alessandra baldoni- impastami questa paura con il pane
se ha un colore il riso
s’incateni a questi giorni massacrati
mentre i bambini muiono
perché i grandi hanno le orecchie forate
e non sentono e non piangono
schiavi di una bellezza propria della morte
e con oro e con avorio legano il sangue
al midollo loro per non ricordare
né volontà né comprensione di essere anch’essi
uguali a quei corpi di cui si ornano mente e sguardi
lanciando tra petali e spine verdi filigrane di carta
non rosa non isola più infelice e macabra galleggia
in medio mare ma troni dove attendono quei piccoli corpi
di ali e piume che mai vestiranno la loro squallida carcassa
dove ogni desiderio si immerge nella pece
e il paradiso è fatto di schegge di specchi
che moltiplicano le loro crinoline avvizzite
il tulle e il pizzo con cui truccano ogni loro giorno
e le loro vite brillano come lampade a petrolio
gioielli di carbone in feste di cartone
con polipi e piovre dai mille tentacoli
mentre uccidono il tempo degli altri
e senza saperlo costruiscono d’aria
una serie di banchi su cui siedono in un alto silenzio gli angeli
minori già segnati dalle loro mani pratiche
di consumo di vita irrigata di guerra
imbrattata di sangue
*
ho segnato la mappa
l’incrocio d’ossa dei mangiatori di loto
che a mezzogiorno pranzano
già del silenzio dei morti
pascolano bivaccano tra le sponde dei banchi
di silenzio da cui emigrano legati a malapena
ad un vapore corporeo
e il pane appena sfornato non profuma la mensa
che di fiori cimiteriali.
Nelle strade delle capitali e nei quartieri
tra le finestre aperte si sentono
nuvoli d’anime che spingono
in attesa di qualcosa che non viene
gli immigrati non hanno desideri solo catene
da indossare giorno per giorno nel nero della loro vita
consumando il fiore della pelle
e hanno odori di terra e di sale
tra i capelli un pane quotidiano
che gli morde la carne
fernanda ferraresso
bella pagina ferni
parole ed immagini
grazie Marta,anche se la sconsolazione a volte pesa di più perché pare che siano molte le penne che restano lontane dalla pena.
ferni
bella! baci
grazie Vittoria. Aspettiamo anche la tua scrittura in quest
e postazioni contro la guerra. Baci.f
lasciare ancora aperta la porta poiché chiudersi non ha alcun senso
grazie fernanda
Amo così tanto i versi lunghi, così tanto perdersi nel loro tempo e nel loro ritmo, nelle loro catene che girano e t’incatenano il pensiero sulle metafore e sulle immagini.”e il paradiso è fatto di schegge di specchi” e poi il paradiso (in parte) potremmo anche esser noi, quando da io sono diverremo finalmente noi siamo.
queste righe sono fosse dove tanti sono caduti mentre alcuni continuano a credre di poter fare e disfare la vita degli altri. In queste righe ci si perde e non si vede sé negli altri, perché tutti gli io sono specchi e prima o poi vanno in frammenti ma ciò che sono continuano ad essere fino a quando non saranno polvere