agate apkalne
.Da nel corpo abitato, Anila Resuli (inediti)
.
e tu nel vento scuci un ramo
e me lo offri in dono. “ti somiglia” dici
e scendi scale e apri porte
ed usci chiudi per trattenermi.
cadrebbe meno la foglia d’autunno
se tu fermo, tu fermo raccogli l’erba
e tingi le dita nella terra.
saprebbe cadere più lenta.
ma non ha voce l’albero. non dice.
non ha pietra il gradino dove cade
il ciliegio. dove la tua forma snerva
ma è troppo lieve per essere tua.
vedi. qui torno
piego
numero i calici
torno
nego
strappo l’abito cucito
per te.
.
agate apkalne
sorda lupa senti il solco
che appartiene alla gola
il suono scomposto che sta al corpo
come crepa alle case
dove camminammo distanti
per non guardarci
per coricare il buio.
.
agate apkalne
per il corpo
la pelle
la lingua che canta il nome
la porta che chiude il bosco
la freccia che dritta dalla bocca sfuma
il piede coricato dentro il piede
più largo fatto l’abbraccio
più spesso l’odore
intensa la fame
scuce meno il cuore
s’apre
accoglie
tu vigile stesa
raccogli la schiena
per il bacio
di mattina.
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Riferimento in rete – http://nelcorpoabitato.wordpress.com
grazie davvero per questa nota, di cuore.
A te, per la tua poesia, che lascia suoni, voci, luoghi da abitare nel corpo, rendendolo un po’ più vasto degli ormai risretti confitti a cui siamo co-stretti. ferni
gli abiti non sono solo quelli di stoffa e vedo che si impara a cucirsi ….
sei molto cresciuta Anila
a volte per crescere bisogna un attimo allontanarsi da tutto, vedere una visione più ampia, da lontano. grazie davvero per il gesto.