t. dylan moore
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Che sogna un pasticcere solitario,
mentre passeggia mogio mogio lungo il mare?
Ciambelle di arcani velieri, barchette di zucchero,
onde-spumoni, fluttuanti biancomangiare,
dune croccanti, torroni di cabine,
berlingozzi di nuvole, búccheri,
mele stregate con mascherine,
piogge di alchèrmes, obese torte floreali,
scappate dai banchi della fiera di Heist,
omùncoli frolli dal pancino di miele,
chiòcciole di marzapane, capanni-pastiere,
alte maree di Stella Artois e di vino,
spiagge di bericuòcoli e di fanfrelicchi. Peccato
che tutto ciò vada al volgo famèlico,
alle ingrate mandíbole domenicali,
perché lui, poverino,
ha lo stomaco un po’ ridondante e sdegnato.
da Sinfonietta di A. M. Ripellino
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t. dylan moore
Amo la mela,
la gelida mela, l’angelica
mela compatta,
che mordi con la boccuccia azzeccosa,
la pingue povera mela,
che sotto i tuoi denti si sgrétola,
creta di frane e di tane giallastre,
che si assottiglia e si strugge,
la giusta, la mela disfatta,
mucchietto di accartocciate alette di ruggine,
spolpata pupàttola.
Da Lo splendido violino verde di A. M. Ripellino
Preziosissimo linguaggio per cose semplici. E’ il tipo di contrasto che mi piace. Così come un linguaggio semplice e spoglio per cose preziosissime.
Poesia delicata e sensibile.
L’ha ribloggato su scuolafinitae ha commentato:
Ribloggo volentieri