dominik jasinski
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Ci sono date, relative alla storia privata di questo autore, che condivido per familiarità, il 19 marzo, compleanno della moglie di Celan e di mia madre, e il 2 maggio, data in cui concluse la stesura di 35 poesie, iniziandole appunto il 19 di marzo, nonché il giorno della mia nascita . L’anno è il 1965, nelle stesse date anche mio padre, scultore e ceramista, viene visitato e ritenuto malato di mente, cosa che poi si scoprirà infondata.
Celan si trova già in manicomio, ci viene portato con la camicia di forza, per aver tentato di accoltellare la moglie, e scrive, in un taccuino, un nome che definisce i suoi problemi psichici : li chiama “delirio di relazione”. Il ricovero avviene l’8 di maggio e inizia da lì la lunga serie di lettere alla moglie, quasi a riprendere “il filo perso”, come lui stesso dice . Tutte quelle scritture appariranno attraverso pubblicazione in ottobre, sotto il titolo di Carte traverse. Per dire la relazione di tredici anni di matrimonio, usa un modo di dire tipicamente francese e particolare perché usato anche in psichiatria, introdotto nel 1877 da Lasèque e Falert per descrivere una forma di psicosi che coinvolge due o più persone (folie deux o à trois). Scrive:
Il bene comune, dieci
quintali di
folie à deux
Ma più avanti nel tempo scrive ancora alla moglie:
Delirio perpetuo ci siamo detti tutto. Coltelli come statue del furore.
Ogni volta che passo per queste vie di parola e memoria, sento ancora la mia personale ferita riaprirsi e leggo le poesie di Celan come un coltello affilatissimo in quel mio passato oscurato. Mia madre, comunque, salvò mio padre dall’elettroshock e lo riportò alla vita, a sé, a noi, con una forza e un coraggio che credo di non avere mai più trovato in nessun altro.
fernanda ferraresso
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dominik jasinski
ATTORNO AL VISO TUO
i fondali,
fondali azzurro e grigio,
un canto ch’è maturo –
tu bianco-e-impreciso.
L’abisso senza gradi
si spalanca da sé –
Arriva il cala-e-cadi,
e solo infine vai.
I becchi di rapace
si strappa via da te –
rumori voi, caucasici,
nel Grande Tran Tran.
*
VUOTO
di tempo, sotto
i tre cirri
grigiosibilla, argentei,
niente più cielo intorno
alla boa del primo,
galleggiante,
vuoto di tempo, ancora,
nell’identico luogo, lì,
dove le assenze di luogo,
quelle con voce cupa,
giungono a coricarti
in gran sfilare
di logore bandiere;
Il più vicino e terzo:
coronato
con ciarpame di ribelli
e sferraglianti
sonagli da buffone,
sonagli da savio.
*
IRRUZIONE
dell’indistinto
nel tuo linguaggio,
lucore notturno,
controsortilegio,
più forte.
Da ignota, alta
marea corrosa
questa
vita.
*
EROSI
dall’inondante dolore,
amareggiati,
tra gli ossequi verbali
eretti, liberi.
Le vibrazioni che ancora
una volta in noi
si annunciano
*
ORO FUSO,
riconoscibile
nelle ferite sismiche,
e tu,
come tante bocche fuori e dentro
storto a parare
detti e interdetti.
Tra i baccelli maturi,
sigillati della labiata –
l’indocile, anche
qui lui sa origliare.
*
LE DISTRUZIONI?
– No, meno
di ciò, più
di ciò,
Sono le omissioni
coi colombacci
ciarlatani al margine,
Sguardo e udito, concresciuti,
scalano il pulpito
sopra la contea tagliata
in tante strisce,
Una lingua
genera se stessa,
con ogni
poesia sputata
dalle macchinette o le sue
distinguibili-indistinguibili
parti.
so quanto ami Celan e so, in parte, quanto fa parte del tuo pozzo d’oscuro, che sempre tieni celato per gran parte eppure è quanto muove le tue stesse scritture. Spogliarsi di qualcosa di sé così profondamente importante dice un cammino che hai compiuto e ne ho prova ogni volta che ti leggo e parlo. cecilia
Sono da Cecilia, rientrata da due ore.Ti voglio vedere.Ho un breve periodo di convalescenza da fare e non voglio perdere neanche un attimo.Stasera? Un grande abbraccio. Annabelle
TI CHIAMO DA CECILIA!
pagine di segni e hai saputo condurli per consegnarli
grazie
sono segni davvero profondi, a volte vorrei appunto os-curarli.
Accolgo con un abbraccio fortissimo della mente e del cuore la dolorosa e luminosa premessa di Fernanda; le sono inoltre grato per aver proposto anche Celan.
a tutti un grazie profondo. f