jl hirten
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Un dono di fine estate, un lume che mi ha accompagnato dentro l’altra stagione (quella di tutti, meteorologica e
celeste, quella interiore, fatta dell’intimo viaggio che offre la poesia).
Un poemetto, CANTI DI UN LUOGO ABBANDONATO di Azzurra D’Agostino, stampato dalla Anonima Impressori di
Bologna nella collana SassiScritti. Caratteri mobili, xilografie, odore di inchiostro e una voce decisa: un libro d’arte
e poesia per amanti di pressioni e impressioni.
Mi piace darne notizia qui, lasciando prima la parola agli stessi versi ed alla forza della voce di Azzurra e di seguito
ad Andrea Longega, autore di questo bel dono settembrino, con alcune sue considerazioni sui CANTI, non prima
di suggerirvi di visitare il sito http://azzurradagostino.wix.com/abitare, dove la D’Agostino illustra il suo progetto
(CANTI è la seconda parte di una trilogia) e dove potrete trovare gli eventuali contatti per acquistare il libro.
celeste, quella interiore, fatta dell’intimo viaggio che offre la poesia).
Un poemetto, CANTI DI UN LUOGO ABBANDONATO di Azzurra D’Agostino, stampato dalla Anonima Impressori di
Bologna nella collana SassiScritti. Caratteri mobili, xilografie, odore di inchiostro e una voce decisa: un libro d’arte
e poesia per amanti di pressioni e impressioni.
Mi piace darne notizia qui, lasciando prima la parola agli stessi versi ed alla forza della voce di Azzurra e di seguito
ad Andrea Longega, autore di questo bel dono settembrino, con alcune sue considerazioni sui CANTI, non prima
di suggerirvi di visitare il sito http://azzurradagostino.wix.com/abitare, dove la D’Agostino illustra il suo progetto
(CANTI è la seconda parte di una trilogia) e dove potrete trovare gli eventuali contatti per acquistare il libro.
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Dal lato del suo migliore apparire
dal lato del suo apparire migliore
si schianta nel sole, di luce si spacca
il bianco bianco casolare di biacca.
E’ rimasto e noi ora lo vediamo.
Alla mano invisibile viene da pensarci.
Posare pietra dopo pietra dopo pietra
e poi intonaco, malta, calcina,
alzarsi all’alba, di prima mattina
fare le cose come uno che si salva.
*
Chi era qui, chi zappava e mungeva
chi insomma c’era non l’avrebbe voluto
il crollo del fienile e neanche, inutile dire,
questo scrostarsi di pareti, la gramigna
tra le fessure del selciato e tutto sommato il mondo
l’intero mondo spopolato. Il mondo quello lì, che c’era
e pensava alla primavera come a una promessa,
la terra del campo spessa come una preghiera.
*
Loro che c’erano e i loro figli
tirati su a latte polenta polvere
di castagne niente appigli un giorno
dietro l’altro come il bue se c’era
a spaccarsi la schiena su una terra
non sua, non loro. Anche a cercarle
le tracce appena si vedono una scala
a pezzi tra le erbacce al posto del tetto
niente non c’è un secchio nel pozzo
chiuso per sicurezza. La chiamerebbero
tristezza se la vedessero se ci fossero
quelli che c’erano ma non ci sono
più sono tornate le rondini ma chissà
se sono le stesse sempre come allora
se le rondini la morte non le sfiora.
…
La lettura prosegue qui
dal lato del suo apparire migliore
si schianta nel sole, di luce si spacca
il bianco bianco casolare di biacca.
E’ rimasto e noi ora lo vediamo.
Alla mano invisibile viene da pensarci.
Posare pietra dopo pietra dopo pietra
e poi intonaco, malta, calcina,
alzarsi all’alba, di prima mattina
fare le cose come uno che si salva.
*
Chi era qui, chi zappava e mungeva
chi insomma c’era non l’avrebbe voluto
il crollo del fienile e neanche, inutile dire,
questo scrostarsi di pareti, la gramigna
tra le fessure del selciato e tutto sommato il mondo
l’intero mondo spopolato. Il mondo quello lì, che c’era
e pensava alla primavera come a una promessa,
la terra del campo spessa come una preghiera.
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Loro che c’erano e i loro figli
tirati su a latte polenta polvere
di castagne niente appigli un giorno
dietro l’altro come il bue se c’era
a spaccarsi la schiena su una terra
non sua, non loro. Anche a cercarle
le tracce appena si vedono una scala
a pezzi tra le erbacce al posto del tetto
niente non c’è un secchio nel pozzo
chiuso per sicurezza. La chiamerebbero
tristezza se la vedessero se ci fossero
quelli che c’erano ma non ci sono
più sono tornate le rondini ma chissà
se sono le stesse sempre come allora
se le rondini la morte non le sfiora.
…
La lettura prosegue qui
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Andrea Longega
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Un libro col respiro dell’Appennino.
grazie andrea :)