ISTANTANEE- Malalai Joya: Raising My Voice – Fernanda Ferraresso

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Quando le donne si battono per una questione di vita la loro battaglia è assolutamente etica. Malalai Joya , giovane donna afgana, ha solo 34 anni, è apparsa sulla scena  internazionale  nel 2003 quando ha richiamato l’attenzione della nazione  parlando apertamente in  pubblico contro il dominio dei signori della guerra. La carica di delegata eletta alla Loya Jirga, assemblea del popolo afgano, le ha permesso di parlare davanti all’assemblea di uomini  riunita per ratificare la costituzione dell’Afghanistan. E’  stata inoltre una delle componenti più giovani del parlamento afgano. La sua voce non ha mai taciuto e proprio per questo suo inesausto battersi nel 2007  di nuovo si è espressa contro gli ex signori della guerra e i criminali di guerra al parlamento afgano ricevendo la sospensione dal parlamento. Difende la sua terra e lavora a favore delle  donne del suo paese viaggiando scortata da guardie armate e  instancabilmente si adopera affinché sia posta fine all’occupazione del suo paese. Moltissimi i riconoscimenti internazionali le sono stati assegnati tanti che ”  la rivista Time l’ha inserita nella sua lista annuale delle 100 persone più influenti del mondo, e la rivista Foreign Police l’ha messa nella sua lista annuale dei 100 più importanti Global Thinkers. Nel marzo 2011 il Guardian l’ha inserita nella lista delle “100 donne più importanti: attiviste e propagandiste.”
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Nel suo libro più recente Raising my voice (Levare  la mia voce), afferma con chiarezza e determinazione i capisaldi della sua instacabile azione. Alcuni estratti qui di seguito.

“So che, rifiutando a mia volta di accettare un compromesso con i fondamentalisti e con i signori della guerra, o di annacquare le mie denunce nei loro confronti, potrò finire con l’essere annoverata anch’io nel lungo elenco degli afghani che sono morti per la libertà del loro paese. Ma non si può venire a patti con la verità. E non ho paura di una morte prematura, se la mia morte favorirà la cause della giustizia.”

[…]

“per troppo tempo l’Afghanistan è stato usato come terreno di scontro nel “Grande Gioco” delle superpotenze. […] hanno dato denaro e potere ai fondementalisti e signori della guerra, che hanno trascinato il nostro popolo in una situazione drammatica.”

[…]

“Non abbiamo bisogno di questa interminabile “guerra al terrore” capitanata dagli Stati Uniti. Noi non siamo terroristi: siamo le vittime del terrorismo. Oggi il suolo del nostro paese è cosparso di mine antiuomo, di proiettili e di bombe; quello di cui abbiamo bisogno è di ospedali, infermiere e scuole.”

“Si tratta di valori, i diritti umani, che non possono essere imposti da truppe straniere. Nessuna nazione può donare la libertà a un’altra. La libertà è un bene che deve essere conquistato dal popolo, un seme che cresce e dà frutti solo quando viene piantato nel terreno e innaffiato dalle lacrime e dal sangue.”

f.f.- giugno 2013
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Malalai Joya, Finché avrò voce- Piemme (Italy)
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Malalai Joya: Raising My Voice ( Levare la mia voce)
Editori:
Scribner/Simon & Schuster (USA and Canada),
PIPER (Germany),
Spartacus (Norway),
Pan Macmillan (Australia),
Rider (UK),
Presses de la Cité (France),
De Geus (The NethVERA Books (Denmark),
Kailas Books (Spain),
All publishing house (Romania),
Quidnovi (Portugal)erlands),
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Riferimenti in rete:

3 Comments

  1. Mine proiettile e bombe lasciate in eredità dai sovietici.
    E poi da tutti gli altri, nel silenzio complice delle sinistre occidentali che tifano per il talebano e davanti a immagini e storie agghiaccianti (tagli di naso, stupri, esecuzioni allo stadio, leggi di divieto assurdo, matrimoni forzati a 8 anni ecc.) guardano dall’altra parte.
    Chissà cosa si intende ormai per solidarietà…
    Ma stiano tranquilli i tifosi di questi assassini, gli americani li stanno rimettendo al potere, in politica il nemico di oggi è l’amico di domani, solo la povera gente è massacrata da tutti.

  2. Ringrazio entrambi per l’attenzione a queste voci e ringrazio in particolar modo Nadia per la limpidezza della parola e la passione con cui legge l’attuale scena in cui tutti siamo compromessi se continuiamo a restare indifferenti. Nessun luogo della terra, nessuna persona può essere considerata a parte, lontana.
    f.f.

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