è come se l’avesse
quando s’adatta alle finite cose
dice: Mi sei
tessitore di fiato
perché non puoi sapermi senza vita
perché non vuoi che mi condanni il tempo
e tuttavia ne ignoro le ragioni
però mi piacerebbe che sanassi
le mie antiche ferite
Ti sono, per i giorni d’autunno
in cui nascesti prossima e lontana
e perché so che te ne andrai da sola
_malgrado questo fiume che ci unisce_
e non potrai restare
Mi sei, per le giornate dell’inverno
in cui nascesti prossimo e lontano
e perché so che me ne andrò da sola
_malgrado questo fiume che ci unisce_
e non potrò restare
Quando non ci sarai
forse saprò che il tempo è vincitore
sulle distanze brevi
e che non sono i corpi a combaciare
Quando non ci sarò
forse saprai che il tempo è convenzione
che la distanza è sogno
e che non sono i corpi a innamorare
cristina bove
da http://ancorapoesia.wordpress.com/2013/12/27/desistenze
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bruno vergauwen
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Ha il corpo ed è come fosse assente
se si sporge da infinite cose l’essere non sente
dice: io sono
e nel pensiero dice ti amo
ma affoga nel fiume del senso
e da ripide vie in ancora più antiche ferite
nelle ragioni incomprese non fa ritorno
Non ha il corpo ed è come ne avesse
uno soltanto quando tra loro confronta
le finite cose di cui è fatto
dice: chi crea questo
immenso artificio
chi tesse il mio fiato
chi mi ha costruito in questo incredibile
universo in cui mi addentro solo
dentro uno specchio che non misuro a tempo
perdo il mio passo se solo mi cimento
ignorando le ragioni per cui sono qui
in questo assurdo mondo e soffro
se solo il pensiero lancio
un poco oltre il piede con cui
ancora mi confronto
Tutti i giorni di un solo momento
per tutti gli incantamenti per cui
mi nascesti per l’acqua del tuo ventre
e i fiumi che in me scorri dalle notti del tuo corpo
per la prossimità tra passato e futuro
che insieme sono il mio presente
bruciando la fiamma di un respiro
senza inizio e senza spegnimento
il sole che anch’io ho in corpo
ti sono e tu sei me
senza distanza i nostri universi
sono un solo movimento
Tu mi sei e io ti sono
senza nascere che un attimo in un sogno
senza distanza che la misura di un segno
fatto di notte mentre ancora non avevo intelletto
e tu mi sei fiume e goccia
e io ti sono corrente e acqua
un greto che ci scorre
come su un’ancora l’onda
perché qui noi siamo e saremo
e ancora ci faremo passate
di mano in mano e da impronta ad orma
la medesima sostanza che non cede
e non cade da questa terra che ci è madre
anche poco dopo l’ombra.
fernanda ferraresso
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Un duetto superlativo.
Ferni!
GRAZIE MILLE
almeno in questa casa siamo vicine con i nostri “pensieri” e potremo ritrovarci ogni volta che lo desideriamo.
un abbraccio immenso
cri
ma te lo avevo detto, no? Baci e grazie a te per segnare, per insegnarmi la strada delle or-me. f
un abbraccio a entrambe!
grazie Elio, Blumy, e ancora Ferni
Wow! Meraviglioso incontro d’anime e di poesia!
….. bella pagina…
ne aspetto ancora e seguo
buona giornata
.marta
«tessitore di fiato» «confronta le finite cose»: vi ringrazio, Cristina e Ferni
grazie Anna Maria…a giorni…(…)!!!!! ferni
grazie, Marta e Anna Maria!
imparo le cose, il loro confondersi e porsi vicine, sorelle
nutrite di medesima sostanza aerea e di terra
avete parole che lasciano luoghi aperti, da visitare, da abitare nel tempo
grazie a voi
ecco, perché mi lascio vivere ancora.
e ancora.
grazie Elina
grazie Simo.. ecco perché ci lasciamo vivere ancora…
Quando il silenzio è a un passo
dalle radici di pietra
tendi l’orecchio e lascia
che ti attraversi la notte
sarai un punto sospeso
respiro incontaminato
grido muto di vento
raggio incurabile
ombra trapassata
o distanza bianca
tra le parole prima
di essere mare
m.a.
Grazie, Maria!